Autoproduzione & Tecnologia Digitale

Produrre in proprio: oggi, grazie alle tecnologie e all’innovazione sociale, iI concetto di autoproduzione supera molti limiti. Un articolo di Ivan Manzo

L’autoproduzione ha radici profonde. Dalle opere d’arte durante il Rinascimento alle rivoluzioni industriali che hanno condotto alla produzione di beni domestici, l’autoproduzione è stata sempre presente in varie forme. Tuttavia, con l’avvento della tecnologia digitale e in particolare delle stampanti 3D, questa pratica ha raggiunto nuovi livelli di accessibilità e creatività, anche grazie alle sue caratteristiche di economicità. Dal fai da te a iniziative di fabbricazione casalinga, a progetti di ben più grandi dimensioni, sempre più persone abbracciano una filosofia che in molti casi si rivela anche in grado di far risparmiare tempo in modo intelligente.

Vediamo di seguito tre esempi provenienti dal mondo dell’architettura, dell’agricoltura e da quello energetico.

Casa 3D

Può sembrare esagerato ma oggi esiste la possibilità di farsi stampare persino la propria abitazione. La stampa 3D in architettura è un’attività che continua a diffondersi, consolidandosi a livello internazionale e non solo. È possibile anche in Italia trovare esempi di edilizia moderna, così definita poiché capace di abbinare tempi brevi di realizzazione a case efficienti da un punto di vista energetico e ambientale.

È il caso di “Tecla”, tipo di abitazione a emissioni zero, sviluppata dall’azienda Wasp in collaborazione con Mario Cucinella Architects. Il progetto, ispirato dalle creazioni della vespa vasaia (chiamata così perché costruisce piccoli nidi di argilla o fango con varie celle), realizza processi di costruzione basati sui princìpi dell’economia circolare e della fabbricazione digitale ed è sul mercato dal 2021. Tecla viene costruita grazie all’utilizzo di materiali riutilizzabili e riciclabili. Secondo l’azienda, una Tecla può essere «sintetizzata in 200 ore di stampa, 7000 codici macchina, 350 strati di 12 mm, 150 km di estrusione, 60 metri cubi di materiali per un consumo medio di elettricità minore di 6 kW». 

Il mix di materiali utilizzati per la costruzione è completamente naturale e possiede tutte le caratteristiche che servono: è solido, isolante e ovviamente resistente a eventi atmosferici, con il plus che una volta terminata la vita utile dell’abitazione può essere interamente riciclato. 

Galline contro lo spreco

Possedere delle galline ha tanti risvolti positivi e sta diventando una realtà anche nelle grandi città. Per chi vive in aree rurali si tratta di normalità: la presenza di un pollaio può assicurare un buon numero di uova fresche e, al contempo, rappresentare la soluzione allo spreco di cibo dato che le galline ne mangiano volentieri i resti, bucce della frutta e parti di vegetali. Anche per questo motivo qualche anno fa i comuni toscani di Valdarno e Valdisieve hanno lanciato il progetto “Adotta du’ galline”, esempio scelto dalla Regione tra le buone pratiche portate all’Expo di Milano del 2015. Trecento famiglie hanno così accolto con entusiasmo le loro nuove “coinquiline”, contribuendo a ridurre la dipendenza dai prodotti confezionati e la conseguente produzione di imballaggi.

Un’iniziativa che ha preso piede sempre di più (anche in Europa), e che ci riporta ai giorni nostri con il primo pollaio urbano di Milano nato grazie alla campagna “Adotta una gallina”, avviata a seguito di un’attività di crowdfunding civico del Comune. Il risultato è che attualmente almeno cento famiglie milanesi dividono un allevamento di galline nella zona che si trova tra Corvetto e Vigentino. Luogo non troppo lontano dal centro città e facilmente raggiungibile anche in metro (fermata Corvetto). Se capitate da quelle parti, ogni domenica potrete incrociare i proprietari che si dirigono all’allevamento per ritirare delle fresche uova meneghine… Continua a leggere gratis su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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