Brasile

Sotto la bandiera dei Sem Terra

Per la rubrica VIAGGI un articolo di Riccardo Bottazzo: Sotto la bandiera dei Sem Terra

Viaggiare può significare incontrare realtà sociali di notevole interesse

Sono arrivato nella Comuna di Jandira, il giorno meno adatto per fare interviste. Nel pomeriggio allo stadio di São Paulo, si sarebbe giocato l’infuocato derby tra il Corinthias e il Flamenco. Il quartiere era un tripudio di bandiere bianconere che si mescolavano a quelle rosse dei Sem Terra. «La Comuna di Jandira schiera una della torcidas (tifoserie) più chiassose dell’Arena e forse di tutto il Brasile. Si stanno tutti preparando per scendere in città a vedere la partita» mi aveva spiegato il mio accompagnatore, un sindacalista del Trabalhar Sem Patrão, sorta di “sindacato disoccupati” in salsa paulista.

Jandira è una città con più di centomila abitanti che, pur avendo una sua autonomia amministrativa, fa parte di quella immensa area urbanizzata che è la mesoregione metropolitana di São Paulo. È una delle zone residenziali della città paulista. Niente grattacieli o attrazioni turistiche. Nemmeno industrie o uffici governativi. Per andare a lavorare, la gente prende la metropolitana e raggiunge São Paulo. Jandira sorge dalla parte “sbagliata” della mesoregione paulista: quella che dà verso le colline e non verso la spiaggia. Ed è proprio in cima ad una di queste colline che troviamo la Comuna. Una città nella città.

Per entrare, bussiamo a un grosso portone di ferro. Dietro troviamo un paio di uomini armati che, prima ancora di chiedermi chi sono e cosa ci faccio là, si lamentano con il mio accompagnatore che non potranno andare a vedere l’amatissimo Corinthias perché è il loro turno di guardia. Non fanno difficoltà a farmi entrare e mi affidano ad Erika. Sottolineano ridacchiando che è l’unica di tutta la Comuna che tifa per il San Paolo e del derby col Flamenco non gliene importa niente. 

Erika è una signora bionda che fa parte del comitato di gestione. Mi offre un caffè e mi racconta la storia della Comuna di Jandira. Comincia nel 2005, quando il Governo di São Paulo sfratta 250 famiglie contadine dalle loro terre per un progetto ferroviario riconoscendo loro la miseria di 1200 reais di indennizzo. Manco 400 euro a famiglia.

«Ci siamo trovati tutti improvvisamente senza casa – racconta Erika – e senza campi. Eravamo in miseria e abbandonati da tutti. Così, ci siamo rivolti ad un prete, don Gianchi, che ci ha consigliato di mettere i soldi dell’indennizzo in comune e cercare tutti assieme una terra da occupare chiedendo il sostegno dei Sem Terra. Sotto le bandiere del “Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra“ siamo venuti qui, scegliendo un terreno che apparteneva a un noto criminale, abbiamo piantato le tende e scritto una lettera al Governo dicendo che se volevano farci sgomberare avrebbero dovuto usare la forza»

La prima volta

Questa di Jandira è stata una svolta importante per i Sem Terra. Sino ad ora avevano organizzato occupazioni solo di aree rurali e mai urbane. «Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cominciato a costruire in mutirão». Un termine che indica un lavoro svolto in comune e volto al bene di tutta la comunità… Continua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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