A lake on the edge of the Humboldt Glacier in Greenland in September.Credit…NASA/EPA, via Shutterstock

Il clima che cambia non è un’opinione

Lettera aperta del Coordinamento FREE ai media, alle loro redazioni e a tutti giornalisti

«La corretta informazione è un punto cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici. Il clima che cambia non è un’opinione ma è scienza»

La numerosità e l’intensità degli eventi estremi degli ultimi anni, in Italia, ha reso evidente a tutti i segnali derivanti dall’intensificarsi degli impatti del cambiamento climatico. Il clima che cambia non è un’opinione ma è scienza E la corretta informazione su ciò è un punto cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici. Quello che viviamo in Italia è solo una piccola parte di ciò che sta avvenendo in tutto il mondo. Basti pensare che il mese di giugno di quest’anno è stato il più caldo in assoluto, a livello mondiale, da quando si registrano le temperature. La stessa cosa sembrerebbe ormai certa anche per il mese di luglio, i cui dati definitivi saranno disponibili a breve.

Questo intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico fa riflettere sulla responsabilità che ciascuno di noi ha per fare in modo che l’azione collettiva di contrasto al clima che cambia sia la più efficace e rapida possibile.

Nel suo ultimo rapporto, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) con estrema chiarezza indica nelle emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo dei combustibili fossili le cause principali del cambiamento climatico. E individua nella loro rapida eliminazione, nell’efficienza energetica e nella generazione da fonti rinnovabili le uniche vere strade per la decarbonizzazione. È evidente che questi messaggi chiarissimi, che il mondo scientifico invia, devono essere presi seriamente in considerazione. Soprattutto dai decisori politici ai quali è demandato il compito di attuare politiche adeguate all’urgenza della situazione.

Persino il Presidente della Repubblica nei giorni scorsi si è sentito in dovere di richiamare l’attenzione sul cambiamento climatico in corso, sia a livello Paese, sia con i Capi di Stato dei Paesi Mediterranei. Sollecitando tutti a non sottovalutarlo o sminuirlo e ad agire velocemente poiché siamo già in ritardo per le necessarie misure di contrasto.

In questo percorso di presa di coscienza collettiva del cambiamento climatico, delle sue cause, degli effetti e delle possibili azioni di contrasto, possono e devono giocare un ruolo fondamentale anche i mezzi di comunicazione. Sia come strumento di corretta informazione sia come azione di stimolo ad agire in fretta. Purtroppo, duole constatare che oggi l’informazione sulle tematiche connesse al cambiamento climatico non sempre viene fornita con il dovuto rigore scientifico e con un adeguato livello di approfondimento delle cause, degli effetti e delle soluzioni.

Per richiamare l’attenzione dei mezzi d’informazione, è di pochi giorni fa una lettera aperta ai media firmata da 100 scienziati italiani. La lettera inizia in questo modo:

Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore”... “i media italiani parlano ancora troppo spesso di “maltempo” invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini”. Nelle parti conclusive la lettera esorta i media italiani a “spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro”.

Apprezziamo e condividiamo il tenore della lettera. Ma riteniamo che i media vadano richiamati anche su un altro aspetto di fondamentale importanza che è il doversi attenere al valore scientifico delle informazioni che vengono date, senza lasciare la possibilità di libera interpretazione di ciò che oggi la comunità scientifica ha stabilito essere vero.

Perché la critica non sembri eccessivamente generalizzata, riconosciamo il valore fondamentale che svolgono i media nel diffondere una seria cultura ambientale e nel far capire l’importanza della transizione energetica. Proprio per questo motivo, senza alcuna volontà di censura, come Coordinamento FREE, ci teniamo a richiamare il mondo dell’informazione a prendere atto della responsabilità che ha nel fornire una corretta rappresentazione di cause e effetti del cambiamento climatico, che oggi è uno dei maggiori problemi che l’umanità si trova a dover affrontare. Facendo appello alla deontologia professionale, chiediamo a tutti i giornalisti di non trattare notizie scientificamente provate riguardanti il cambiamento climatico come semplici opinioni da verificare o mettere in discussione.

Foto di copertina: A lake on the edge of the Humboldt Glacier in Greenland in September. Credit NASA/EPA, ShutterstockLeggi anche 100 milioni di anni bruciati in 200 anni

Redazione

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