Gli ostacoli del Governo a CER e Rinnovabili
Grimaldello energetico. Il decreto sulle Comunità energetiche è arrivato ma si inserisce in un contesto ostile alla decarbonizzazione. Un articolo a cura di Sergio Ferraris
È arrivato il decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, che potranno partire. Si tratta di un provvedimento molto atteso che è stato bloccato a Bruxelles, pare per la necessità di dirimere se l’incentivo alle imprese si potesse configurare come “aiuto di Stato”. Guarda caso questo paletto si è trovato e, per fortuna risolto, proprio sulle fonti rinnovabili. Mentre qualche anno fa sulle disposizioni del “capacity market”, ossia gli incentivi per le centrali alimentate a fonti fossili che dovrebbero essere pronte in caso delle necessità della rete, nessuno obiettò sugli aiuti di Stato. Due pesi e due misure.
Di sicuro, il tetto che “impedisce” alle imprese di superare certi limiti di incentivazione nelle CER, è penalizzante per uno degli attori che potrebbe esserne un catalizzatore. Oggi i problemi del decreto sono altri. Due sono gli ostacoli sul medio e lungo periodo. L’allaccio di produzione e consumo alla cabina primaria e il limite di un MWe per gli impianti di produzione. Il primo, impedirà lo sviluppo massiccio delle CER nelle aree metropolitane. Mentre il secondo è un limite anacronistico. Specialmente con il peggiorare della situazione climatica che ostacolerà in primo luogo le imprese che spesso possiedono superfici sui tetti o nelle zone limitrofe agli stabilimenti in grado di ospitare potenze ben maggiori.
L’impressione è che il legislatore abbia voluto bloccare le CER. Ed abbia fissato dei limiti per confinarle in un quadro stretto per consentire uno sviluppo sul breve e medio periodo della generazione fossile. Insomma, si possono toccare solo i pezzi di mercato marginali. Si spiega così la lentezza del Governo nello svincolo dei procedimenti autorizzativi per le rinnovabili, incagliati da lungo tempo e i ritardi nell’impostazione di una seria politica industriale sulle fonti verdi, con il provvedimento FER2 sulle rinnovabili innovative, fermo da tempo. Degli hub per l’eolico offshore non c’è traccia e non si vedono all’orizzonte provvedimenti per l’efficienza energetica.
Nel frattempo qualcosa sta cambiando, in peggio, nelle due aziende energetiche di Stato. Enel sta dismettendo una serie di asset rinnovabili esteri fondamentali, come il fotovoltaico in Cile e la geotermia negli USA. Ed Eni sta investendo e scoprendo enormi riserve di gas fossile nel Mar Mediterraneo e a ridosso del Canale di Suez… Continua a leggere gratis su L’ECOFUTURO MAGAZINE