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Decarbonizzazione Trasporto Marittimo: Sfide ed Opportunità

Le nuove regole anti-inquinamento mettono sotto pressione i costi del trasporto marittimo in Europa. Un problema che deve diventare un’opportunità per un settore che deve ripensarsi ed investire su nuove tecnologie per alimentare le grandi navi. Per esempio utilizzando il biometano, completamente carbon-neutral, che può essere impiegato anche nell’industria marittima per le navi di ultima generazione con propulsione a GNL.

Sul tema segnaliamo la recente pubblicazione “The role of bio-LNG in the decarbonisation of shipping” di Sea Llg – che mostra come il bioGnl (prodotto attraverso la liquefazione del biometano) consenta di ottenere riduzioni nelle emissioni di CO2 significative,  fino al -188%, generando così addirittura un credito di carbonio.

Per quanto riguarda la disponibilità di bioGnl riportiamo alcuni contenuti dell’articolo Arzà (Assogasliquidi): “Ecco cosa serve per favorire l’impiego di Gnl e BioGnl nel trasporto marittimo” – Shipping Italy. Vi si evidenzia come, nel corso del 2022, sono entrati in funzione tre nuovi impianti di liquefazione di biometano per la produzione di bioGnl in Italia per un totale di dieci impianti operativi, con una capacità complessiva di oltre 20.000 t/a. Aumentati anche gli impianti in costruzione che ad oggi sono quindici (con una capacità totale di circa 60.000 t/a). Ben 9 in aggiunta di cui quattro nel sud del Paese (due in Campania, uno in Puglia e un altro in Sardegna).

Ulteriore stimolo alla produzione di volumi di bioGnl verrà dal piano infrastrutturale bioGnl per il trasporto marittimo e terrestre di Snam, che ha confermato anche la realizzazione di un impianto di microliquefazione small scale per la produzione di Gnl e BioGnl in Sicilia. L’impianto dovrebbe avere una capacità di 25.000 t/a, raddoppiabile e si andrà ad aggiungere al microliquefattore di Caserta (capacità 50.000 t/a) già autorizzato e oggetto anche di risorse del Fondo complementare al Pnrr.

Il settore marittimo entra nel sistema Ets: tutte le grandi navi che toccano un porto Ue da quest’anno pagano le emissioni di CO2

Il 2024 inizia con sfide significative per i costi di trasporto di merci e materie prime in Europa, a causa dell’impatto della crisi nel Mar Rosso e dei nuovi obblighi di pagamento legati alle emissioni di gas serra. Tutte le grandi navi che toccano un porto europeo sono coinvolte in queste nuove regole, che comportano una sorta di tassa, nota come “emission surcharge”. Gli armatori hanno già scaricato questi costi sui clienti, aggiungendo ulteriori sovrapprezzi ai servizi offerti.

L'”emission surcharge” è un rimborso anticipato delle spese legate alle emissioni di CO2, e per alcune navi, come le maxi petroliere provenienti dal Golfo Persico, può raggiungere fino a 200.000 euro a viaggio. Le portecontainer che operano tra l’Asia e l’Europa potrebbero affrontare costi aggiuntivi che superano facilmente gli 800.000 euro alla fine dell’anno, con prospettive di aumentare ulteriormente a oltre 2 milioni dal 2026, quando le nuove norme diventeranno completamente operative.

L’Unione europea ha introdotto una graduale implementazione degli oneri, con il 40% del pagamento richiesto quest’anno, salendo al 70% l’anno successivo e raggiungendo il 100% nell’anno 2026. Nonostante le richieste di rinvio provenienti da vari settori, il sistema è entrato in vigore dal 1° gennaio, coinvolgendo oltre 10.000 imprese nel sistema Emission Trading System (ETS), in cui le imprese sono obbligate a scambiare “diritti di inquinamento”.

L’Italia, insieme ad altri sei paesi del Mediterraneo, aveva espresso preoccupazioni riguardo alla possibilità che alcuni porti europei venissero disertati in favore di quelli al di fuori dell’Unione europea. Nonostante alcune concessioni da parte della Commissione europea, l’ansia riguardo al futuro di porti cruciali come Gioia Tauro persiste.

Le compagnie marittime più importanti hanno già applicato sovrapprezzi per le emissioni di CO2, anche se secondo le norme dell’UE, potranno acquistare diritti di emissione fino al 30 settembre 2025. Questa flessibilità consente di sfruttare fasi di mercato favorevoli, considerando la volatilità dei prezzi attuale.

I sovrapprezzi per le emissioni di CO2 si aggiungono ad altri costi in rapido aumento, come quelli legati alla crisi nel Mar Rosso e ai rischi elevati per le navi che transitano nelle vicinanze delle coste yemenite. A livello globale, i noli rimangono bassi, ma il supplemento CO2 potrebbe rappresentare un aumento del 3-4% sui costi di trasporto, stimato a 3,6 miliardi di dollari nel 2024, con una previsione di salire a 9 miliardi nel 2026, a seconda dell’andamento dei prezzi delle emissioni di CO2.

Il fine delle nuove regole è la decarbonizzazione accelerata del settore marittimo, responsabile di circa il 3% delle emissioni di CO2 globali. Tuttavia, le sfide pratiche, come la disponibilità e il costo dei combustibili alternativi come metanolo, ammoniaca o idrogeno, rappresentano ulteriori ostacoli per il settore, che attualmente ha solo il 6,5% della flotta globale in grado di utilizzare carburanti alternativi, principalmente GNL.

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Redazione

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