Massimo Scalia.. una vita di battaglie ambientaliste
E’ venuto a mancare per un incidente Massimo Scalia, uno dei fondatori del movimento ecologista in Italia, mente raffinatissima del pensiero ambientale. Un grande dolore per tutta la comunità di Ecofuturo.
Chi era Massimo Scalia
Massimo Scalia è stato un noto esponente dell’«ambientalismo scientifico» italiano. Ha insegnato e fatto ricerca in Fisica Matematica per oltre 40 anni alla «Sapienza» di Roma, coniugando il metodo scientifico con lo spirito necessario nelle battaglie ambientaliste e per un nuovo futuro energetico.
Leader del movimento antinucleare degli anni 70 e 80, che portò alla chiusura delle centrali atomiche nel 1990, ha dato un forte contributo anche nel referendum del 2011 contro il tentativo di rilanciare il nucleare.
Cofondatore di Legambiente e dei Verdi è stato parlamentare alla Camera dal 1987 al 2001. Ha promosso la prima legislazione organica su risparmio energetico e fonti rinnovabili, la legge per il bando dell’amianto e ha presieduto per due legislature la Commissione d’inchiesta sulle «ecomafie».
Dopo il 2001 ha ripreso le sue ricerche sui sistemi dinamici non lineari, in particolare su un modello globale di «stato stazionario» economico-ecologico. Ha diretto la sezione Bioelettromagnetismo del Centro di Ricerca Interuniversitario Per lo Sviluppo sostenibile (Cirps). Buona parte delle sue pubblicazioni scientifiche sono accessibili su Researchgate: Massimo SCALIA | Research profile (researchgate.net)
È stato esperto di parte civile nella vittoriosa battaglia giudiziaria contro la mega centrale di Porto Tolle (2013). Ha costituito la Commissione scientifica che segue il «decommissioning» degli impianti nucleari italiani.
Ha presieduto il Comitato scientifico del Dess Unesco 2005-2014 e ed è stato parte della presidenza del Comitato nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità della Cni-Unesco.
Un articolo di Massimo Scalia per Ecquologia del 2021 SOS Sessione Bilancio: basta finanziare le fonti fossili
Uno dei suoi ultimi articoli: “Smr, la favola del mini-nucleare sicuro e le leggi della Fisica”
Il dramma scatenato dal massacro perpetrato da Hamas sembrava aver coperto il brusio sul nucleare che stava crescendo nel “palazzo”, ma in realtà stavano lavorando come formichine. La piattaforma “Il nuovo nucleare in Italia”, un documento confidenziale, era stato presentato al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin il 22 ottobre scorso.
E dopo la pensata dei tre deputati della maggioranza, che avevano tentato con un emendamento al “decreto Sud” di affidare alla Difesa la realizzazione non solo dei nuovi Centri per il rimpatrio, ma anche gli “impianti energetici” – leggi “centrali nucleari” – [leggi qui nota 1], erano insorti i nuovi pretoriani “atomici”, cazziando la superficialità di Salvini: «Sul nucleare serve serietà» (Foglio, 27 ottobre 2023), il quale, una volta tanto, incredibile!, non c’entrava. E Pichetto, volando novello Aladin sulla sua piattaforma, aveva asseverato con fermezza: «Abbiamo bisogno di stare nella ricerca di un nucleare pulito, di nuova generazione, tanto diverso da quello referendario» (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus 30 ott). Già, ma quale?
Il ministro aveva però anticipato la risposta, addirittura prima che gli fosse presentata la piattaforma, con un tema a lui caro, quello degli Smr (Small Modular Reactor). «Difficile che vedremo una centrale nucleare, vedremo tanti small reactor che sono delle piccole centrali da 300, 500, 1000 megawatt questo sì. Sfatiamo un mito poi: saranno i privati nel 2030-2035 a fare domanda per installare le centrali, non sarà lo Stato che lo farà, ma saranno le imprese che avranno l’interesse» (Ageei, 6 ottobre 2023). Per non umiliare il vicepremier, Pichetto si era sentito in obbligo di dire anche lui qualche grossa minchiata. Come quella di qualificare “piccole centrali” reattori da 300 a 1000 Mw.
Sembra di risentire l’indimenticabile Cingolani! 300 Mw è infatti la taglia massima prevista per gli Smr, che non sono poi davvero una novità e presentano il seguente quadro. Due in esercizio in Russia, un Pwr (Pressurized Water Reactor) da 70 Mw e un Rbkm da 11 Mw (un mini reattore moderato a grafite tipo Cernobyl), un Htgr (High Temperature Gas-cooled Reactor) da 210 Mw in Cina e un altro, sembra, in India. Ma del quale non si trova traccia se non nell’annuncio in un sito di statistiche, che però all’annuncio si ferma [leggi qui nota 2].
La Iaea (International Atomic Energy Agency) ci informa che ci sono complessivamente oltre 80 progetti di Smr in vari Paesi del mondo, alcuni sono stati ritirati, e dei quattro in costruzione, due sono in Cina, uno in Russia e uno in Argentina [leggi qui nota 3]. Però, nonostante il panegirico e i vantaggi che l’Agenzia atomica predica per gli Smr come “Nuclear Power for the Future”, l’ultimo rapporto sul loro stato dell’arte risale a tre anni fa e, dopo decadi di chiacchiere – i prototipi sono partiti negli anni ’60 in Germania, Russia e Giappone – l’espansione degli Smr è rimasta flatus vocis. Meno di un millesimo della potenza nucleare in esercizio nel mondo! Con la produzione di energia nucleo-elettrica, non fa mai male ricordarlo, che su scala mondo è scesa a meno del 10% di quella elettrica complessiva e, conseguentemente, a meno del 2% dei consumi finali d’energia.
In definitiva i tanto sottolineati aspetti appetibili degli Smr – la piccolezza della taglia rispetto alle centrali di potenza, la modularità, cioè la possibilità di assemblare in fabbrica componenti e sistemi, e il trasporto dell’unità assemblata nel sito dell’installazione – hanno convinto solo gli utenti abituali, che sono la Marina degli Stati che ha in dotazione sottomarini a propulsione nucleare. L’eterna liaison nucleare civile/nucleare militare, come − a parte l’ormai annosa vicenda dell’Iran − confermò pochi anni fa (ce ne fosse stato bisogno) la richiesta abbastanza ultimativa che la Rolls Royce, uno dei produttori di Smr, avanzò al Governo inglese per sollecitare altri ordinativi. (Chaffee P., 2020, “Rolls Royce pushes for major Smr commitments”, Nucl. Intell. Weekly.14).
Piccoli e sicuri? Piccoli certamente, quanto alla sicurezza siamo alle solite con la fissione nucleare. Gli Smr adottano le stesse tecnologie di fissione ultra-note e non sono mai stati concepiti per la sicurezza intrinseca, i problemi sono sempre gli stessi. Insomma, per la fissione vale − all’insegna del repetita iuvant − la battuta di Giorgio Parisi: «È più vecchia del transistor». Il perché di questo ritardo, e come l’innovazione abbia riguardato componenti e soluzioni ingegneristiche anche importanti, ma non la Fisica del reattore, lo riserviamo ai ripetitivi dibattiti per un eventuale terzo referendum sul nucleare. Quanto alla contaminazione radioattiva si avrebbe, per cumulativi 1000 Mw, cioè quanti quelli di una centrale di potenza, un maggior coinvolgimento di territorio dovuto al frazionamento in tanti piccoli impianti….
Continua a leggere su Smr, la favola del mini-nucleare sicuro e le leggi della Fisica. L’Italia si accoda agli “orfani dell’atomo” – Italia Libera
[…] Siamo ecofemministe da Chernobyl e ora ci raccontano pure la favola del nucleare pulito che non esiste! Ieri è morto in un incidente Massimo Scalia, fondatore con noi dei Verdi e in suo ricordo ho diffuso una bellissima intervista in merito che vi ripropongo pure qui. […]