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Eolico offshore e la miope politica siciliana

Commentiamo oggi una notizia emblematica della miopia di parte della politica italiana. Il 15 febbraio la commissione Ambiente dell’Assemblea regionale siciliana ha votato all’unanimità una risoluzione per dire No ai progetti di parchi eolici offshore.

I due progetti

Il primo, della società 7 Seas Med, prevede un parco offshore di tipo floating composto da 25 turbine, per un totale di 250Mw, nel Canale di Sicilia a circa 35 km dalla costa. Il secondo, di Renexia, chiamato MedWind, è un parco offshore di tipo galleggiante della potenza di 2,8 GW. Situato a 60 km dalle coste e a 45 km dalle Isole Egadi, è costituito da 190 aerogeneratori. Ed avrà una produzione stimata di 9 TWh l’anno.

La motivazione del No?

Secondo i parlamentari siciliani potrebbero esserci ricadute negative sulla pescosità della zona e problemi per il traffico navale. Nonché danni a reperti archeologici sottomarini, quali antiche navi puniche.

Il Perché sono motivazioni pretestuose

Quanta solerzia da parte di una politica locale cieca per anni a fenomeni come la pesca a strascico che, nello stesso mare, ha distrutto fondali e biodiversità. E quanta fantasia! Ad oggi non esiste una campagna archeologica per risalire ai tesori sottomarini. E nell’area non esiste alcun sito di interesse storico e archeologico, secondo quanto certificato dall’Istituto Anton Dorhn, tra i più importanti enti di ricerca al mondo nei settori della biologia marina e dell’ecologia. Istituto che ha anche certificato l’assenza di rischi per la biodiversità. Parlando poi di possibili impatti paesaggisti va ricordato che i progetti eolici sono previsti a decine di chilometri dalle coste e dalle isole Egadi. Così come, secondo uno studio di Deloitte, il posizionamento degli aerogeneratori non interferirà con le rotte percorse dalle marinerie locali.

Infine in quanto galleggianti le turbine non sono assicurate al fondale marino con fondazioni come le piattaforme petrolifere. Sono invece tenute in equilibrio da un sistema indipendente di contrappesi sottostante, agganciato alle sole strutture eoliche, che sono assicurate a loro volta al fondale con cavi molto meno impattanti rispetto alle fondazioni classiche. E non richiedono trivellazioni o infissioni.

Cosa perdiamo se non si realizzano i progetti eolici

Parlando del progetto MedWind va ricordato che da solo questo impianto coprirebbe il 50% della crescita prevista dal Pniec per il comparto eolico. Generando energia elettrica verde pari al fabbisogno di 3,4 milioni di famiglie. E riducendo le emissioni di CO2 di circa 2,7 milioni di tonnellate l’anno.

Un investimento importante anche a livello occupazionale. Secondo Renexia potrebbe creare circa 17.500 nuovi posti di lavoro in Italia, di cui 6.600 in Sicilia, nei sei anni stimati per la realizzazione. Per la gestione operativa, nei 25 anni di vita previsti per l’infrastruttura, sarebbero poi occupate 1.500 persone, di cui circa 680 sull’Isola.

Cosa succede ora?

Ricordato come le motivazioni dell’ARS appaiano poco solide, Renexia sta ora preparando un nuovo studio ambientale. Studio che dovrebbe essere presentato entro maggio al MiTE nell’ambito della Via. Il piano in preparazione modificherebbe completamente il percorso del cavo prevedendo che attraversi il territorio siciliano. E con la relativa infrastrutturazione di rete dai punti di connessione in provincia di Trapani e Palermo. Questo è un punto cruciale. Sulla base di una bozza di studio preliminare ambientale di Renexia i deputati siciliani si erano infatti lamentati che l’isola risultasse completamente bypassata dal cavidotto di collegamento. Con la rete dell’alta tensione che sembrava connettersi direttamente in Campania.

Un futuro ecologico non più rimandabile

L’augurio, una volta terminati tutti i passaggi doverosi di legge e di valutazione ambientale, è che non si perda quest’occasione. Si deve avviare davvero la decarbonizzazione della Sicilia e la non più rinviabile transizione energetica. La Regione Sicilia deve scegliere. O continuare con indecenti moratorie sull’eolico ed atti parlamentari contro le fonti rinnovabili. O sposare un progetto che, portando l’isola fuori dalle fossili, sappia creare nuova ricchezza e salubrità. E magari evitare che invece dell’eolico nel Canale di Sicilia si riprenda a trivellare per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi.

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Redazione

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