Fo Roggiolani Dotti

Ecofuturo: o abbiamo preso un abbaglio o segneremo la storia

Ecofuturo story. Cominciò Jacopo Fo, organizzando nel 2014 un festival ad Alcatraz in Umbria, con grande impegno e costi. Accanto a un tesoro di relatori non aveva calcolato un diluvio pressoché ininterrotto che rese quasi impraticabile l’area festival, ben organizzata, ma, ahimè, assai fangosa. (Qui un video dell’inaugurazione della prima eroica edizione: Link)

Fu lo stesso bellissimo. Ed io chiesi ed ottenni di organizzare alcuni workshop con le prime ecotecnologie che già allora seguivamo con l’associazione GIGA insieme a Giuliano Gabbani e Sauro Valentini. Ovvero gli ecodragaggi e i naturizzatori. Nonostante il diluvio qualcuno seguì con interesse la proposta. E quando Jacopo, in fase di bilancio, si rese conto che ci aveva rimesso un sacco di soldi, io rilanciai proponendo di costruire un festival in cui le idee e la filosofia fossero connaturate alle soluzioni e a combattere per l’ecologismo del fare. Jacopo e Michele Dotti, che era stato partecipe della prima sfida, accettarono di rischiare. Non promisi di farli diventare ricchi, ma almeno di non rimetterci risorse che in più avevamo il problema di non avere.

La seconda edizione ebbe un lancio denso di polemiche. Molte delle reti che normalmente frequentavano, ed anzi erano nate proprio ad Alcatraz, erano molto guardinghe, se non contrarie. Ricordo ancora che passai le mie vacanze prima del festival, che allora si svolgeva ai primi di settembre, al telefono con un indimenticabile assessore di un comune “virtuoso” sardo, che contestava la nostra scelta a favore della geotermia dei cicli binari e ad emissioni zero, per evitare che facesse partire una polemica etichettandoci prima ancora di esserci spiegati. Ci riuscii e il festival fu un buon successo. E cominciò a diventare famoso grazie al Senatore Gianni Girotto. Gianni, oltre a partecipare come molte e molti altri, anche parlamentari, cominciò a fare riprese in diretta Facebook. E fu subito boom di ascolti.

Le imprese che ci sostenevano si resero conto di due cose. Ovvero che le idee al festival fluivano. E che gli scambi producevano soluzioni impensate. Il tempo non era impiegato a capire quando l’orso bianco o il ghiacciaio sarebbe scomparso, ma a cercare di evitare che scomparissero.

Se vuoi salvare la terra devi imparare a misurare il ciclo del carbonio in ogni atto o prodotto. Ma anche a fare in modo che quella tecnologia abbia una ragionevole economicità. E che sia davvero praticabile e non un annuncio per fare audience o per i click. Le aziende e gli imprenditori che si fecero coinvolgere sin dall’inizio, come ad esempio Piero Gattoni del CIB, notarono che noi sostenevamo non solo le energie rinnovabili mignon (ovvero quelle che non le vede nessuno e nessuno le nota, così il paesaggio non cambia ed i conservatori destri, sinistri e verdi dormono sonni tranquilli), ma tutte le energie rinnovabili. Compresi i grandi impianti, con l’unica esclusione, in accordo con l’associazione del settore, dei mega impianti a biomasse legnose non a filiera corta.

NON AVERE PAURA DELLE INNOVAZIONI

Se fosse concreta saremmo anche per la fusione nucleare. Ma non lo è. E saremo invece sempre contro un’energia come il nucleare da fissione di ogni generazione, perché a differenza delle energie rinnovabili, che possono essere la nuova era della democrazia energetica, oltre ad essere pericoloso è terribilmente autoritario e monopolistico.

Invece osserviamo con attenzione tutte le ecotecnologie ed i processi di efficienza senza paraocchi e con molta attenzione a non rifilare al pianeta una cura peggiore del male. Tutto ciò grazie ad un comitato scientifico che nel tempo si è via via sempre più irrobustito. Con Maurizio Fauri, e poi Giuseppe De Natale e a seguire Giampietro Ravagnan quindi Gianfranco Pellegrini, Franco Donatini, Claudia Troise , Aurelio Cupelli, Enrico Pandeli e dopo ancora Gilberto Barcella, Averaldo Farri, Giovanni Cimini, Andrea Parrini, Dario Tamburrano e tanti altri ancora con cui mi scuso sin d’ora.

STRONCHIAMO GLI ANNUNCI

La transizione ecologica si fa con l’economia ecologica. E se i consumatori (ed ora prosumer con le comunità energetiche, norma da noi proposta, voluta e sostenuta con 35000 firme raccolte sei anni fa) non comprano nuove tecnologie l’economia non si fa e le aziende falliscono prima di vedere i loro brevetti diventare realtà concreta e diffusa. Per esempio i moduli fotovoltaici certo ci saranno sempre migliori, ma se aspetti il migliore non li installeremo mai. E così per le batterie o la mobilità o la pompe di calore, ecc..

Innovare fa risparmiare tutti e fa guadagnare il clima oltre a imprese e famiglie. Ma bisogna imparare un nuovo linguaggio eco-tecnologico per curarsi dalla monocultura fossile che si è insediata nei cervelli di ognuno di noi.

Dal primo festival di Ecofuturo abbiamo prodotto oltre 1000 sessioni e video, sempre in diretta libera e gratuita, in eventi annuali e nelle dirette continue durante tutto l’anno. Li potrete trovare sulle pagine Facebook e Youtube di Ecofuturo. Così faremo per la decima edizione di quest’anno alla quale siamo arrivati diventando un punto di riferimento e arricchendoci (non di soldi) di idee al punto di considerarci tra i miliardari, anzi i super miliardari, di idee ecologiche della speranza concreta…..

Segue..

Fabio Roggiolani, cofondatore di Ecofuturo Festival

Cosa troverete ad Ecofuturo Festival 2023

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Redazione

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