Cinghiali: come restare in scacco dei neri animali
Negli ultimi decenni in tutto il continente europeo si registra un deciso aumento della presenza dei cinghiali. Situazione che crea problemi non indifferenti all’agricoltura, alla biodiversità ed alla sicurezza stradale.
Le cause
Certamente l’uomo lo ha favorito in molti modi. Chi può nascondere la pratica, soprattutto nel passato, delle immissioni, dei ripopolamenti? Così come la consuetudine del foraggiamento artificiale. I cacciatori tentano di migliorare le condizioni nutritive degli animali e ciò influisce sui pesi corporei e di conseguenza sulla riproduzione.
Ma esistono anche modalità più indirette. Per esempio l’abbandono di aree ad agricoltura di sussistenza con il trasferimento di buona parte della popolazione umana nelle città. Col tempo molte di queste aree abbandonate dall’uomo si sono rinaturalizzate, aumentando fortemente la copertura forestale. Inoltre anche i cambiamenti nel tipo di coltivazioni sembrano poter talvolta favorire questa specie: il mais per esempio rappresenta un alimento decisamente gradito alla specie. Così come va ricordato che in molti paesi europei i grandi predatori sono assenti o molto rari. E niente più ostacola l’ascesa del cinghiale.
Infine l’incremento di questa specie in Europa è legato anche a un’altra importante causa: il cambiamento climatico. Così le condizioni climatiche invernali, diventate più miti, non contribuiscono più a scremare le popolazioni colpendo meno gli individui più sensibili al freddo, cinghiali in fase di accrescimento e adulti sottopeso o malati.
Possibili soluzioni e difficoltà
In Italia registriamo un’ultima scelta “imbecille”. Il governo Meloni ha autorizzato la caccia dentro le aree urbane e vicino alle abitazioni. Perché importante è dare segnali ma non risolvere. E non risolveranno, se non la vita di qualcuno che per sbaglio certamente sarà ucciso da proiettili vaganti, rovinando anche la vita di chi, per errore, avrà sparato, .
La caccia al cinghiale infatti è pericolosissima per gli esseri umani che si trovano nei boschi perché non sanno che è in corso una battuta e magari vanno per funghi o solo per amore della natura .
Ogni anno è un rito tristissimo che si ripete. Accanto alle morti del tutto incolpevoli, ci sono a decine quelle inconsapevolmente autolesioniste che colpiscono i partecipanti alla battuta di caccia.
La battuta infatti, oltre ad essere ferocissima per i cani e per il cinghiale, è rischiosissima per i battitori. Sono quelli che aizzando i cani stanano il cinghiale, camminando nel bosco a raggiera per spingerlo in bocca di fucile alla posta. Ovvero al cacciatore che, unico, dovrà sparare nella direzione opposta da cui provengono gli animali e la braccata.
Ma la caccia dura molto e restare ben orientati nel bosco non è così semplice. Magari si ha un calo di zuccheri e ci fa un gotto di vino e un panino per tirarsi su. Oppure semplicemente per sgranchirsi le gambe si perdono direzioni e riferimenti e appena si vede il cinghiale si spara. Ma le pallottole non sempre vanno al bersaglio. E purtroppo spesso vanno a colpire il fratello o l’amico di una vita che fa il battitore e che si trova nel momento e nel posto sbagliato.
Oppure una palla rimbalza, oppure, oppure…… Si muore e si muore per un gioco. Per uccidere un animale che, sia chiaro, deve essere ucciso perché sono comunque troppi e troppo devastanti, ma che potrebbe essere catturato ed ucciso senza strage degli umani. E senza il terrore degli animali prima della morte.
Il prezzo pagato dai cani della muta che bracca i cinghiali è tremendo. Cani spesso piccoli, allenati ad impaurire i cinghiali, vengono sbranati dallo stesso impazzito di paura e muoiono nei boschi, oppure soffrono per mesi per squarci e ferite.
Cacciare in città è quindi una follia perché i nostri figli e noi stessi saremo sottoposti ad un rischio elevatissimo e del tutto inutile. Anche se la caccia ovviamente sarà fatta alla posta e non con la battuta, una pallottola potrà sempre passare l’animale e finire dove non deve finire. Inoltre far vivere lo spettacolo di caccia ai nostri bambini è davvero di una imbecillità senza pari. Nei parchi invece la caccia di selezione va fatta. E fatta con determinazione, perché la sovrappopolazione animale porta a malattie e a morie infettive.
Anche se la migliore strategia in città, come nei parchi, è quella dei recinti di cattura. Ovvero trappole circolari in cui l’animale rimane rinchiuso con un’esca e in tal modo si può controllare se quel capo va ucciso oppure lasciato ancora in vita. E l’abbattimento può avvenire con i sistemi in cui l’animale è consapevole giusto nell’attimo dell’abbattimento, come avviene oggi per la macellazione in genere.
La carne di cinghiale in tal modo viene controllata e può essere consumata e non sprecata, diventando una fonte ottima di proteine animali e di cucina tipica. I recinti per questo andrebbero diffusi in maniera massiccia e in poche stagioni tutto tornerebbe dentro i crismi di un ragionevole equilibrio.
La carenza di stagioni molto fredde da noi riduce le morie invernali. E molto spesso si è costretti a vedere lo spettacolo indecente degli avanzi delle produzioni natalizie abbandonate ad hoc nei boschi per fornire zuccheri e far crescere e resistere i cinghiali perché siano poi abbondanti nelle battute.
Non credete a quello che dico? Sapete che la sola introduzione del giubbotto fosforescente ai cacciatori ha ridotto in maniera consistente la mortalità umana? I cacciatori con sommo sprezzo del pericolo l’hanno rifiutato per anni. Fino a che un mio amico, anche se cacciatore esperto e consigliere regionale, non ha dimostrato che il cinghiale è daltonico. Non distinguendo molto i colori, non si accorge neppure se siamo vestiti da arlecchino.
Quindi no, non amo la caccia al cinghiale se fatta in braccata per tutti i motivi detti. E assolutamente mi oppongo ad ogni intervento di selezione vicino ai centri abitati. Mentre sostengo con determinazione la caccia di selezione nei parchi e l’introduzione massiccia dei recinti di cattura e l’uso alimentare della carne di cinghiale.
Chi si oppone a queste misure odia la natura e gli animali. E li condanna a morti ben più dolorose e a sparizioni di intere specie per decenni.
Il medico pietoso mai come in questo caso fece la piaga purulenta. Gli animalisti, se davvero vogliono bene agli animali, devono saper scegliere anche i giusti abbattimenti. E non voltarsi dall’altra parte quando la ferocia umana, ormai senza più critica, poi si abbatte sugli eccessi di presenze con le modalità più dure e feroci.
Resilienza animale ai cambiamenti climatici significa guardare con ben altra attenzione a specie che ci sono oggettivamente simpatiche come i cinghiali. Proprio il nostro non scegliere consegna questi poveri animali al circo feroce della braccata. Al “rollerball” dove cani, umani e cinghiali muoiono accomunati dal terrore che le mute disegnano sui liberi maiali neri dei nostri boschi.
Fabio Roggiolani
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