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Una proposta per tagliare i prezzi e non tagliare le rinnovabili

Riceviamo un’accuratissima analisi delle recenti norme introdotte dal c.d. Decreto Sostegni ter dall’Ingegner Alessandro Papparotto, esperto in energie rinnovabili, project financing e finanziamenti europei. Analisi che si conclude con un’efficace proposta alternativa e strutturale per aiutare veramente a contenere da un lato il costo dell’energia e dall’altro abilitare il potenziale delle fonti rinnovabili nel nostro Paese.

Alle ore 23.23 mi accingo, onestamente senza grande entusiasmo, a scrivere questa riflessione. Ho appena concluso la redazione della documentazione relativa ad un reclamo ex 188”, ovvero un’oscura procedura ignorata dai più fortunati ai quali basti sapere che è una sorta di “Davide contro Golia”.

La vita dei produttori di energia rinnovabile indipendenti in Italia è sempre stata caratterizzata da una condizione perenne di lotta contro poteri più forti e più’ grandi. Se dovessi descrivere il lavoro dei produttori indipendenti di energia rinnovabile in Italia non troverei migliore definizione di “lotta continua”. Una definizione che non passa mai di moda a quanto pare.

È proprio questa la sensazione che ho nuovamente avuto leggendo il recente decreto legge “Sostegni ter” che introduce una sorta di “Cap” a due vie per la remunerazione di alcuni impianti alimentati a fonte rinnovabile. L’impressione è che una sia la via dei più forti e furbi e l’altra sia l’inesorabile via dei più piccoli che ne pagheranno tutto il peso.

Il decreto è proposto dal Presidente del Consiglio. Dunque ho l’ardire prosaico di rivolgermi in questa riflessione alla figura che, da non politico di professione, è comunque a mio avviso il miglior politico degli ultimi decenni. Mi devo rivolgere idealmente proprio a Lui in quanto “primus auctor” dello sventurato provvedimento facendo appello alle comuni origini educative ignaziane.

Illustrissimo Presidente il taglio dei proventi di vendita alle rinnovabili non è certo una trovata degna del “Magis” a cui noi ex alunni siamo chiamati! Volendo usare un’analogia fantozziana, mi sembra l’equivalente legislativo della corazzata Potëmkin.

Sono sicuro che non ci sia una parola di Suo pugno nel testo del provvedimento. E’ ovvio che la tela sia stata tessuta e opportunamente predisposta nelle segrete stanze di un ministero di cui, alla luce dei fatti, non si sentirebbe la mancanza e di cui non si avverte nemmeno la presenza. In superficie la natura della materia trattata potrebbe anche sembrare distante dalle Sue corde e competenze dirette. In realtà non lo è in quanto si tratta solo di mercato e di una disastrosa e inaccettabile forma di distorsione dello stesso.

Immaginando di applicare tale metodo ad altri settori, sarebbe come costringere i produttori di acciaio, dopo anni di depressione del prezzo delle materie prime, a vendere il proprio prodotto alla media dei prezzi dei 10 anni precedenti. Indipendentemente dal fatto che i prezzi correnti di mercato siano molto più elevati. E applicarlo unicamente ai produttori di acciaio più innovativi perché in passato hanno ricevuto un incentivo per favorire l’innovazione della propria produzione.

Non oso pesare come reagirebbe Confindustria in uno scenario del genere. In realtà la proposta avanzata non è frutto di una svista o di mancanza di competenza ma di una volontà tanto mirata quanto perversa. Il provvedimento colpirà solo alcune aziende del settore energetico: quello dei produttori da fonti rinnovabili. Lasciando liberi di vendere ai prezzi di mercato senza decurtazioni tutti i produttori da fonti fossili. Di fatto è dunque innanzitutto un incentivo ai produttori più inquinanti.

Questo decreto crea una forte disparità poiché non colpirà allo stesso modo tutti i produttori di energia rinnovabile comunque coinvolti. In quanto lascia, per come è scritto, una via di fuga alle aziende verticalmente integrate che detengono sotto la stessa holding sia le società produttrici da fonti rinnovabili che quelle che agiscono come grossisti, ovvero “i trader”.

Queste realtà, infatti, cedono normalmente la produzione di energia a prezzo di costo. O comunque potranno fissare il prezzo secondo la loro convenienza. Anche sotto il valore medio preso a riferimento. Ovvero secondo la famigerata formula della media “cherry picking” degli ultimi dieci anni tranne quello che aumentava la media.

Il risultato sarà che le aziende verticalmente integrate che detengono società di produzione da fonte rinnovabile teoricamente coinvolte potranno evitare il danno, riuscendo a guadagnare con la mano sinistra quello che non riescono a guadagnare con la mano destra.

Ma questo non è tutto. Infatti, per come è scritto il testo circolato, potranno anche ricevere il differenziale di prezzo se negativo, ma continuare con le loro società di trading come grossisti a vendere al prezzo di mercato. La famosa via per i furbi. Certo tutto questo può essere corretto, modificato e oggetto di interpretazione. Ma per ora il testo ammetterebbe questo tipo di comportamenti.

Questo schema di traslazione degli utili non può essere adottato dai “piccoli” produttori indipendenti lontani dalle magie della finanzia e delle contabilità dei gruppi consolidati. Questi, purtroppo, rimarranno gli unici penalizzati da una misura che ben poco inciderà sul contenimento dei prezzi dell’energia.

Di certo non inciderà sul prezzo della energia importata di Paesi confinanti che verrà usualmente piazzata a prezzi di mercato.

Il provvedimento non inciderà in modo significativo sulla riduzione del prezzo dell’energia semplicemente perché non aumenta l’offerta. E perché la curva domanda offerta è anelastica a causa della dipendenza dalle importazioni e dalla mancanza di produzione locale.

Il problema principale del rialzo dei prezzi è la cronica dipendenza delle importazioni della Francia. Le importazioni sono crollate a causa di incidenti in alcuni reattori nucleari che hanno portato allo spegnimento degli stessi per manutenzione e alla mancanza degli usuali volumi importati. Una notizia che è caduta nel vuoto più spinto dei sistemi di comunicazione.

La Francia, che ha ampia disponibilità di reattori nucleari, tecnologia tanto amata dai vertici del Ministero, paga il caro energia più di noi. E gli unici Paesi ad aver parato l’urto della tempesta perfetta sono la Germania e i paesi scandinavi soprattutto grazie alle rinnovabili.

Se il prezzo scenderà non sarà comunque merito di questo provvedimento. Ma del ritorno delle importazioni. Ciononostante coloro che lo hanno promosso potranno “cantare vittoria”. Anche quando continuerà scorrere il sangue dei piccoli produttori senza che ce ne sia più bisogno.

State attenti ad aver urlato “al lupo al lupo” sui prezzi dell’energia. Anche dovessero calmarsi, grazie anche alla stagionalità, la tempesta non è finita. La transizione ecologica vuol dire molto semplicemente spegnere la caldaia e accendere la pompa di calore. Non andare a fare il pieno di benzina. Ma di kWh fondamentali. Per l’alimentazione di un sempre numero maggiore di server che ci permettono lo smart-working egli streaming tanto amati dai politici. E le tecnologie della blockchain che ci garantiscono servizi di privacy e di cripto valuta.

La domanda cresce e crescerà sempre di più. Non è evitabile e non dobbiamo evitarlo perché la domanda vuol dire che il paese cresce e cambia. Dobbiamo anticipare la domanda facendo in modo che ci sia un’offerta di generazione efficiente e sostenibile resa disponibile da una molteplicità di attori.

Eppure, negli anni passati, nessuno al governo si è sognato di ipotizzare forme di sostegno per i produttori che hanno venduto l’energia a valori attorno ai 40 Euro al MWh, tutt’altro. L’unico intervento fatto è stato quello dello spalma incentivi che il Ministro Cingolani oggi pensa pure di riproporre. In uno scenario in cui il peso degli “oneri delle rinnovabili in bolletta” sta incominciando naturalmente a scendere.

Questo decreto e questa azione legislativa mettono in crisi due principi fondamentali. Il primo principio è quello del libero mercato. E il secondo è quello della credibilità dello Stato già ampiamente minata in passato da provvedimenti non meno disdicevoli. L’unico effetto sicuro sarà purtroppo aumentare la percezione di “Unglaubwürdigkeit” (ndr inattendibilità) del nostro Paese. “In fondo sono italiani, chi ci dice che non lo faranno di nuovo. Figuriamoci quando non ci sarà più il Presidente Draghi”. L’unica speculazione certa sarà quella ottenuta da questo provvedimento. Ovvero il crollo del valore degli impianti sul mercato secondario e un aumento della difficoltà di reperire i finanziamenti per progetti in Project Finance dove banche e investitori metteranno le stime dei flussi futuri nei D.C.F.M – Discounted Cash Flow Model – dei piani finanziari aumentando lo sconto per il fattore rischio Paese.

Credo che Lei, Sig. Presidente del Consiglio, sappia esattamente di cosa si stia parlando vero? Proprio ora che le banche stavano dimostrando più interesse e “confidenza” rispetto alle operazioni sulle rinnovabili, questo provvedimento ricaccia il settore nell’incertezza. Certamente questo farà grande piacere ai grandi operatori e alla finanza. Potranno approfittare delle svendite a lungo termine sul mercato secondario.

L’impatto forse più grave dell’atteggiamento che traspare da questo tipo di provvedimenti è quello sulla percezione che i nostri giovani svilupperanno del “Paese che sarà”. Molti seguono il mondo delle rinnovabili e il tema climatico con molta più attenzione e sensibilità di quanto i politici non credano. E questa è una platea elettorale a cui dovranno un giorno rendere conto delle scelte.

Penso soprattutto ai migliori giovani di questo settore che faranno fatica a non cogliere al volo la prima occasione di andare a coltivare la loro passione in un paese che non sia quello dei balocchi.

Voglio fare una provocazione proprio a Lei, che da Presidente della BCE più di tutti ha fatto tesoro e utilizzato la conoscenza delle dinamiche comportamentali degli operatori per guidare correttamente i mercati. Cogliamo l’occasione per cancellare questo provvedimento e dare vita ad una proposta strutturale che aiuti veramente a contenere da un lato il costo dell’energia. E dall’altro abiliti il potenziale delle fonti rinnovabili nel nostro Paese.

Rinnovabili
Rinnovabili

La proposta è alquanto semplice e intuitiva in realtà. E di fatto risulta essere un’implementazione e correzione di quanto previsto da questo zoppicante provvedimento. La proposta tuttavia deve essere di lungo periodo, strutturale e non emergenziale. E si basa su un patto tra i produttori da fonti rinnovabili e lo Stato, in cui entrambe le parti si scambiano due posizioni di rischio (detto anche S.W.A.P.).

Lo Stato mette sul piatto il rischio aumento prezzi e i produttori mettono sul piatto il rischio stabilità dei prezzi. La soluzione si trova estendendo semplicemente il contratto a due vie proposto nello schema, sia nel periodo passato che in futuro. Il prezzo di riferimento dovrebbe essere calcolato senza esclusioni di anni. Semplicemente calcolando la media “adattiva rolling average” su 10 anni dei prezzi orari del PUN per ogni singola fascia oraria. Il periodo di applicazione minimo dovrebbe essere di 20 anni considerando anche gli anni pregressi.

Se si vuole applicare un calcolo su un periodo retroattivo, tuttavia, va applicato nel bene e nel male. Per cui ai produttori dovrebbe venire corrisposto un valore equivalente di compensazione per l’eventuale differenziale negativo sopportato in alcuni periodi negli anni pregressi. Tale valore non deve essere tradotto in un flusso di cassa diretto. Ma semplicemente in crediti di imposta cumulabili che non scadono.

Da un lato dovrebbero venire garantiti dei crediti di imposta non trasferibili e cumulabili dai produttori per la differenza negativa degli anni passati. E dall’altro i produttori dovrebbero aderire per il futuro al contratto a due vie che prende come prezzo “target” la media adattiva come sopra descritta.

Il beneficio della proposta è evidente. In quanto il valore più basso del volume di energia posta sul mercato avrebbe un effetto deflattivo e di stabilizzazione immediato sul PUN nel lungo periodo. E non semplicemente secondo una logica emergenziale che tenta di tappare una falla in una nave piena di buchi.

Nei periodi futuri, che dovessero presentare valori inferiori ai valori target, verrebbero comunque riconosciuti dei crediti di imposta. Senza che sia necessario procedere a una compensazione economica diretta da parte del GSE come ora previsto.

Il concetto di crediti di imposta cumulabili e non trasferibili è il punto chiave della proposta che permette ai furbetti con struttura societaria verticalmente integrata di non poter fare il gioco delle tre carte. Tali crediti, per essere sfruttati, dovrebbero poter essere utilizzati anche in compensazione per imposte relative a bilanci futuri. Ma solo entro il perimetro del bilancio della società di produzione, da cui la non trasferibilità degli stessi.

Il beneficio per i produttori è palese. In quanto di fatto hanno ottenuto un PPA long term che risulterebbe “bancabile” in quanto i crediti di imposta si tradurrebbero in cassa nei flussi futuri del piano finanziario degli impianti. E pertanto scontabili dagli istituti di credito. La stabilità dei flussi d’altro canto rappresenta un elemento fondamentale di garanzia per gli istituti finanziatori che probabilmente sarebbero più inclini a tornare a modelli di finanziamento secondo il classico schema debito/equity 80-20. La proposta di tale schema può essere applicata senza ricorrere al GSE semplicemente utilizzando il mercato tramite il veicolo dei grossisti. Senza aggravio delle competenze del GSE stesso e semplificando di molto le procedure burocratiche.

Caro Presidente, i produttori di energia da fonte rinnovabile sono un prezioso alleato della transizione energetica ed ecologica in questo paese. E rappresentano il catalizzatore che premetterà di rendere veramente libero il mercato dell’energia, che, dalla riforma Bersani ad oggi, è sempre rimasto di stampo puramente oligopolistico. Come Lei sa meglio di tutti, la “teoria dei giochi” porta ad un unico risultato in un mercato oligopolistico dominato da pochi attori e certamente non è la facile individuazione del “fair price” (ndr prezzo equo). Questo è il punto e questo è il vero elefante nella stanza.

Credo che il mondo dei produttori delle rinnovabili, con la sua naturale molteplicità di attori e la sua dinamicità tecnologica, sia la chiave per scardinare questo assetto di mercato e che sia altresì pronto ad accettare questa sfida. Se lo siano anche gli attori storici del mercato dell’energia, che evidentemente non vengono “troppo” danneggiati dall’attuale provvedimento, rimane a mio avviso la vera domanda.

Nel concludere, ringraziandoLa per il ruolo di garanzia che ha svolto e svolge a servizio del nostro Paese, La invito a raccogliere questa proposta. Mi congedo con un motto che credo sia anche Lei molto caro “Ad maiorem Dei gloriam” perché l’operato di tutti deve in fondo servire una causa più nobile.

A.M.D.G Rispettosamente, Ph.D. Ing. Alessandro Papparotto

Redazione

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