Come salvare le api e gli impollinatori selvatici

La perdita di biodiversità e il conseguente collasso dell’ecosistema con i servizi e benefici da esso offerti, sono due delle maggiori minacce che l’umanità dovrà affrontare nel prossimo decennio. Le popolazioni di insetti impollinatori hanno registrato un notevole calo negli ultimi decenni. È ampiamente riconosciuto come il declino degli insetti impollinatori sia dovuto a una combinazione di fattori e pressioni ambientali. Tra questi, ma non solo, perdita e degrado di habitat, parassiti e malattie, specie aliene ed esposizione ad inquinanti e pesticidi.

Una delle possibilità per arrestare e invertire il declino degli impollinatori è offrirgli habitat, cibo e riparo nei pressi delle aziende agricole. Per arrivare a ciò occorre imparare a gestire le caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità (HDLF) per gli impollinatori nei terreni agricoli. La gestione delle caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità per gli impollinatori nelle aree rurali può aumentare la diponibilità di habitat nei paesaggi agricoli per una componente molto più ampia della biodiversità. Oltre a fornire agli impollinatori risorse e luoghi idonei per la nidificazione, è essenziale anche ridurre gli input di pesticidi (fungicidi, erbicidi e/o insetticidi) all’interno e intorno alle aree ad alta diversità paesaggistica.

Anche le misure nell’ambito della Politica agricola comune (PAC) rivestono un ruolo cruciale nell’incoraggiare la gestione delle aree a più elevata biodiversità e nel ricompensare adeguatamente gli agricoltori per la loro conservazione. Meglio ancora se gli agricoltori saranno incoraggiati ad adottare un approccio che coinvolga più aziende agricole e a considerare tutti gli appezzamenti di terreni collegati, come luoghi nei quali le api e gli altri insetti ‘utili’ possono sopravvivere e prosperare.

A questo fine l’ISPRA redige e aggiorna dal 2014 l’indicatoreMoria di api dovuta a uso di fitosanitari. Esso descrive i fenomeni di moria delle api registrati sul territorio nazionale, mettendoli in relazione con il rinvenimento di principi attivi dei prodotti fitosanitari, i pesticidi usati in agricoltura, in matrici apistiche o nelle api stesse. Tali casi sono confermati da laboratori di analisi preposti e riconosciuti dalla normativa (IIZZSS, ARPA, ICQRF e altri).

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Morie di api registrate con presenza di principi attivi, suddivisi per mese

Questo indicatore è basato sulle segnalazioni volontarie degli apicoltori ai Servizi Veterinari delle AASL, trasmesse poi agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) regionali. Tale attività è coordinata dall’IZSVE (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) il quale raccoglie le informazioni in un database nazionale e le trasmette annualmente ad ISPRA, che elabora e valida i dati aggiornando il relativo indicatore. I dati originano dal monitoraggio su api e prodotti dell’alveare, trasmessi su segnalazioni volontarie degli apicoltori. L’attività è stata istituita a partire dal 2014 dal Ministero della Salute con il supporto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La finalità dell’indicatore è individuare le relazioni e l’entità, su scala nazionale, con le quali i principi attivi dei prodotti fitosanitari sono associati a fenomeni di moria nelle api domestiche (Apis mellifera subsp.). Tali dati forniscono informazioni anche sulla diffusione e la contaminazione ambientale da fitofarmaci.

I dati delle morie di api dal 2014 al 2023 indicano un uso improprio dei prodotti fitosanitari. Infatti all’interno dei corpi delle api stesse o nelle matrici apistiche, sono presenti in modo più o meno costante, uno o più principi attivi. Nel 2023 sono stati segnalati 51 sospetti avvelenamenti di apiari legati all’uso di fitosanitari. E in 39 dei quali è stata rinvenuta la presenza di uno o più principi attivi, più del doppio di quelli segnalati l’anno precedente. Come anche negli anni precedenti, sono i piretroidi i principi attivi più rinvenuti nei campioni, ampiamente utilizzati in agricoltura, così come anche contro le zanzare e altri insetti molesti. Questa famiglia di composti chimici, risulta altamente tossica per gli insetti impollinatori, api incluse, anche in concentrazioni molto basse, ma anche molto pericolosa per la salute umana.

Nel 2023, come negli precedenti, i mesi con maggior numero di casi di morie denunciati, sono stati maggio e aprile, coincidenti con le fioriture primaverili. Ciò testimoniare come i divieti e le raccomandazioni di non effettuare trattamenti con fitosanitari in tali periodi, vengano puntualmente disattesi. È proprio in questi periodi di fioritura infatti, che le api svolgono un’intensa attività di bottinamento che le rende maggiormente esposti ad avvelenamenti dovuti alla presenza di inquinanti nell’ambiente, in particolare ai fitosanitari utilizzati per i trattamenti nelle aree agricole, che possono depositarsi sui fiori.

Tutelare le popolazioni di insetti pronubi e la loro biodiversità anche attraverso la riduzione dei composti chimici impiegati in agricoltura, rispettando i cicli naturali di rigenerazione dei suoli, mantenendo l’integrità degli habitat, è fondamentale per assicurare l’integrità degli ecosistemi e dei loro servizi forniti all’uomo. Tra questi, uno dei più importanti è proprio quello dell’impollinazione, il quale consente la riproduzione di specie agrarie e selvatiche, garantendo così la sicurezza alimentare del pianeta e la salvaguardia della biodiversità delle specie.

Fonte articolo: ISPRA – Immagine di copertina di Simon Kadula

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Redazione

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