Side View Of A Young Woman Standing In Front Of Refrigerator Eating Donut

Recuperare la dimensione del Tempo presente in Natura

Un nuovo articolo per la rubrica BIOECONOMIA a cura di Marco Benedetti, Vicepresidente Ass. Chimica Verde Bionet, R&D manager Green Evolution

L’attimo fuggente

Pensiamo di dominare il tempo, ma sarebbe meglio usare quello della Natura.

Talvolta si usa l’espressione “recuperare il tempo perduto” per arrivare a una qualche conclusione nel modo più veloce possibile. Nella realtà è inattuabile: il tempo non si recupera più. Si fanno più cose in un tempo ridotto ma quel tempo, quello spazio temporale, di cui conserviamo solo un ricordo non tornerà. L’attimo è fuggente a prescindere. In una società come quella attuale sentiamo in ogni momento l’esigenza di non perdere l’attimo, quello proposto dai social media dove rischiamo di passare più tempo ad occuparci dei fatti altrui senza saperne il prima e senza occuparsi del dopo.

Ebbene, nonostante tutto c’è una buona novella (che poi è sempre stata sotto i nostri occhi). La Natura ed il suo ciclo temporale che non può essere intaccato – almeno come tempo – esiste ancora: riprendiamocelo.

Vista l’ineluttabilità del ciclo nascita-vita-morte perché non provare a recuperare quella dimensione del tempo che è presente comunque in Natura?

Al contrario, noi umani in un’agricoltura industrializzata all’estremo, stiamo facendo di tutto per alterare il ciclo naturale della produzione di beni alimentari, urlando che c’è gente che ancora muore di fame, con la ferrea volontà (anche politica) di produrre di più, accelerare ritmi di crescita con la genetica, per poi fare due conti e scoprire che una parte della popolazione mangia alle spalle di un’altra e ha così tanto cibo che lo getta via.

Le statistiche dicono che l’umanità da sola, o per meglio dire, una parte dell’umanità spreca una quantità di cibo indicibile. L’impatto economico dello spreco alimentare è di 780>1000 miliardi di dollari l’anno, 127 kg/abitante. Il 14% del cibo viene perso prima della commercializzazione mentre il 17%, viene sprecato dai consumatori e/o retail (dati FAO).

Oltre a farci sentire stupidi, occorrerebbe prendere atto che sarebbe economicamente conveniente oltreché salutare, tornare a vivere il tempo nei ritmi che la Natura (che si sta pure ribellando, secondo le cronache quotidiane) ha programmato, per stare bene come comunità… Continua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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