Inquinamento urbano: studio sugli effetti del lockdown

Inquinamento urbano. Una ricerca tutta italiana sull’inquinamento atmosferico in ambito urbano. Lo stop del traffico avvenuto nel lungo periodo di lockdown nella primavera 2020 ha avuto un impatto notevole. I ricercatori hanno rilevato livelli più bassi di particolato, biossido di azoto e benzene.

Si tratta di uno studio pubblicato sulla rivista Urban Climate. Condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac). In collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, Enea, Istituto sull’inquinamento atmosferico (Cnr–Iia), Arpa Lazio e Val d’Aosta, Serco ed Aria-Net.

Scarica lo studio A wide-ranging investigation of the COVID-19 lockdown effects on the atmospheric composition in various Italian urban sites

Nello studio è stato analizzato l‘impatto del periodo di lockdown, dal 24 febbraio al 4 maggio 2020, in cinque siti urbani italiani.

Monica Campanelli del Cnr-Isac

L’impatto della riduzione delle emissioni da traffico fornisce lo scenario di un futuro caratterizzato dall’aumento su larga scala dei veicoli elettrici”.

“I parametri misurati nelle diverse città sono stati confrontati con quelli rilevati in un periodo di riferimento di 5 anni – 2015-2019. Escludendo i giorni caratterizzati da eventi di trasporto a lungo raggio. Quali ad esempio: il fumo proveniente dagli incendi dall’Europa orientale e dal Montenegro, le polveri dall’area del Caspio e dal Sahara. Ed anche gli inquinanti dalla Pianura Padana verso Aosta”.

Nell’elaborazione sono state presentate: le misure delle proprietà ottiche degli aerosol, lo spessore ottico quale indice della torbidità della colonna atmosferica, ottenute dai fotometri, le misure della concentrazione di biossido di azoto (NO2) nell’intera colonna d’aria da spettrometri e da misure satellitari. Ed anche le concentrazioni al suolo di Pm10, Pm2.5, NO2, nerofumo e benzene. Oggetto di studio sono state le città di Aosta, Milano, Bologna, Roma e Taranto, caratterizzate, per la loro collocazione geografica, da diverse condizioni meteo climatiche.

Nella comparazione dei dati si evidenzia

Una drastica diminuzione del PM10 da un massimo di -52% ad Aosta, ad un minimo di -4% a Taranto. Del Pm2.5 da -46% ad Aosta e Milano, a -0,6% a Bologna. Del nerofumo da -77% ad Aosta, a -25% a Milano. Dell’NO2 da -72% a Roma , a -4% a Taranto. E delle concentrazioni del benzene con circa un -50% in tutte le città con l’eccezione di Taranto).

In controtendenza, per la presenza di alcuni eventi di stagnazione, durante marzo 2020, l’incremento del PM2.5 nei siti meridionali. Mentre nella sola zona industriale di Taranto è stato osservato un forte aumento del benzene, addirittura con un +104%. Infine, relativamente alla concentrazione di ozono al suolo, si è registrato un incremento in media di circa il 30% in tutti i siti. Mentre al contrario lo spessore ottico si è ridotto del 70% ad Aosta e del 50% a Roma.

Uno degli elementi più importanti rilevati nello studio è il peso delle condizioni meteo, come rileva la stessa Campanelli.

Rispetto a studi precedenti, questo lavoro ha mostrato l’influenza delle condizioni meteorologiche sulla concentrazione dei PM. Il confronto fra le misure delle concentrazioni di gas e particelle prima e durante il periodo di lockdown è importante per studi aventi come obiettivo la correlazione tra emissioni da traffico ed inquinanti. Inoltre, l’impatto della riduzione delle emissioni da traffico fornisce lo scenario di un futuro caratterizzato dall’aumento su larga scala dei veicoli elettrici“.

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La Redazione di Ecquologia

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