Milano, 26 gen. (askanews) – Non solo gas di scarico, camini, caldaie: all’aria ‘cattiva’ delle nostre città contribuisce anche il consumo dell’asfalto, degli pneumatici e dei freni delle auto. Secondo una recente revisione di 99 studi internazionali, a breve pubblicata su Bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e coordinata da Fulvio Amato, ricercatore del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas di Barcellona, le micropolveri che si staccano dall’asfalto, dalle gomme e dai freni e si depositano sul fondo stradale, contribuiscono a circa la metà dell’inquinamento da traffico automobilistico. “Il tubo di scappamento degli autoveicoli incide per il 50% nella produzione delle polveri sottili da traffico, ma l’usura soprattutto di freni, asfalto e pneumatici influisce per il restante 50% – osserva Sergio Harari, co-presidente del Seminario e Direttore Unità Operativa di Pneumologia Ospedale San Giuseppe di Milano – . I freni vengono erosi costantemente dall’attrito tra il disco e le pastiglie, mentre i pneumatici e asfalto vengono erosi per il peso e la circolazione del veicolo, producendo microscopici frammenti di metalli, minerali e gomma che poi si disperdono nell’aria e vengono inalate. Solo di recente si è iniziato a comprendere la tossicità di queste fonti, fino ad oggi, sottovalutate”. La fabbricazione delle pastiglie dei freni e degli pneumatici coinvolge molti prodotti chimici tossici, da metalli pesanti fra cui rame, zinco, ferro, manganese e antimonio, a resine fenoliche e idrocarburi policiclici aromatici fino a composti plastificanti. Un mix ‘sporco’ di sostanze tossiche, che rendono il particolato inquinante presente nelle strade più trafficate particolarmente deleterio. “Nelle zone dove il traffico è intenso le polveri da pneumatici, freni e asfalto possono contribuire all’incremento degli attacchi di asma in bambini e anziani – aggiunge Pier Mannuccio Mannucci, co-presidente del Seminario, Professore Emerito di Medicina Interna, Università degli Studi di Milano – .Inoltre la polvere degli pneumatici non solo può incrementare le allergie generiche ma essere causa anche di quelle specifiche, perché la gomma con cui sono prodotti deriva da una combinazione di lattice naturale e gomme sintetiche da derivati del petrolio: entrambi questi componenti possono indurre allergie e quella al lattice è particolarmente diffusa. La perdita della parte di battistrada dovuta al consumo, sotto forma di pulviscolo e microparticelle, si riversa sulle strade ed entra nei polmoni soprattutto di neonati e bimbi, che inalano più particelle degli adulti, in quanto camminano o vengono trasportati su carrozzine a un’altezza tra i 55 e gli 90 cm da terra e sono particolarmente vulnerabili perché il loro organismo è in via di sviluppo. In questi casi, sarebbe perciò preferibile l’utilizzo di zaini, marsupi o passeggini rialzati. La polvere da pneumatici, freni e asfalto costituisce una particolare minaccia anche per gli anziani perché hanno polmoni già indeboliti dall’età e dalle malattie soprattutto se fumatori”. I numeri dello smog dicono di 9 milioni di morti premature ogni anno nel mondo, 790mila in Europa, 81mila in Italia, secondo gli studi epidemiologici del Global Burden of Disease e del World Health Organization. Per ogni metro cubo d’aria, un aumento di 20 microgrammi di PM produce un aumento dell’1% delle morti da tutte le cause. E 136 morti ogni 100mila abitanti ogni anno in Italia, meno rispetto a Germania (154) e Polonia (151), ma più che in Francia (105) e Regno Unito (98). Mentre ammontano a circa 3 miliardi di euro i costi da ‘aria cattiva’ per le malattie respiratorie.

Smog occulto di gomme e freni: una nuova ricerca per misurare le “NEE” (non-exhaust emissions)

Sono oramai molte le ricerche che indicano fra i maggiori fattori alla base dello smog da traffico veicolare i composti liberati, non da gas di scarico, ma dall”usura di asfalto e microplastiche dei pneumatici, risollevati dal flusso veicolare e di cui abbiamo già parlato alcune settimane fa (vedi articolo).

Si tratta di un fenomeno che riguarda anche il momento in cui sulle strade circoleranno solo veicoli elettrici, con la nostra salute che potrebbe essere ancora a rischio per effetto dell’inquinamento da traffico, a causa delle cosiddette non-exhaust emissions (Nee), cioè quelle emissioni non prodotte dagli scarichi dei veicoli.

In Gran Bretagna, Ricardo, società specializzata in engineering e innovazione di livello mondiale, sta lavorando allo sviluppo di un sistema di misurazione per le emissioni delle particelle Nee in condizioni di guida reali, in collaborazione con il consorzio Arup Aecom e il Dipartimento dei trasporti (DfT) .
 
Come evidenzia Ricardo, le emissioni non dovute allo scarico derivano principalmente da una combinazione di usura dei freni, usura dei pneumatici, usura della superficie stradale e ri-sospensione nell’aria delle particelle di polvere depositate a terra. I dati emissivi del Regno Unito stimano che già adesso i cosiddetti Nee costituiscano la principale fonte di particolato grossolano e fine (PM10 e PM2,5) derivante dalla circolazione e dal trasporto. Una ricerca del 2020 Emissions Analytics aveva evidenziato come dalle ricerche iniziali sul tema, l’inquinamento generato dalle particelle Nee rilasciate dai pneumatici siano 1.000 volte peggiori rispetto alle emissioni dagli scarichi delle auto.

In una nota Ricardo sottolinea che uno degli obiettivi principali del suo nuovo progetto è il miglioramento della conoscenza delle Nee, affinché le ricerche possano essere utilizzate “per informare la politica ed arrivare ad una legislazione che punti a ridurre le emissioni di particolato da usura di pneumatici e freni. Poiché la circolazione con veicoli elettrici e ibridi aumenta – si sottolinea – è importante colmare queste lacune al più presto“.

La Redazione di Ecquologia

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