Oroville: perchè le dighe divengono pericolose

In questi giorni si sta sviluppando una catastrofe di immane proporzione. A Nord Est della città di San Francisco la diga in terra e rocce di riempimento granulare di Oroville, la più alta degli Stati Uniti con i suoi 234.7 m con un invaso di 4.4 km3 sta rischiando il collasso.

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Questo fatto è dovuto al cedimento della parete dello scarico di emergenza in quanto le copiosissime piogge e le abbondanti nevicate hanno rialzato il livello dell’invaso portandolo al limite della capienza.E fin qui potrebbe essere una conseguenza naturale delle cose se non ci fosse una concausa di una gravità inaudita. La diga è per una buona parte riempita dei sedimenti fluviali del lago di Oroville che ha ridotto in maniera significativa la capienza dell’invaso e che con le precipitazioni copiose (piogge e neve) di quest’ultimo periodo hanno costretto la società che gestisce la struttura, e che è fornitrice della rete idrica più grande della California oltre che produttrice di energia elettrica, ad aprire il canale dello  scarico di emergenza.  Il canale, sollecitato oltremodo ha fatto collassare la parete rischiando di provocare danni irreparabili al corpo principale della diga in terra. Le autorità così hanno costretto i 200.000 abitanti delle zone sottostanti la diga ad un esodo biblico.Come è chiaro la problematica dello sfangamento delle dighe, effetto naturale dovuto dall’erosione e relativo accumulo dei sedimenti dell’immissario del lago artificiale, effetto non arginabile provoca una diminuzione significativa della volumetria utile dei laghi.  E cosa fanno i gestori ? Chiedono di rialzare le dighe (quando possono e anche quando la prudenza chiederebbe di non farlo) facendo come si dice in gergo “poggio e buca fa pari” e cioè quello che sarebbe stato necessario con un notevole dispendio di risorse economiche si sarebbe ripreso con il rialzo della diga recuperando la volumetria persa con l’intasamento. Questa è una clamorosa idiozia perché il rialzo della quota di invaso provoca irrimediabilmente l’occupazione di territorio circostante le rive del lago che in fase progettuale non era stato previsto. I problemi diventano molteplici fermo restando il dubbio della resistenza alle aumentate pressioni idrostatiche della diga stessa. Oggi esiste e non solo oggi, anche perché sono già alcuni anni che noi di GIGA cerchiamo di portare a conoscenza dei gestori di dighe una tecnologia al top mondiale dei sistemi di sfangamento come la tecnologia Limpidh2o della Decomar (link sito Decomar). Purtroppo stiamo fino ad ora predicando nel deserto. Portiamo un esempio tangibile e fra i più eclatanti: le dighe di Levane e La Penna sul bacino dell’Arno che hanno purtroppo oltre 10 milioni di metri cubi di sedimenti da sfangare negli invasi e che il gestore ha preferito presentare un progetto di rialzo delle dighe piuttosto che recuperare, sempre con la tecnologia Limpidh2o, milioni di m3 di sedimenti preziosi e riutilizzabili come materia prima seconda.È chiaro che la cattiva abitudine di non sfangare gli invasi fino ad oggi non ha prodotto una situazione pari a quella che si sta presentando negli Stati Uniti e che ha costretto una evacuazione della popolazione di proporzioni bibliche, ma può in futuro essere purtroppo la regola. Quindi ribadiamo con forza che la tecnologia esiste, è provata è matura è testata, e non è più procrastinabile l’utilizzo se non si vuole essere tacciati di malafede, di pressappochismo e di furbizia aziendale. A seguire un servizio sull’incidente alla diga californiana 

Prof. Giuliano Gabbani Responsabile Scientifico di GIGA, FREE e Ecofuturo

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