Consumi degli immobili italiani: costano 47 miliardi all’anno

Una marcata obsolescenza quella del parco immobiliare italiano che è responsabile di una spesa annua per consumi termici ed elettrici che ammonta a 47 miliardi di euro. Questo il dato elaborato dalla The European House – Ambrosetti su dati della Commissione Europea, presentato a REbuild di Riva del Garda.

Un patrimonio immobiliare italiano che evidenzia un tasso di rinnovamento molto basso, pari allo 0,85% all’anno, e avente caratteristiche non in linea con gli standard evolutivi.

Le elaborazioni The European House – Ambrosetti, evidenziano inoltre che i 13,9 miliardi di Euro previsti dal PNRR per l’efficientamento energetico degli edifici residenziali privati e pubblici possono contribuire a raggiungere un tasso di rinnovamento degli edifici del 1,2%. Tasso ancora lontano dall’obiettivo del 2,1% indispensabile per allinearsi al target europeo di zero emissioni entro il 2050. 

Il responsabile della Community Smart Building Lorenzo Tavazzi ha ricordato che l’Italia è lontana anche dagli obiettivi fissati per il 2030. Oltre la metà degli edifici, pari al 56%, sul territorio nazionale è in classe energetica F e G, le due più basse ed inquinanti. Con il pacchetto di riforme e regolamenti economici Fit for 55, l’Unione europea ha l’obiettivo di riduzione della CO₂ del 55% entro il 2030, rispetto alla situazione del 1990.

Alcuni dati emersi a Rebuild

Di 12milioni e 200mila edifici residenziali in Italia, 3milioni e 160mila sono stati realizzati prima del 1945 (Istat). Di questi, quasi 230mila sono immobili sottoposti a vincolo, e quindi esclusi dagli obiettivi di efficientemente energetico indicati dall’Europa. Tutti gli altri dovranno rispondere ai goal fissati dalla Direttiva europea sulle ‘case green’.

Il panorama, fragile, del patrimonio immobiliare italiano è composto per il 20% ca da edifici pre-1945, per il 31% ca da edifici costruiti nell’arco 1945-1969, per il 17,5% ca da quelli realizzati tra il 1970 e il 1979, per quasi il 13% da immobili sorti tra il 1980 e il 1989. Realizzati tra il 1990 e il 1999 sono quasi l’8% e non arrivano all’11% quelli innalzati dopo il 2000 (fonte: The European House – Ambrosetti).

Se a livello mondiale il settore edilizio è responsabile del 40% circa del consumo energetico globale e del 39% delle emissioni di CO2 – di cui l’11% è prodotto da processi produttivi e materiali – il tema della neutralità carbonica degli edifici diventa di primaria importanza.

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Redazione

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