Bioarchitettura e “costruire e ristrutturare sostenibile”: ecco il biomattone fatto di “antichi” e versatili materiali

Oggi parliamo di nuovi materiali, o per meglio dire di “biomateriali”. Si tratta infatti della versione bio, del tassello fondamentale dell’edilizia, vale a dire il mattone ed in questo caso il “biomattone”.


Anche in questo caso, e non poteva essere diversamente, si tratta del connubio perfetto tra tradizione ed innovazione, visto che si tratta della fusione di legno (parte legnosa della canapa), calce e canapa, “antichi” materiali di un passato ancora una volta fondamentale per il nostro futuro, che, rivisitato in chiave tecnologica ed innovativa attualizzata, da risposte fondamentali e determinanti per un “nuovo modo di costruire e concepire una edilizia in piena crisi ed alla ricerca di una nuova identità. Ma vediamo di capire meglio di cosa si tratta, visto che si parla ancora una volta di “terra cruda” e di antiche origini come avevo parlato qualche settimana fa illustrando l’opera di Nader Khalili nel post “Bioarchitettura: e la terra cruda per il suolo lunare di Nader Khalili architetto degli ultimi scende sulla Terra”.

I Biomattoni sono blocchi prefabbricati in “Natural Beton®”, un biocomposito in canapa e calce di dimensione 20×50 cm e disponibile in diversi spessori di 8, 12, 15, 20, 25 e 30 cm, per poter dare risposte differenziate in funzione delle diverse esigenze del costruire e del ristrutturare. Un materiale che ha anche una bassa impronta ecologica per la sua fabbricazione, caratteristica che lo rende ancor più ecocompatibile. Le caratteristiche salienti del materiale sono:

  • comfort termico, acustico ed igrometrico: Il Biomattone® è permeabile al vapore acqueo;
  • resistente al fuoco, al gelo, ad insetti e roditori;
  • assenza di fumi tossici in caso di incendio;
  • basso consumo di energia durante la fabbricazione;
  • riciclabile e biodegradabile a fine del ciclo di vita.

Come già detto, molto vasto anche il ventaglio applicativo del nuovo biomateriale, ideale nei casi di:

  • costruzione ex novo di muratura isolante;
  • isolamento esterno “a cappotto” di edifici esistenti;
  • isolamento interno di edifici esistenti;
  • isolamento sottopavimento;
  • vespaio areato;
  • partizioni interne ad isolamento acustico.

Oltre a tutto questo, Il “Biomattone®” è un materiale isolante massiccio, dotato di elevata capacità isolante, bassa energia incorporata e capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera, proponendosi come il primo materiale edilizio a impronta di carbonio negativa. Come dicevamo bassa anche la intensità energetica nella produzione, che viene effettuata con uno specifico procedimento “a freddo”, riducendo significativamente così il consumo di energia. Un attributo in più del materiale è costituito sicuramente dai suoi componenti, largamente diffusi in vaste aree geografiche, permettendo di dare risposte ad un ulteriore e peculiare aspetto della sostenibilità, costituito dalla filiera corta, entrato nel nostro vocabolario con il comparto alimentare ma oggi esteso a tutto ciò che ambisce ad essere definito sostenibile.

Importante rilevare al riguardo, che il seme di canapa, materiale base impiegato, diviene a qualsiasi latitudine una pianta di quattro/sei metri di altezza in soli quattro mesi, non necessitando, durante l’intero ciclo di vita di pesticidi, erbicidi, fertilizzanti ed acqua, rigenerando oltretutto il terreno su cui cresce apportando nutrienti senza sottrarli e catturando enormi quantità di CO2 dall’atmosfera (330 kg per ogni Ton di materia secca) immagazzinandola nel suo legno. Anche l’altro componente, la calce, è ottenuto tramite cottura di pietra calcarea a temperature molto più basse (30%) rispetto a quelle del cemento. La funzione della calce è quella di mineralizzare la componente vegetale proteggendola dalla possibilità di decomporsi, di incendiarsi o di essere aggredita da insetti o roditori.

L’edilizia, fino dalle sue origini è stata caratterizzata dalla filiera corta e da un basso livello di energia incorporata con il reperimento dei materiali utilizzati che avveniva nel raggio di pochi chilometri dal cantiere edile sia che fossero di origine naturale (per es. legno, bambù, paglia, canna palustre, canapa, resine), animale (come ad esempio lana, pelle, grasso) o minerale (sasso, argilla, calce). La quantità di energia usata per estrarre, trasformare, trasportare, utilizzare e smaltire i materiali era limitata poiché le forme disponibili erano solamente il lavoro umano, quello animale o l’energia derivante dal vento o dall’acqua. Dalla seconda rivoluzione industriale, quella del petrolio, grazie alla grande disponibilità di energia di origine fossile a basso costo, si sono diffusi materiali sempre più energivori di origine sintetica (polistirene, poliuretano) o comunque snaturati dalla forma originale come il cemento additivato chimicamente o con elementi naturali, cui si sono progressivamente aggiunti additivi di origine sintetica. In questo modo anche la filiera di produzione dei materiali si è sempre più allungata e passatemi il gioco di parole “sfilacciata” sia relativamente alla fonte delle materie prime, che alle successive fasi di trasformazione, produzione e logistica distributiva che comporta trasferimenti di materiali di migliaia e migliaia di km. Un esempio interessante dei materiali che ci hanno accompagnato in questi ultimi anni di boom economico è quello relativo ai pannelli di poliuretano, che partono dal petrolio greggio estratto in un pozzo del Medio Oriente, trasportato in una raffineria indiana, utilizzato in una fabbrica cinese che produce pannelli in poliuretano, per essere utilizzati nel nostro paese, dopo essere passati da un centro di smistamento negli Stati Uniti. Davvero ragguardevoli anche le prestazioni energetiche ottenibili dall’impiego del nuovo biomateriale, che consente di ridurre fortemente i consumi energetici degli edifici, fino al 40% nella ristrutturazione e fino all’80% nella nuova costruzione, migliorando nel contempo la salubrità degli ambienti ed il comfort abitativo degli occupanti.

La funzione di muratura ed isolamento termo-acustico viene assolta con un unico materiale omogeneo (2 in 1), a differenza dell’edilizia tradizionale che tende ad accoppiare più materiali, escludendo così l’umidità interstiziale che nasce dove finisce un materiale e ne inizia un altro a causa del diverso valore di permeabilità al vapore dei materiali impiegati. Il comfort abitativo è conseguito dal fatto che le superfici realizzate con il Natural Beton funzionano poi come un polmone che respira assorbendo e rilasciando vapore acqueo mantenendo così costante il livello di umidità all’interno dell’edificio. Elevatissima infine la capacità di isolamento termico, oltre che di accumulare e rilasciare calore lentamente, garantendo fresco d’estate e caldo d’inverno. Il Politecnico di Milano ha svolto specifici studi ed indagini sul nuovo materiale, alcuni dei quali ancora in corso, come le valutazioni del prodotto LCA (Life Cycle Assessment) e SLCA (Sustainability Life Cycle Assessment) che hanno dimostrano che con Natural Beton® e Biomattone®, si possono realizzare edifici con emissioni di CO2 inferiori allo zero.

Sauro Secci

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