Andare oltre il PIL per un vero benessere pubblico e privato

Pubblichiamo un importante e prezioso contributo di Luca Giorgetti, economista specializzato in economia ambientale e sanitaria, intitolato:

ALLA RICERCA DEL BENESSERE TRA PUBBLICO E PRIVATO: NUOVI INDICATORI E PROPOSTE 

Qualche settimana fa, nel corso della presentazione del libro “Destinazione felicità” dell’amico Alessandro Lo Presti, da cui ho preso spunto per questo mio contributo e che ringrazio, ho avuto modo di scoprire che finalmente anche in Italia si stanno ufficialmente iniziando a misurare e utilizzare degli indicatori di benessere che vadano oltre l’ormai abusato quanto scarsamente indicativo Prodotto Interno Lordo (P.I.L.).

E’ ormai risaputo infatti che il PIL è un indicatore soltanto di tipo quantitativo, che misura la somma del valore dei beni e dei servizi prodotti in un dato territorio in dato periodo e destinati al consumatore finale (tramite scambio di denaro), senza tener conto della qualità e utilità di questi beni e servizi, nonché dalle eventuali conseguenze sociali e ambientali ad essi direttamente o indirettamente connessi (esternalità), mentre restano quindi escluse le prestazioni nell’ambito familiare e quelle attuate dal volontariato; al contrario, un disastro ambientale o una guerra fanno crescere il P.I.L..; addirittura, recentemente, sono state inserite anche attività illecite come lo spaccio di droga e la prostituzione, oltre al già presente gioco d’azzardo. In questa così importante misurazione non si tiene quindi conto di un elemento che potrebbe sembrare scontato: l’essere umano. E’ invece noto da tempo, e lo dicevano già i filosofi antichi e la stessa saggezza popolare, che “i soldi non fanno (da soli) la felicità”: addirittura a livello empirico è stato dimostrato che, mettendo in relazione reddito e felicità, a fronte di un reddito o comunque una disponibilità di denaro che aumenta, fino a un certo punto aumenta anche la felicità, ma continuando con l’aumento del reddito, a un certo punto la felicità addirittura diminuisce (Paradosso di Easterlin). Questo non significa necessariamente prendere delle posizioni “pauperiste”, e incitare tutti a fare come il famoso filosofo greco Diogene di Sinope, vissuto nel IV sec avanti Cristo ai tempi del grandissimo Re Alessandro Magno:

«Il re in persona andò da lui e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: “Scostati un poco dal sole”. A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d’animo di quell’uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse: “Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene”.» (Plutarco, Vite Parallele, Vita di Alessandro Magno)

A fronte di questa evidente stortura, da ormai alcuni decenni è in corso un dibattito a livello scientifico (Aldo Eduardo Carra, Oltre il PIL, un’altra economia. Nuovi indicatori per una società del ben-essere, Ediesse, 2000; L.Bruni e P.L.Porta, Economics and Happiness. Reality and Paradoxes, Oxford University Press, 2005, P. Dacrema, La dittatura del PIL. Schiavi di un numero che frena lo sviluppo, Marsilio, 2007 e dello stesso autore La morte del denaro, Christian Marinotti, 2003), che ha portato alla creazione di numerosi indici di benessere o di crescita alternativi al PIL. Un momento importate è stata la conferenza internazionale “Beyond GDP” (“Oltre il PIL”) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo, dall’OCSE e dal WWF che si tenne a Bruxelles e il 19 e 20 novembre 2007. La conferenza richiamò leader politici, rappresentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni unite con l’obiettivo di chiarire quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso. Dopo le prime esperienze condotte in Francia e Gran Bretagna, anche in Italia, con l’approvazione della legge n. 163/2016 di riforma del bilancio dello Stato, è stato operato un primo riconoscimento normativo degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES), prevedendone l’inserimento nel ciclo di predisposizione dei documenti di programmazione economica del Governo. Il Documento di Economia e Finanza (DEF) dovrà includere un allegato, predisposto dal MEF, nel quale siano riportati:

  1. l’andamento, nell’ultimo triennio, degli indicatori selezionati di benessere equo e sostenibile;
  2. le previsioni sulla loro evoluzione nel periodo di riferimento del DEF, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica e dei contenuti del Programma Nazionale di Riforma. In aggiunta a ciò, entro il 15 febbraio di ogni anno, andrà presentata alle Camere (per la trasmissione alle competenti Commissioni parlamentari) una apposita Relazione, predisposta dal MEF, in cui si evidenzia l’evoluzione degli indicatori di benessere equo e sostenibile, sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso. A tal fine è stato istituito il Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile che, come previsto dall’art.14 della legge n. 163/2016, ha provveduto a selezionare e definire, sulla base dell’esperienza maturata a livello nazionale e internazionale, l’insieme degli indicatori di benessere equo e sostenibile da analizzare in un apposito allegato al DEF.

Il Comitato, nominato con D.P.C.M. dell’11 novembre 2016, è stato presieduto dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, e composto dal Presidente dell’ISTAT e dal Governatore della Banca d’Italia e da due esperti della materia di comprovata esperienza scientifica. I dodici indicatori selezionati dal Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile e introdotti dal Decreto Ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 novembre 2017 sono (http://www.mef.gov.it/ministero/comitati/CBES/):

  1. Reddito medio disponibile aggiustato pro capite;
  2. Indice di diseguaglianza del reddito disponibile;
  3. Indice di povertà assoluta;
  4. Speranza di vita in buona salute alla nascita;
  5. Eccesso di peso;
  6. Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione;
  7. Tasso di mancata partecipazione al lavoro, con relativa scomposizione per genere;
  8. Rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli;
  9. Indice di criminalità predatoria;
  10. Indice di efficienza della giustizia civile;
  11. Emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti;
  12. Indice di abusivismo edilizio.

Dei 12 indicatori sopra elencati i quattro indicati in grassetto sono già stati inclusi nell’esercizio sperimentale contenuto nel DEF 2017.

La recente relazione del Febbraio 2019 trasmessa al Parlamento dal Ministro dell’Economia sottolinea la rilevanza delle misure adottate in occasione della Legge di Bilancio 2019. La relazione individua poi dei precisi obiettivi annuali di raggiungimento degli obiettivi, come si nota nella tabella riportata di seguito:

Proviamo a prenderne in considerazione alcuni di particolare interesse:
– Indice di diseguaglianza del reddito disponibile: ad Aprile 2019 uno studio condotto Blanchet T., Chancel L., Gethin A. e richiamato in un articolo pubblicato nell’Aprile scorso dal “Sole 24 Ore”), fa emergere chiaramente il persistere e anzi l’aumentare delle diseguaglianze di reddito in Italia, come si può vedere in modo immediato anche dal grafico riportato di seguito:

https://www.econopoly.ilsole24ore.com

L’articolo sottolinea quindi che “Si può quindi concludere che anche in Italia è presente una forte disuguaglianza dei redditi che attualmente non sembra ridursi”. Non solo: ad esempio, lo stesso articolo riporta un recente studio della Banca d’Italia (Cannari L., D’Alessio G. 2018, “La disuguaglianza della ricchezza in Italia: ricostruzione dei dati 1968-75 e confronto con quelli recenti” Questioni di Economia e Finanza, Occasional Paper), che trova una forte disuguaglianza di opportunità dovuta ad un’alta persistenza delle condizioni economiche di partenza degli individui. Infine, si cita un altro studio, sempre condotto dagli stessi ricercatori (Cannari L., D’Alessio G. 2018, “Istruzione, reddito e ricchezza: la persistenza tra generazioni in Italia” Questioni di Economia e Finanza, Occasional Paper), che misura una distribuzione del patrimonio italiano fortemente concentrata, in cui il 10% della popolazione con più ricchezza detiene il 46% del patrimonio totale.
A tale proposito, un’interessante proposta condotta dal “Forum Diseguaglianze diversità”, per promuovere la riduzione della disuguaglianza di ricchezza che di opportunità, si concretizzerebbe nella “istituzione di una sorta di “eredità universale” individuata con una somma di 15mila euro, da versare ad ogni ragazzo o ragazza al compimento della maggiore età, e finanziata da una tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni ricevute durante l’arco di vita con una soglia di esenzione di 500mila euro….L’esenzione proposta al di sotto di 500mila euro riguarderebbe la maggior parte della popolazione italiana. Infatti, solo il 2,5% degli eredi riceve donazioni superiore a 500mila euro e quindi solo loro sarebbero soggetti a questa nuova imposta, senza cui entrerebbero direttamente nel 5% più ricco degli italiani”.

Tra altri specifici obiettivi tra quelli non ancora presi concretamente considerati all’interno del DEF ma comunque in elenco, riterrei di interesse prendere in esame anche l’indicatore relativo alla speranza di vita in buona salute. Il rapporto BES 2019 sottolinea che “la relazione tra la salute i le sue determinanti è stata oggetto di numerosi studi empirici, con approcci sia microeconomici che macroeconomici, che utilizzano come variabile dipendente la speranza di vita in buona salute e una serie di variabili socioeconomiche appartenenti alle dimensioni della ricchezza, lavoro, istruzione come variabili esplicative (es. Jagger e altri, 2008 – Lancet). In sintesi, i fattori che sembrano determinare le buone condizioni di salute degli individui e delle comunità possono essere suddivisi
in due gruppi:

  1. le condizioni socioeconomiche e ambientali;
  2. caratteristiche individuali, comportamenti e stili di vita delle persone.

Il rapporto ISTAT conferma che per la speranza di vita in buona salute alla nascita (58,8 anni nel complesso della popolazione) si osserva un lieve incremento tra i maschi, che passano da 59,2 anni nel 2015 a 59,9 anni nel 2016. Rispetto al 2009, gli anni vissuti in buona salute sono comunque aumentati sia per gli uomini (+2,6 anni) sia per le donne (+2,2 anni). La speranza di vita senza limitazioni nelle attività a 65 anni rimane costante nel triennio 2014-2016 attestandosi a 9,8 anni.

in: https://www.istat.it/it/files/2017/12/cap01

Appare quindi piuttosto evidente che nel settore sanitario le risorse finanziarie (oltre 110 Mld € l’anno di spesa pubblica, corrispondenti a circa 20% dell’intera spesa pubblica), sono ancora quasi completamente concentrate su spese correlate alla cura delle patologie, piuttosto che sulla prevenzione, mentre aumentano sia la spesa privata (e quindi le diseguaglianze sociali), che le diseguaglianze territoriali tra le diverse realtà regionali, sia in merito all’offerta sanitaria, che alla qualità delle prestazioni.

Ritengo quindi che ancora molto ci sia da fare nel campo sanitario per una più efficiente e soprattutto più efficace allocazione delle risorse pubbliche e private, e per una politica che sia di più “lungo respiro”, e guardi alle generazioni future più che all’immediato. Per questo, occorre necessariamente una maggiore integrazione delle politiche, e anche un maggior ricorso alla valutazione “costi-benefici” delle scelte, inserendo tra i parametri valutativi anche quelli ambientali e sociali.

Per quanto riguarda infine l’ambiente, è stato a suo tempo individuato un unico specifico indicatore relativo alle emissioni di C02. Tale indicatore, incluso anche nella “Strategia Europa 2020”, consente di illustrare, in via diretta, l’andamento della qualità dell’ambiente e il relativo rischio di cambiamenti climatici, e misura le tonnellate di C02 equivalente emesse su base annua da attività agricole, urbane e industriali per abitante, considerando anche le emissioni di metano e protossido di azoto (Ch4 e N20). Dai dati emerge che dal 2005 le emissioni procapite sono in diminuzione anche se con dimensioni piuttosto modeste.

Come ci ricorda Jeremy Rifkin (Repubblica, 15/10/2019), gli scienziati ci dicono che i cambiamenti climatici indotti dall’uomo ci stanno portando alla sesta estinzione di massa per uomini e animali. Il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC) stima che l’attività umana abbia causato l’innalzamento della temperatura di 1° rispetto ai livelli preindustriali e prevede che se superasse 1,5° si scatenerebbero accelerazioni che decimerebbero gli ecosistemi terrestri. In un rapporto del 2018, l’IPCC dice che per evitare l’abisso ambientale dovremmo ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 45% rispetto ai livelli del 2010, e ci restano solo dodici anni per farlo. Ciò richiederà una trasformazione senza precedenti dell’economia, della società e del nostro stesso modo di vivere. La razza umana è sul filo del rasoio di un epocale cambiamento. Di fronte all’emergenza climatica globale, i più giovani (millennial e Generazione Z) stanno guidando una mobilitazione planetaria inedita a sostegno di un Green New Deal globale per salvare la vita sulla Terra e lanciare un audace movimento politico che rivoluzionerà la società. Negli USA, tutti i principali candidati del Partito Democratico alle elezioni presidenziali del 2020 hanno annunciato il loro sostegno a un Green New Deal e la stessa Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha parimenti posto il Green New Deal al centro della trasformazione dell’Europa in una società post-carbon… Entro la fine degli anni 2030, dovremmo farcela se ognuno di noi mette con grinta e determinazione, il proprio impegno comunitario, nazionale e globale. Il Green New Deal, non riguarda solo la mobilitazione del pubblico per fare pressione sui governi affinché allentino i cordoni della borsa, approvino la legislazione e incentivino le iniziative ecologiche; è il primo appello a un nuovo tipo di movimento politico tra pari e alla governance comune che può autorizzare intere comunità a prendere direttamente il controllo del proprio futuro in un momento molto oscuro della storia della vita sulla Terra…Stiamo ora entrando in una nuova era e in un nuovo viaggio… Il modo in cui ci adatteremo alla nuova realtà planetaria che ci sta di fronte determinerà il nostro destino futuro come specie. Ci stiamo avvicinando rapidamente a una coscienza biosferica. Speriamo di arrivarci in tempo. Questo è il New Deal verde in cui io credo.”.

Conclusioni:
L’approccio delle politiche pubbliche verso la ricerca del benessere collettivo, è da considerarsi ancora a livello embrionale. Colpisce l’assenza per esempio di indicatori significativi quali il tasso di suicidi, il tasso di mortalità per incidenti domestici, stradali o sul lavoro, il tasso di diffusione di gravi patologie quali il cancro, il diabete, la SLA, la demenza senile; e ancora, il consumo di sostanze stupefacenti e di psicofarmaci, la quantità di ore trascorse davanti alla tv o ai dispositivi elettronici, tutti indicatori di evidenti problematiche sociali molto diffuse negli Stati del Mondo più ricchi, ma ormai non soltanto, visto lo sviluppo economico impetuoso di molti paesi del Mondo.
Allo stesso tempo, troppo poco si sta facendo per prevenire tutte queste problematiche, e favorire invece la ricerca della felicità pubblica, che necessariamente passa anche da quella privata, a partire dalle relazioni umane, familiari e collettive; dal lavoro, inteso come manifestazione creativa e contributo al benessere collettivo; della cura del territorio e della valorizzazione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e culturale, a partire da un piano di rilancio dei piccoli centri e borghi montani, per i quali sarebbe necessario superare le pur meritorie iniziative locali e regionali, in modo da avviare un piano strutturato e supportato dalla finanza pubblica. Un’attenzione che potrebbe risultare benefica sia a livello economico che sociale per gli abitanti delle aree montane, spesso anziani, sia per giovani troppo spesso bloccati nelle loro legittime aspirazioni, e anche per una politica di vera integrazione dei migranti e dei rifugiati, che superi i centri di accoglienza oggi troppo spesso intesi come “parcheggi” di persone nella maggior parte dei casi giovani. E’ quindi “tempo di passare alle decisioni concrete, definire un’adeguata governance, stabilire precisi indirizzi e indicatori, stabilire un monitoraggio costante e idoneo per accompagnare queste scelte lungimiranti e tra di loro integrate…è indispensabile dunque adottate una visione “olistica”, che sia capace di coinvolgere, condividere, responsabilizzare, misurare l’efficacia dei progetti operativi”, come ha magistralmente affermato il 4 Ottobre scorso a Roma il Presidente dell’associazione Pierluigi Stefanini, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, introducendo l’ultimo rapporto dell’ASVIS “Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile”.

Questo perché, ricordando la frase di Karl Popper citata, sempre in questa circostanza, da Enrico Giovannini: “Il futuro è molto aperto e dipende da tutti noi, e quello che facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero. Dipende da come vediamo il Mondo, e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte”. Questo vale nel pubblico come nel privato, e come occorre valorizzare e supportare politiche pubbliche che vadano in questa direzione, allo stesso modo è necessario entrare nelle scelte e nei pensieri di ognuno di noi, fare delle azioni concrete per il nostro benessere, quello di chi ci circonda, e per il futuro del pianeta. Cercare il nostro “Ikigai”, termine giapponese che si può in estrema semplicità tradurre con “quello per cui vale la pena alzarsi al mattino”, valorizzando i nostri talenti e le nostre capacità, come ci ha ricordato l’amica scrittrice e documentarista Selene Calloni Williams nella presentazione ad alcune delle ultime sue opere qualche giorno fa, richiamando proprio la necessità della ricerca di un miglioramento personale che vada anche nella direzione del benessere collettivo, per poter dare un senso compiuto al tutto, che vada nella direzione dell’utilizzo sostenibile e dell’innovazione al servizio dell’umanità, e non dello sfruttamento e dell’autodistruzione del genere umano e della vita stessa.

Per approfondire:

  • Il nuovo Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile allegato al DEF 2019 Link
  • Le diseguaglianze sono davvero aumentate in Italia? – Econopoly – 5/4/2019 Link
  • Jeremy Rifkin UN GREEN NEW DEAL GLOBALE – Il crollo della civiltà dei combustibili fossili entro il 2028 e l’audace piano economico per salvare la terra (Mondadori) cit. in “Per un’Italia verde e smart serve un’alleanza Stato – mercato” Link 1 Link 2
  • Ripopolamento dei Borghi, dal sito Non sprecare Link
  • Presentazione Rapporto ASVIS – Roma, 4 Ottobre 2019 Link
  • Alessandro Lo Presti – “Destinazione felicità” – Ed. Helikon Link
  • Selene Calloni Williams “La sesta stella”- Ed. Mediterranee, Ikigai – Ciò per cui vale la pena vivere – Hermes Link

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