Agrienergie e fattorie modello: un significativo “fiore di speranza” è spuntato in Calabria

In questa travagliata ma virtuosa corsa piena di grandi valori da riscoprire verso la sostenibilità, effettuata anche attraverso le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e le cosiddette “agrienergie”, fondamentali per il rilancio di un settore al quale è indissolubilmente legata la cultura di ciascuno di noi, come l’agricoltura, fa molto piacere quando si parla di esempi e casi emblematici di nuovo “rinascimento”, soprattutto se questi ultimi provengono da regioni simbolo per il degrado, il dissesto idrogeologico ed il potere imperante della malavita, come la Calabria.


Era molto tempo che volevo parlare della meravigliosa e davvero particolare terra di Calabria, alla quale mi legano, oltre che bellissime esperienze lavorative, amicizie profonde che porto nel cuore con persone, con alcune delle quali ho condiviso alcune delle pagine più belle della mia vita professionale ed umana.

L’occasione me l’ha data ieri sera la trasmissione di RAI3 “Presa Diretta”, coordinata dal bravissimo Riccardo Iacona, che non è nuova per me, a questi spunti (vedi post “Presa Diretta-“Puliamo l’Italia”: se Brescia avesse il mare….. sarebbe una piccola Taranto“). Un caso davvero straordinario, quello della “Fattoria della Piana” (link sito), nei pressi di Rosarno ed a pochi passi da quella Gioia Tauro, dove non è ancora stato del tutto accantonato, un incredibile, anacronistico progetto per costruire in loco una mega centrale a carbone. Un esempio straordinario delle grandissime potenzialità agricole che si affiancano a quelle inestimabili di matrice culturale, artistica e paesaggistica, in stridente contrasto con la barbarie della malavita che ancora assedia questa splendida regione, quello della cooperativa di allevatori che opera principalmente nel settore dei prodotti lattiero-caseari. Nata nel 1936, l’azienda è cresciuta armoniosamente e con grande lungimiranza, fino a diventare oggi, una tra le più grandi realtà produttive del settore dell’intera Calabria. Una azienda che, presidiando una articolata filiera agroalimentare, produce formaggi freschi e stagionati, di primissima qualità, della tradizione calabrese, con l’applicazione di tecnologie di assoluta avanguardia nel più assoluto rispetto delle secolari ricette di caseificazione. Tutti i prodotti dell’azienda, sia tipici stagionati che freschi, vengono quotidianamente distribuiti in Calabria e Sicilia attraverso una propria flotta di efficienti mezzi e, tramite corriere, nel resto dell’Italia e del mondo. Numerosi i riconoscimenti conseguiti sul campo, premiati nelle più prestigiose rassegne del food. Ma una grande attenzione, relativamente alla chiusura del processo produttivo, all’insegna della piena sostenibilità, rappresenta il vero fiore all’occhiello dell’azienda calabrese, materializzata su tre grandi assi:

  • Produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici: installati sulle coperture delle strutture aziendali, costituite prevalentemente da stalle per una potenza installata di oltre 400 kWp;
  • un grande impianto di digestione anaerobica: per la valorizzazione dei residui di lavorazione delle colture agronomiche praticate e la produzione di biogas da 1 MWe installato e capace di produrre in cogenerazione energia elettrica e termica;
  • un impianto di fitodepurazione per il trattamento dei reflui di risulta dei processi di lavorazione: con restituzione di acqua pulita, riutilizzabile per le colture agronomiche, con gli scarichi idrici dell’intera fattoria che vengono depurati da migliaia di piante che, oltre a rendere l’acqua pulita e riutilizzabile (100 mc./giorno), forniscono in uscita, ulteriore biomassa in ingresso per l’ impianto biogas.

Ma è proprio su uno dei fiori all’occhiello dell’azienda, l’impianto biogas e sulle sue ulteriori evoluzioni, che vorrei soffermarmi. Si tratta come dicevo di un impianto di digestione anaerobica, costruito da una azienda di riferimento a livello mondiale come la BTS (link sito), che permette la valorizzazione di residui delle attività agronomiche costituiti da letame e liquame provenienti dai capi di allevamento (deiezioni animali), dal siero residuo proveniente dai processi di caseificazione, alle quali si aggiungono, residuali agricoli provenienti da altre colture tipiche della Calabria, come il pastazzo di agrumi (residuo della produzione di succhi), le sanse (residuo della frangitura delle olive), oltre a residui ortofrutticoli provenienti da attività serricole dell’azienda. Tutte le matrici in ingresso, opportunamente stoccate, sono avviate ai due fermentatori-digestori, all’interno dei quali, grazie alla tecnologia di miscelazione e di riscaldamento delle matrici in ingresso, avviene un processo di fermentazione anaerobica che permette la produzione di biogas, contenente una percentuale di metano non inferiore al 55%. Il biogas di risulta prodotto, dopo un tempo di permanenza e di maturazione ben definito all’interno del digestore, viene bruciato all’interno di una unità di cogenerazione, capace di produrre energia elettrica ed energia termica, in parte riutilizzata quest’ultima anche per il preriscaldamento degli stessi biodigestori. L’energia elettrica prodotta è in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2680 famiglie, mentre l’energia termica residua viene utilizzata per i processi produttivi del caseificio, consentendo l’ulteriore risparmio di combustibili fossili. A chiudere ulteriormente il cerchio il residuo solido dopo fermentazione e la maturazione del biogas, costituito dal cosiddetto “digestato”, che diventa un ottimo concime organico assolutamente inodore, che, dopo essere stato raccolto in apposite vasche, viene utilizzato per le coltivazioni di foraggio per il bestiame allevato.
Nell’impianto biogas calabrese, vengono valorizzate matrici agricole residuali così costituite:

  • 20000 capi avicoli (letame)
  • 1000 capi bovini (letame e siero di latte bovino)
  • 20000 capi ovini (siero di latte ovino)
  • 700 ettari di agrumeti (pastazzo, scarto della lavorazione)
  • 1000 ettari di piante d’olivo (sansa)
  • serre ortofrutticole (scarti di verdura)
  • viticoltura (vinaccia esausta)

Tutto questo inserito in un ciclo produttivo aziendale costantemente controllato e sottoposto a rigorosi controlli sanitari, con una grandissima attenzione rivolta al benessere dei capi bovini, monitorati attraverso un sistema elettronico a collare, in grado di risalire allo stato di salute del singolo animale, attraverso i suoi movimenti. Grande attenzione è posta anche al delicato processo di mungitura e trasporto del latte all’interno del caseificio, che avviene in maniera da evitare qualsiasi contatto diretto con gli operatori o con ambienti esterni, con un laboratorio di analisi interno dell’azienda, che sottopone a continue verifiche di qualità i punti cardine dell’intero processo come i foraggi, il latte ed i formaggi.

Ma a completare la grande vivacità e lungimiranza dell’azienda agricola calabrese guidata da Carmelo Basile, dal momento che passare dal biogas prodotto dall’impianto da circa 1 MWe installato alla purificazione dello stesso in biometano per la mobilità, attraverso uno specifico impianto di upgrading e purificazione del biogas è stato assolutamente naturale. Una decisione resa possibile dal tanto atteso decreto sul biometano, il metano prodotto cioè da matrici agro energetiche o dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani, la cosiddetta FORSU, che ha finalmente normato anche nel nostro paese questo nuovo combustibile (vedi post “La regolamentazione sul biometano diviene finalmente legge dello Stato“). Il metano estratto potrà essere utilizzato per alimentari i mezzi aziendali che animano la logistica intorno alla fattoria, e per questo l’azienda sta rinnovando la flotta aziendale, costituita da circa 40 mezzi tra furgoni refrigerati per la distribuzione dei latticini, camion ed auto con mezzi alimentati a metano, che vengono riforniti dal metano di rete ma che, con la stabilizzazione della normativa appena emanata.
Un ulteriore intervento che completa mirabilmente una insieme di azioni aventi come fattore comune la sostenibilità ambientale coniugata perfettamente con un pieno efficientamento del processo aziendale e che, con l’ultimo intervento consentiranno all’azienda la completa alienazione dei combustibili fossili da ogni processo e attività aziendale. Una serie di azioni che sono valse all’azienda calabrese la nomination di Legambiente come migliore azienda amica dell’ambiente, il premio Sviluppo Sostenibile e quello di Sodalitas dedicato al Social Award, nonché  il Premio legato al Green public procurement. Davvero un esempio per dare davvero nuove energie ad una terra che merita indubbiamente sorti ben diverse, con enormi potenzialità inespresse e troppo spesso, sino ad oggi, tenuto sotto scacco.

A seguire un video che presenta la filosofia e le attività della innovativa azienda agricola calabrese

Ed ancora un contributo filmato che illustra in forma di animazione, l’ “Ecosistema Fattoria della Piana”

Sauro Secci

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