Un Ecomondo che a Rimini è parso reale: il diario di un giovane visitatore

Pubblichiamo con molto piacere questo articolo, nel quale un giovane visitatore ci fornisce il diario della sua giornata ad Ecomondo 2019, che quest’anno ha registrato un autentico record di visitatori, proponendosi oramai come maggiore evento europeo in tema di economia circolare e sostenibilità, dopo la felice intuizione di ben 24 anni fa.

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Trovarsi ad Ecomondo è stata una vera sorpresa, abituato com’ero a vivere tutto ciò che riguardava l’ecologia come un settore di nicchia che faceva fatica a far sentire la propria voce, sono rimasto abbagliato dalla ricchezza di questa fiera.

Già scendendo dal treno, che alla fermata Riminifiera si è svuotato interamente, ho capito che la partecipazione era ben più alta rispetto a quanto ero abituato a vedere per gli eventi relativi all’ecologia.

All’entrata della fiera un gruppo di giovani “Fridays for future” protesta contro il green-washing operato da aziende petrolifere e mezzi meccanici che espongono. È giusta anche questa richiesta di integrità, ma si procede curiosi di entrare nella stupenda architettura della Fiera di Rimini.

La Fiera di Rimini sembra creata apposta per ospitare quest’evento: l’intero fabbricato è coperto da pannelli fotovoltaici e all’interno le volte in legno lamellare creano una trama che ricorda il mondo vegetale risulta calda ed accogliente.

Mi dirigo nell’area B, il mio obiettivo è di trovare i produttori di cogeneratori a syngas di legna (un misto di gas combustibili contenuto nella legna). Tuttavia, rallento il passo, sbalordito dalla bellezza degli stand. Non mi aspettavo nulla di simile: forme ardite ed inusuali realizzate in materiali riciclati, schermi e gigantografie spiegano l’attività svolta dall’azienda, gli stand offrono cibo e bevande e c’è un viavai continuo. L’effetto è stupefacente, trasmette immediatamente una volontà di eccellenza e dinamicità e riflette un settore che è fiducioso in sé stesso e vuole rivelare tutto il proprio potenziale.

Entro nell’area delle aziende del riciclo: qui si ricicla, si valorizza e si reinventa di tutto. Pneumatici, pannolini, carta, legno, solventi e prodotti chimici, plastiche di ogni sorta, elettronica, ritrovano nuova vita e forme. Ciò che fino a poco tempo fa era usa e getta, ora è usa e riusa e riusa e riusa ancora!

Le cifre sono di tutto rispetto, i materiali non finiscono in discarica e si evita l’estrazione di materie prime dalla Terra ed emissioni in atmosfera.

Impressionante per esempio, lo stand Mauro Saviola Group che produce pannelli di legno da scarti legnosi, con una serie di teche che contengono il materiale in ogni suo passaggio, con un prodotto finito che non ha nulla da invidiare al legno vero, che invece ringrazia nella sua forma rimasta viva di alberi!

Fioccano anche gli stand dedicati ad aziende che forniscono software di gestione dei rifiuti, per facilitare il lavoro degli enti preposti ma anche per quantizzare l’effettiva differenziazione dei cittadini e sgravare dalle tasse il riciclabile, speriamo! Questo è un ulteriore incentivo a rendere ancora più partecipi e responsabili i cittadini alla differenziata.

Si prosegue con la valorizzazione degli scarti organici, che diventano terriccio di qualità grazie a soluzioni che vanno dalla dimensione domestica, per attività di ristorazione, fino a soluzioni industriali. Dalla comunicazione si evince che le aziende hanno compreso l’importanza di riportare gli scarti organici al suolo per aumentarne la fertilità ed evitare che vada perso il valore di questo scarto.

Si passa poi al settore riservato alle energie alternative: fotovoltaico, geotermico, eolico, biomasse, turbine, motori diesel adattati per l’alimentazione a metano e biogas. L’ingegneria qui si è sforzata di trovare mille soluzioni per produrre energia elettrica da tutte le fonti di energia rinnovabile che si possa pensare. Incontro tra l’altro quello che può fare per me e scambiando poche parole con il commerciale ci troviamo subito sulla stessa lunghezza d’onda, un vero sollievo in un mondo dove molto spesso hai l’impressione di parlare di fantascienza.

Tutto il ciclo del biometano vanta molti stand, è un settore molto promettente, che ha tutto il potenziale per ridurre massicciamente le emissioni climalteranti. Il biometano risulta dalla purificazione del biogas, prodotto dalla digestione anaerobica di scarti agricoli ed organici. Il biometano non immette nuova CO2 nell’atmosfera come invece accade con il gas fossile. Inoltre, il metano non rilascia microparticolato, NOx e biossidi di azoto! Infine, i motori diesel andando a biometano non subiscono una riduzione di potenza rilevante. Un sogno?!?

Sul palco allestito dal CIB (Consorzio Italiano Biogas) un ingegnere spiega come siano state fatte le prove per ottenere il massimo della potenza dei trattori con il minimo del consumo, mentre lì vicino, la Ecomotive Solutions ha creato centraline per alimentare camion e trattori e motori navali (!) con il biogas. Tenete presente che ogni camion in media fa 3km/litro di gasolio!

La produzione di biometano è destinata all’autotrazione, infatti dall’altra parte della fiera motorini e camion riconvertiti a metano sono una realtà. Per chi come me è appassionato di ecologia, ma anche per i profani, è intuibile quanto questo sia un passo da gigante nella decarbonizzazione dei trasporti.

Se si studia tutta la filiera del “Biogasfattobene” promossa ed attuata dal CIB, si scopre che c’è un’attenzione che parte dai campi e promuove un’agricoltura che rigenera i suoli, finalmente due settori apparentemente lontani, comunicano e cooperano. Inoltre, buona parte dei brevetti per autotrazione a metano sono italiani.

Mi fermo ad ascoltare qualche intervento allo stand di Publitalia, inframezzati da interventi musicali dal “Riciclato Circo Musicale” (vedi foto di copertina), con strumenti interamente fatti da materiali recuperati: la “cassettarra” la batteria dai fusti da imballaggio, “m’illumino di meno” uno dei loro brani!

C’è poi la parte dedicata alle bioplastiche ed imballaggi sostenibili. Anche qui, troppi pochi sanno, gli italiani sono in testa come brevetti e processi: la Novamont, leader del settore, è capace di riconvertire le raffinerie dismesse in bioraffinerie per produrre plastiche biodegradabili a partire da fibre vegetali. Un esempio faro per le bioraffinerie è quello di Porto Torres (Vedi post Rinnovabili.it

Nella hall centrale della fiera c’è un juice-bar dell’Eni che vi fa la spremuta servita in bicchieri di bioplastica estratta dalle bucce d’arancio e creati all’istante dalle stampanti 3D. Mi chiedo quanto sarebbe felice Raul Gardini?

Passo anche per il settore riservato al trattamento e purificazione delle acque, dove gli stand traboccano di macchinari a me sconosciuti, ma anche di soluzioni che si avvalgono della collaborazione di batteri e micro-organismi per stimolare la digestione del carico organico e la rivitalizzazione dell’acque reflue, utilizzabili in agricoltura.

È ora di pranzo passata, i piedi mi fanno male e faccio fatica a concentrarmi, allora mi fermo e mi guardo intorno; tutti questi esseri umani, vedo il loro impegno, la loro passione, la loro coscienza che li spinge a cercare soluzioni nuove, inedite che travalicano l’ostacolo e lo trasformano in nuove opportunità, creando economia! Vedo il loro sforzo congiunto per recuperare valore da ciò che era scarto, a creare molecole che si decompongono e ritrovano spazio nel ciclo naturale. Vedo che in un modo o nell’altro si sforzano di uscire da quel consumismo ed estrattivismo nel quale sono nati.

Qui l’economia circolare non è una parola vuota ma una filosofia che è stata abbracciata, digerita e messa in opera. Questo modello di economia trasversale porterà le aziende a collaborare tra loro, ad intercettare flussi di materiali da reinserire nel ciclo.

Si fa sempre più nitido un orizzonte di sostenibile novità: con il mix energetico rinnovabile (biometano, geotermico, FV, eolico, biomasse ecc.) che raggiunge una grid-parity ed una sostenibilità economica, le energie fossili perderanno terreno, anche perché l’estrazione diventerà sempre più cara, e siccome economicamente sostenibile non lo è mai stata (Mondialmente, le sovvenzioni pubbliche alle ditte petrolifere ammonta a circa 1000 miliardi di dollari/anno) dovrà cedere. L’agricoltura, da settore bistrattato, diverrà anche fornitrice di materia prima per bioplastiche e biocarburanti, quindi settore strategico. Il paesaggio agricolo dovrà essere gestito molto più efficiente: rotazioni invernali, copertura permanente del terreno, piantumazioni di siepi, agricoltura di precisione, ritorno della materia organica nei suoli. Anche il patrimonio silvicolo dovrà essere gestito con attenzione e tornerà ad essere curato.

Soprattutto, le aziende dovranno collaborare in maniera stretta tra loro, intercettare flussi di materiali a perdere, ricercare e forzare la chimica, la meccanica, la biologia a creare nuove soluzioni. Dovranno evolvere i modi di relazionarsi, organizzarsi, comunicare e promuovere i prodotti.

Eppure, tutto questo non mi è nuovo: dov’è che gli scarti di un organismo diventano il nutrimento per un altro? Dov’è che gli organismi stabiliscono relazioni trasversali per elementi nutritivi, zuccheri, si difendono a vicenda ed instaurano delle simbiosi? Già! Come potevo dimenticare? Nei boschi, negli ecosistemi più evoluti e stabili che la Terra abbia mai conosciuto.

E con gli occhi pieni di così tante realtà e le orecchie piene di voci che parlano di cattura di carbonio, recupero, riciclo, mi fermo e sorrido. Mi lascio andare ad un’emozione che sale, ci credo e ci voglio credere: il mondo sta sterzando! L’umanità si è aggrappata al timone con forza e la prua sta lentamente virando per rimettersi in rotta, per evitare la collisione con il pianeta, ma per continuare a navigare con esso. Ma sì! Lasciamoci andare ad un insostenibile ottimismo, quello sì che può esserlo! Il tempo è dalla nostra, le tecnologie che inquinano, accentrano potere e devastano la Terra, sono agli sgoccioli. Non è tutto perfetto, c’è ancora del greenwashing, faremo ancora errori e dovremmo affinare le nostre tecniche e scoprire nuove tecnologie ed abbandonarne altre ma la rotta è tracciata e la crociera si preannuncia entusiasmante!!!

Andando via, la pioggia non mi tocca, mi resta addosso la sensazione di una speranza rinnovata, che entro la fine della mia generazione, potremo contare su un sistema industriale che valorizza molte volte le risorse che la Terra mette a disposizione, e quello che è arrivato a fine vita, potrà essere compostato e tornare alla Vita cosi come ogni altra molecola creata dalla chimica naturale, cosi come insegna il bosco.

Niccolò Tacconi: vive in Umbria, si occupa di ecologia applicata, ovvero come progettare insediamenti umani che integrino edifici, agricoltura, acqua ed energia in maniera eco-sostenibile. Attualmente lavora su un centro didattico che unisce ecologia, economia e psicologia per creare una nuova consapevolezza e favorire un’evoluzione antropologica e sociale adatta ai nostri tempi.

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