Transizione energetica rinnovabile: riduzione della domanda energetica del 57% e 28 milioni di nuovi posti di lavoro

La transizione verso un modello energetico distribuito, basato sulle energie rinnovabili, potrebbe prefigurare una riduzione del 57% della domanda di energia nel mondo con la creazione contestuale di 28,6 milioni di nuovi posti di lavoro nel cosiddetto Green New Deal. Questo lo scenario prefigurato dall’Università americana di Stanford a distanza di dieci anni dal primo rapporto sulle energie rinnovabili.

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Si tratta del piano della stessa Stanford University, pubblicato sulla rivista One Earth e curato dall’ingegnere ambientale Mark Jacobson, considerato una delle cento persone più influenti al mondo nelle politiche climatiche, che disegna gli scenari relativi a ben 143 Paesi di 24 aree del mondo, prefigurando l’obiettivo del 100% di energia rinnovabile al 2050, con i dati dell’Italia inseriti però nel contesto dell’intera area europea.

Il rapporto della Stanford University analizza l’evoluzione dell’uso di energia da parte dei 143 Paesi, analizzando per esempio, gli sforzi sostenuti in termini di infrastrutture a sostegno della diffusione delle energie rinnovabili e per l’efficientamento energetico compiuti da alcuni paesi.

L’idea di fondo del team di ricerca di Jacobson è quella di elettrificare o usare il calore diretto in tutti i settori energetici, grazie al 100% di energia eolica, idrica e solare, con l’esperto che suggerisce anche l’applicazione di misure di efficienza energetica e di stoccaggio di energia. I principali settori energetici di intervento sono quello dei trasporti, dell’industria e dell’edilizia.


Come chiarisce lo stesso Jacobson “Le città ad esempio dovrebbero avere il teleriscaldamento, con acqua calda e fredda garantite da pompe di calore“. 
Secondo il team di ricerca della Stanford, il piano sarebbe capace di ridurre del 91% i costi sanitari, climatici ed energetici.  Jacobson chiarisce inoltre che “molti Paesi si sono impegnati a contrastare il crescente impatto dei cambiamenti climatici, ma non sanno esattamente cosa fare. Questo rapporto potrà aiutare a colmare questo vuoto, e a fornire ai Paesi utili linee guida“.

Sauro Secci

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