Ripristini ambientali: La Cina cerca di fare un passo avanti nel danno agli ecosistemi
Importante ciò che sta avvenendo in Cina con l’istituzione di un fondo nazionale per il ripristino dell’ambiente naturale sovvenzionato attraverso i proventi delle multe comminate ad aziende, imprese e funzionari responsabili di azioni causa di inquinamento, e che vede tra i maggiori promotori la Corte Suprema del Popolo cinese. Il grande colosso asiatico cerca di prevenire quanto avvenuto anche nel nostro paese dopo anni di utilizzo indiscriminato delle risorse con i danni ambientali conseguenti rimasti desolatamente sul campo, a causa della deregolamentazione degli anni ’60, ’70 e ’80 e non solo (Redazione di Ecquologia).
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Uno dei promotori principali alla base della iniziativa cinese è proprio il Congresso Nazionale del Popolo con uno dei più autorevoli giudici del tribunale cinese, Wang Xuguang, che spiega come “ci hanno raccomandato di assicurarci che i proventi confiscati durante procedimenti giudiziari legati all’inquinamento vengano riutilizzati per ripristinare l’ambiente. Abbiamo accolto il suggerimento e posto la creazione del fondo come una delle priorità di quest’anno per la Corte Suprema”.
Sarà proprio il massimo tribunale cinese che coordinerà la propria azione attraverso gli altri dipartimenti governativi competenti e tra questi, ad esempio, quelli legati alla finanza ed alla protezione ambientale. In questo senso infatti lo stesso Wang Xuguang ha precisato come dovranno essere ben individuati i soggetti qualificati ad utilizzare il fondo, alle modalità del suo utilizzo e chi dovrà sovrintendere a tutto ciò.
Sono state un gran numero nel corso del 2018 le controversie legali relative in particolare alle estrazioni illegali di materie prime, con ben 26.481 casi legati alla matrice ambientale, in incremento del 16,5% rispetto all’anno precedente.
In Cina il ripristino dell’ambiente naturale si presenta come un fenomeno di grandi dimensioni con costi rilevanti, con diversi deputati che in una delle recenti sessioni di lavoro hanno chiesto al Governo la concessione di facilitazioni finanziarie per la copertura dei costi crescenti in tema di protezione degli ecosistemi.
Si tratta di un passaggio di grande rilevanza per il grande colosso asiatico, con competenze nuove anche per i tribunali, sino ad oggi solitamente competenti solo dell’emissione di verdetti o al comminare agli imputati ritenuti colpevoli il solo pagamento risarcitorio dei danni ambientali provocati, non curandosi invece degli aspetti connessi al ripristino degli ecosistemi. Tra i deputati cinesi maggiormente impegnati in questa importante battaglia Guo Jun, secondo il quale, quando gli importi per il ripristino ambientale raggiungono cifre significative, questo dovrebbe essere utilizzato da professionisti in conformità con un piano d’azione.
La Redazione di Ecquologia