Rapporto Economia Circolare 2020 in Italia: un Focus sulla Bioeconomia

Pubblichiamo di seguito le riflessioni del Presidente di Chimica Verde Sofia Mannelli sul Rapporto Economia Circolare 2020 in Italia, con un Focus sulla Bioeconomia.

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É stato presentato nei giorni scorsi, in forma di conferenza in streaming, il rapporto sull’Economia circolare 2020, scaricabile in calce all’articolo, con focus particolare sulla bioeconomia, elaborato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, il cui animatore e presidente è l’ex senatore ed ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi. 

La videoconferenza è stata coordinata da Antonio Cianciullo che da venti anni è giornalista di punta della Repubblica per i temi ambientali. Presenti lo stesso Edo Ronchi e Roberto Morabito, direttore dip. sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali (SSPT) dell’Enea. Nonostante piccoli inconvenienti tecnici il Rapporto sull’economia circolare in Italia – 2020 è stato presentato. Realizzato a cura del Circular Economy Network in collaborazione con ENEA. L’associazione Chimica Verde Bionet collabora da anni con la Fondazione Sviluppo Sostenibile e da qualche tempo anche Gruppo di lavoro ENEA per la Piattaforma ICESP.

Purtroppo come spesso accade i vari rapporti non dialogano mai: nel Rapporto Banca Intesa pubblicato a marzo la bioeconomia in Italia vale 328 miliardi di produzione per 2 milioni di addetti nel 2017. In quello di oggi, sempre relativo al 2017, la bioeconomia vale 312 miliardi di euro per circa 1,9 milioni di persone.

Tuttavia il rapporto racconta di un’Italia che sta perdendo il passo ma è ancora in prima fila.

Il Valore del suolo

Anche questo studio si occupa, tra molti altri parametri, del valore e del ruolo del suolo, non solo nei confronti dell’uso, dell’impermeabilizzazione delle aree agricole, ma anche nei confronti della qualità del suolo. Quest’ultimo argomento di estrema importanza da anni vede molto impegnata Chimica Verde Bionet nello studio delle opportunità della chimica verde in agricoltura. Viene affrontato il problema enorme della crisi climatica che interagisce in vari modi con la bioeconomia. Da una parte il riscaldamento globale rappresenta un grave pericolo per la bioeconomia. Dall’altra la “biomassa” come fonte per prodotti biobased, quindi usualmente, meno impattanti, e per la produzione di fonte energetica rinnovabile e il ruolo determinante o destinato del carbon sink dei terreni. Purtroppo molto poco riconosciuto il ruolo delle buone pratiche agricole.

Interessante il paragrafo sulla parte non rinnovabile della bioeconomia che genera una quota importante di emissioni di gas serra. Secondo l’IPCC in media nel decennio 2007-2016 le attività connesse ad agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo sono state responsabili, annualmente, dell’emissione netta di circa 12 miliardi di tonnellate di CO2, che salgono al 37% del totale se si aggiungono quelle generate dalla produzione dell’industria alimentare e dal trasporto degli alimenti.

La  decarbonzzazione della bioeconomia diventa, quindi, il grande tema del rapporto 2020, processo che può essere realizzato, secondo gli autori, sia tagliando le sue emissioni, dirette e indirette, sia incrementando la sua capacità di assorbire carbonio organico nei suoli, nelle foreste e nei prodotti biologici di lunga durata. Nascono così schede dove vengono identificate le priorità per la bioeconomia italiana, in tutti i settori, con le maggiori attinenze, potenzialità e opportunità in termini di circolarità e rigeneratività. Agricoltura – Zootecnia – Silvicoltura; Bioeconomia marina; Sistema agroalimentare e un’ultima analisi sulle “altre industrie legate alla bioeconomia”.

Altre analisi interessanti ed importanti sulle quali fermarsi a riflettere, da fonte Eurostat, sono quella relativa all’utilizzo di risorse nella produzione di beni e servizi, ovvero la cosiddetta produttività delle risorse, la quale ci dice che l’andamento, negli ultimi dieci anni, conferma un aumento medio della produttività delle risorse al livello europeo del 41%.

La strategia relativa alla bioeconomia circolare sta comunque dando i suoi frutti. In termini assoluti, relativamente alle 5 maggiori economie europee, l’Italia si aggiudica il primo posto con 3,49 €/kg, grazie ad un incremento del 12% nell’ultimo anno, seguita dalla Francia con 2,99 €/kg, la Spagna con 2,71 €/kg e la Germania con 2,58 €/kg. L’Italia si conferma fra le economie con maggiore valore economico generato per unità di consumo di materia, posizionandosi al terzo posto dopo Olanda e Lussemburgo. Un grandissimo risultato! Purtroppo, al contrario, valutando l’Indice di eco-innovazione si osserva uno scenario diverso: l’Italia con un valore di 83 scende di sette posizioni rispetto all’anno precedente e si colloca al 17° posto nel 2018. Le imprese che hanno investito per il miglioramento delle proprie prestazioni ambientali rispetto al numero totale delle imprese operanti in ciascun Paese è comunque basso, non sufficiente.   NDR: Probabilmente contribuiscono due fattori: 1) la difficoltà di recuperare finanziamenti per le imprese piccole e medio dimensioni che tuttavia costituiscono l’ossatura del sistema industriale italiano, causata dalla perdita di identità territoriale del sistema bancario e 2) l’eccesso di burocrazia e leggi talvolta contraddittorie che scoraggiano il rischio di investimenti non protetti dalla norma.

Infine lo studio dell’Indice di performance sulla competitività nell’economia circolare che analizza diversi indicatori fra i quali: il numero di brevetti, l’input di eco-innovazione, l’occupazione, il valore aggiunto e gli investimenti realizzati. La Germania è al primo posto, seguita dalla Polonia e al terzo posto si trovano la Francia e l’Italia. L’Italia scende di una posizione rispetto al 2019.

Il rapporto propone soluzioni, idee alcune condivisibili altre meno, come per esempio il concetto che alcuni prodotti bio-based destinati ai settori economici non-food possono derivare da colture messe a dimora in terreni marginali, abbandonati o degradati, così da non sottrarre superficie agricola utile alle colture food, in ogni caso certifica che la strada è quella giusta!

In un momento così difficile per il Paese e non solo per noi, il documento presentato rilancia la forza economica ed ambientale di un maggiore sviluppo della bioeconomia circolare e ci dice che l’Italia è pronta anche a fare un ulteriore avanzamento e forse è venuto il momento in cui il Governo debba intervenire.

Il Paese dovrà ripartire e questa sarà l’occasione per rinascere più rinnovabile e più sostenibile: servono misure semplici, serve mettere in campo le strategie finora rimaste sulla carta che da anni ci vengono richieste e mai utilizzate! Ministri aprite i cassetti! Noi siamo pronti!

Sofia Mannelli – Presidente Chimica Verde-Bionet

Link Rapporto Economia Circolare 2020

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