Navi ambientalizzate con scrubber a ciclo aperto: uno “sporco trucco”
A più riprese dalle pagine di questo sito abbiamo denunciato gli abissali ritardi che sta registrando il comparto marittimo nell’ambito delle emissioni atmosferiche, ancora legate ad arcaici combustibili, sottoprodotti della raffinazione. E’ uscito al riguardo un interessante articolo sul sito dell’Independent, che rivela come le grandi aziende impegnate nel trasporto marittimo e le compagnie di navigazione stiano attivando significativi investimenti di miliardi di dollari per consentire alle proprie navi il rispetto dei nuovi e più stringenti standard imposti da IMO, l’Organizzazione Marittima Internazionale, nel rispetto dei regolamenti che entreranno in vigore dal 1° gennaio.
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Come è noto agli addetti ai lavori, pur essendo già disponibili nuovi natanti con combustibili decisamente più puliti e sostenibili come il GNL (Gas Naturale Liquefatto), sulle navi esistenti si stanno installando dispositivi di abbattimenti degli inquinanti nei fumi come lo zolfo prima della loro emissione in atmosfera, che però, “aggirano” la nuova legislazione scaricando in mare il materiale raccolto nell’impianto di abbattimento, spostando il problema dalla matrice atmosferica a quella dell’inquinamento marino e quindi delle acque. Si tratta di dispositivi conosciuti anche come scrubber a circuito aperto, che catturano cioè lo zolfo estratto dai fumi dello scarico dei motori delle navi prima che entri nell’aria, ma con lo zolfo raccolto che non viene sequestrato e immagazzinato da qualche parte bensì espulso nella parte inferiore della nave, cioè l’acqua, incrementando così le concentrazioni degli inquinanti marini, i quali potrebbero avere effetti determinanti anche in termini di ulteriore acidificazione su tutti i complessi ecosistemi.
Secondo l’articolo di Indipendent, sarebbero già 3756 le navi equipaggiate con tale tipologia di dispositivi la DNV GL, uno dei più grandi certificatori marittimi al mondo. Di contro a una tale tipologia di sistemi esiste un dispositivo simile, denominato scrubber a circuito chiuso, il quale invece di espellere gli inquinanti nell’acqua, li trattiene immagazzinandoli in appositi serbatoi affinché possono essere avviati ad appositi impianti di smaltimento una volta giunti in porto, con un ovvio costo di smaltimento per i gestori delle navi. Purtroppo però sarebbero solo poche decine le navi che avrebbero installato la tipologia di scrubber a circuito chiuso, per gli evidenti maggiori costi legati, come dicevamo, allo smaltimento.
In particolare quindi, le navi che utilizzeranno lo scrubber incriminato “a circuito aperto” saranno capaci di emettere 45 tonnellate di acqua di lavaggio contaminata, contenente anche agenti cancerogeni come IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e metalli pesanti, per ogni tonnellata di combustibile bruciato.
Sauro Secci