Milano 2015: la qualità dell’aria, gli sforamenti di PM10 e l’epigenetica nell’anno di EXPO

Reduce dal convegno su epidemiologia ed ambiente, organizzato ad Arezzo da ISDE Italia, l’Associazione Medici per l’Ambiente, sono rimasto particolarmente colpito da un dato davvero inquietante


, portato all’attenzione dei partecipanti, dalla Dottoressa Maria Neira, Direttore Dipartimento di Protezione Ambiente Umano dell’OMS di Ginevra, relativo agli oltre 7 milioni di decessi che avvengono nel mondo, imputabili all’inquinamento atmosferico nell’ambito degli oltre 53 milioni di decessi totali.

In sostanza 1 decesso su 8 nel mondo, dipende dalla qualità dell’aria che respiriamo, con una prevalenza dell’inquinamento indoor, quello che avviene all’interno delle dimore, stante la ancora rilevante fascia di persone che, nei paesi poveri e poverissimi del mondo, cucinano e si riscaldano ancora senza nemmeno l’espulsione dei prodotti della combustione (vedi post “Forni pirolitici a basse emissioni: ecco “Biochar Plus”, un nuovo progetto di cooperazione internazionale per far meglio “respirare” l’Africa”). Un dato reso ancora più inquietante, se si pensa che neanche la seconda guerra mondiale in 7 anni di combattimento, riusci ad arrivare a tanto, fermandosi a circa 40 milioni di morti.

Pur allargando un pò dal tema specifico, vorrei approfondire il dato fornito dall’OMS sui 7 milioni di vittime sull’altare della qualità dell’aria ogi anno nel mondo  con questa triste ma illuminante disgregazione numerica:

Inquinamento outdoor – cause di decessi
– 40% dei decessi per malattie cardiache
– 40% per ictus
– 11% per malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO)
– 6% per cancro ai polmoni
– 3% per infezioni delle basse vie respiratorie acute nei bambini

Inquinamento indoor – cause di decessi:
– 34% per ictus
– 26% per malattie cardiache
– 22% per malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO)
– 12% per infezioni delle basse vie respiratorie acute nei bambini
– 6% per cancro ai polmoni

Nella acquisizione di questo dato mi ha colpito ancora di più la notizia di questi giorni, relativa ad una delle nostre metropoli, da sempre sinonimo di smog, anche per la sua particolare e non certo felice collocazione, avversa alla diluizione degli inquinanti come Milano. E’ proprio Milano che, ad appena due mesi dall’inizio di questo 2015, ha già violato per più di 35 giornate i limiti di legge previsti per la media giornaliera di polveri fini (PM10), superando i 50 microgrammi per metro cubo d’aria. Una situazione che farà scattare, al prossimo superamento, una nuova procedura di infrazione UE.

Una situazione che ha registrato uno sforamento dei limiti per ben 10 giorni consecutivi di sforamento, che ha fatto scattare l’attivazione automatica del protocollo che prevede lo stop ai veicoli più inquinanti (da diesel Euro 3).

impatto_atmosferico_tabella

Un brusco ritorno al passato per la metropoli lombarda, proprio nell’anno in cui si appresta ad ospitare un evento planetario come EXPO 2015. Una metropoli che, dopo un eccezionale 2014, nel quale il 35° superamento di PM10, fu registrato addirittura solo il 9 ottobre, grazie alle abbondanti piogge che depurarono l’aria facendo precipitare al suolo gli inquinanti sospesi, sta ripercorrendo anni maledetti come il 2006. Un contesto nel quale, ad inquietare è anche il superamento del limite sulla media annuale di PM10, fissata a 40 microgrammi/metro cubo, con un tendenziale che oggi si attesta a 56 microgrammi.

Un inquinante davvero subdolo quello delle polveri fini ed ultrafini, quelle capaci dall’apparato respiratorio, attraverso gli alveoli polmonari, di raggiungere il sistema cardiovascolare, proprio per essere l’unico caratterizzato solo dal punto di vista fisico (per le dimensioni delle singole particelle) e non chimico, profilandosi per questo come un nemico “occulto”, potendo essere vettore di agenti esterni non meglio conosciuti a differenza degli altri inquinanti atmosferici.

polveri_fini1

Al riguardo, l’assessore alla Mobilità e Ambiente del comune di Milano Pierfrancesco Maran, ha difeso l’operato dell’amministrazione Pisapia, sottolineando come, negli ultimi anni, malgrado le problematiche relative all’inquinamento atmosferico non siano risolte, siano stati fatti passi in avanti per il miglioramento dell’aria di Milano. Maran sostiene che:

“Siamo tornati ai livelli del 2013, che era il secondo anno migliore di sempre dopo il 2014, quando le piogge hanno favorito l’abbassamento dei livelli, incidendo in modo importante: il trend del PM10 è comunque in costante miglioramento”,

nel contempo l’Assessore precisa anche che “Bisogna andare avanti con le strategie strutturali impostate nella riduzione del traffico e nel miglioramento delle caldaie. L’aria che respiriamo oggi” secondo Maran “è migliore di cinque anni fa, grazie all’introduzione di Area C e al potenziamento del car sharing, ma la partita non è ancora vinta. Oltre a Milano c’è da migliorare le misure anche nell’hinterland. Inoltre da due anni la città rispetta uno dei parametri richiesti dall’Europa relativa alla media annuale di PM10, inferiori a 40 milligrammi per metro cubo, evento mai verificatosi negli anni precedenti”.

Davvero una situazione che sembra abbattersi come un monito su Milano, proprio nell’anno di EXPO 2015, per rinforzare ulteriormente le estemporanee e mai strutturate ed integrate e più di lungo termine politiche dei trasporti, dell’energia, della gestione dei rifiuti e dell’industria italiane, con la consapevolezza sempre più evidente, che se ciò si verificasse, questo determinerebbe  grandi benefici  del clima globale, ma anche dell’inquinamento locale, portando a notevolissimi risparmi nelle casse della Sanità pubblica.

A seguire, per chi avesse da investire, credo bene, 40 minuti del suo tempo, propongo burgioquesto splendido intervento di un grande epidemiologo e grandissimo divulgatore scientifico come il Dottor Ernesto Burgio, Coordinatore del Comitato Scientifico di ISDE Italia, l’associazione dei medici per l’ambiente, che ho avuto il piacere di ascoltare proprio in questi giorni al meraviglioso convegno di Arezzo e che ci introduce nel mondo della “epigenetica“. Si tratta proprio di una branca che studia le interazioni dell’inquinamento ambientale sul nostro patrimonio genetico e sull’eredità familiare. Fondamentale il rilievo iniziale del Dottor Burgio, legato alla “rivoluzione epidemiologica“, che ha visto negli ultimi 50 anni caratterizzati, nei paesi più industrializzati del nord del pianeta, caratterizzati dai maggiori effetti della antropizzazione, una quasi scomparsa delle patologie acute da cause infettive e parassitarie, a cui sta corrispondendo un grandissimo e sempre più inquietante incremento di malattie croniche, degenerative, infiammatorie e tumorali.

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