Legambiente, lotta ai cambiamenti climatici e rinnovabili: il grande ostacolo del MIBAC

Riportiamo di seguito con grande piacere e plauso la presa di posizione della principale organizzazione ambientalista nazionale, Legambiente, che indica nel Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, uno dei principali ostacoli alle improcrastinabili azioni di intervento per i cambiamenti climatici (fonte Linkiesta.it )

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Persino per installare un semplice pannello solare bisogna consultare avvocato e architetto, perché “modifica il paesaggio”: sulla questione della lotta ai cambiamenti climatici va interpellato il Mibac. A partire dall’incentivo per la ristrutturazione delle facciate dei palazzi.

La lotta ai cambiamenti climatici trova nel nostro Paese un muro, antico e bellissimo, ma invalicabile. È inutile girarci intorno, gli obiettivi ambientali su cui il nostro Paese è impegnato a livello europeo, non sono da tutti condivisi. Per soprintendenze e dirigenti del Ministero dei beni culturali le questioni che hanno portato in strada milioni di giovani dei Fridays for Future in tutto il mondo non li riguardano. E anche qualora entrassero tra le priorità politiche, nulla cambierebbe perché ogni scelta che interessa il territorio deve passare per il loro insindacabile giudizio.

Una storia emblematica da cui partire riguarda l’Ilva, perché persino un impianto eolico nel mare di fronte all’enorme impianto siderurgico di Taranto fu bocciato dalla Soprintendenza alcuni anni fa perché, si sosteneva, sarebbe andato a modificare il paesaggio. Ci sarà occasione per discutere su quale idea di patrimonio culturale e ambientale si stesse difendendo, ma di sicuro occorre affrontare il problema di innumerevoli impianti eolici e solari, persino sui tetti di edifici, che regolarmente vengono bocciati in ogni parte d’Italia.

Fino ad oggi ogni tentativo di definire almeno dei criteri per integrare le rinnovabili nel paesaggio o di responsabilizzare il Ministero, con le sue strutture territoriali, nel trovare soluzioni per superare questa situazione, è fallito. Una delle più incredibili è avvenuta nella scorsa legislatura, quando dopo un lunghissimo percorso di confronto si era arrivati ad approvare un Decreto che doveva semplificare almeno gli interventi minori. Ad esempio avrebbe permesso di evitare un parere vincolante almeno nel caso di pannelli solari sui tetti quando non visibili dalla strada. Niente da fare, dopo poche settimane dallo stesso Ministero è uscito un lunghissimo testo di Linee guida per l’interpretazione del Decreto, che di fatto restituiva ai soprintendenti il potere decisionale e obbligava un povero cittadino a dover consultare almeno un avvocato e un architetto prima di installare un semplice piccolo pannello.

È evidente che lo straordinario patrimonio storico, culturale e ambientale italiano debba essere salvaguardato da interventi sbagliati, ma oggi è possibile trovare soluzioni intelligenti se si decide di uscire da approcci pregiudizialmente contrari 

Questa situazione non è più accettabile in un Paese serio. È evidente che lo straordinario patrimonio storico, culturale e ambientale italiano debba essere salvaguardato da interventi sbagliati, ma oggi è possibile trovare soluzioni intelligenti se si decide di uscire da approcci pregiudizialmente contrari.

Proprio in questi giorni si è svolta la Conferenza sul Clima a Madrid e le sfide al centro del confronto sono proprio l’ambizione per fermare la crisi climatica e accelerare gli interventi. E oggi la nuova Presidente della Commissione europea Von del Leyen ha presentato i contenuti del Green new deal europeo, con la traiettoria dei provvedimenti e degli impegni di spesa che dovrà portare a una completa decarbonizzazione nel 2050. Purtroppo nel nostro Paese questa prospettiva sarà semplicemente impossibile da perseguire se non si deciderà di affrontare i problemi che si trovano di fronte le rinnovabili ma anche l’efficienza energetica. Su quest’ultima occorre chiamare in causa non architetti o archeologi delle soprintendenze ma proprio il Ministro Dario Franceschini, con una polemica di stretta attualità che riguarda la Legge di bilancio in corso di approvazione. Su proposta del Mibact è previsto un nuovo generosissimo incentivo che copre il 90% delle spese per coloro che rimettono mano alle facciate dei condomini. Un’idea bellissima, in teoria, che nasce prendendo a riferimento la Francia e la Legge Malraux del 1962. Il problema è che una proposta di questo tipo andava bene per le sfide di quegli anni e non nell’era dei cambiamenti climatici. Nel 2020 si deve guardare a come rendere più belli gli edifici ma soprattutto a come ridurne i consumi energetici, che oggi pesano per quasi un terzo del totale in Italia e con bollette assai care per le famiglie.

Il conflitto politico che si è aperto su questo provvedimento è emblematico e inaccettabile. Mette in crisi le politiche per l’efficienza energetica introdotte in questi anni – con l’Ecobonus per la riqualificazione dei condomini -, per preferire un molto più conveniente “bonus bellezza”. No, davvero non ci possiamo permettere dopo anni di scontri sulla scelta tra lavoro e salute, che se ne apra ora uno per decidere tra la difesa del pianeta dai cambiamenti climatici o la tutela della bellezza. Tra Greta e l’Unesco. Saremmo dei pazzi. Abbiamo tutte le competenze, le idee e le tecnologie per evitare di dover scegliere e per superare questi conflitti. La sfida politica per uscire dalla crisi climatica e rilanciare il Paese sta oggi proprio nel portare bellezza e soluzioni innovative nelle periferie e nei paesaggi italiani.

Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente

Link articolo originale Linkiesta.it

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