La geotermia italiana crescerà grazie a una mappa

Al via la nuova Carta geologica dell’Italia centrale per prevenire sismi e sfruttare le potenzialità dell’energia “pulita” del sottosuolo


Prevenzione. È un concetto davvero importante se si parla di terremoto, un fenomeno purtroppo di stretta attualità, ma anche per quanto riguarda il rischio idrogeologico e idraulico che minacciano l’Italia. Per questo l’iniziativa per la nuova Carta geologica dell’Italia centrale cui contribuiranno le Regioni Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche con le proprie banche dati diventa particolarmente importante proprio come strumento utile per attuare misure preventive.

Come ha spiegato Anna Marson, assessore all’Urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio della Regione Toscana, “La realizzazione di una banca dati geologica interregionale attraverso la revisione e l’omogeneizzazione di quanto prodotto dalle diverse Regioni nell’ambito del territorio di propria competenza, garantirà un nuovo strumento informativo interoperabile, con la possibilità di associarvi informazioni indispensabili per la conoscenza e la gestione del suolo e del sottosuolo in relazione alle competenze istituzionali degli Enti locali”.

Ha preso così avvio una stretta collaborazione interregionale nel campo dell’acquisizione, conservazione e diffusione dell’informazione geologica e geotematica applicativa. Un know-how finalizzato, oltre che alla produzione di concreti e comuni strumenti di lavoro, al coinvolgimento organico di altre strutture sia di ricerca che con compiti operativi.

Ma non si guarda solo alla prevenzione. La banca dati interoperabile diventa un supporto importante anche per altre finalità: per esempio, i dati disponibili potrebbero essere utilizzati per individuare nel sottosuolo le possibilità di sfruttamento della geotermia.

Su questo punto in particolare abbiamo incontrato Guido Lavorini, geologo e responsabile della P.O.O. “Geologia, Pedologia e BD Geotematiche” della Regione Toscana, che ci spiega caratteristiche e vantaggi ottenibili dalla Carta geologica dell’Italia Centrale.

La Carta, chiave per la geotermia

Questo progetto, “in scala 1:10.000 nasce con la firma del Protocollo d’Intesa (avvenuta a fine maggio a Firenze) tra gli Assessori con delega sul territorio delle Regioni Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria – spiega Lavorini –. Queste quattro regioni coprono il 90% dell’Appennino Settentrionale e sono accomunate dall’avere tutte completato la Carta Geologica 1:10.000 per le aree di propria competenza”.

Unire e omogeneizzare il tutto “sarà impresa non facile”, ammette il geologo, “ma per la realizzazione della quale le regioni investiranno risorse economiche e umane (impegnando ognuna il proprio settore tecnico di competenza) non indifferenti”.
Dai dati ottenuti con la realizzazione del Continuum geologico territoriale dell’Italia Centrale, spiega sempre il responsabile tecnico, sarà possibile estrarre alcuni tematismi derivati che presumibilmente (ma ancora non c’è nulla di ufficiale) riguarderanno la microzonazione sismica, la prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico e l’ottimizzazione dello sfruttamento della risorsa idrica e del sottosuolo.

In questa ultima sezione si può inquadrare anche l’energia geotermica. “Come Regione Toscana abbiamo già una banca dati contenente le varie concessioni per lo sfruttamento delle alte entalpie (pozzi geotermici), medie entalpie (stabilimenti idrotermali) e basse entalpie (sonde geotermiche e pompe di calore). È al momento ipotizzabile l’implementazione di tali banche dati anche a livello interregionale, in accordo con le altre tre regioni firmatarie del Protocollo d’Intesa”, spiega Lavorini.

Il lavoro sinergico si tradurrà anche nel mettere in comune metodologie sviluppate dalle singole regioni: nel caso dello sfruttamento geotermico sarà la Toscana a offrire il suo contributo, con il suo lavoro di censimento delle concessioni di impianti e punti di sfruttamento alta, media e bassa entalpia. “Questo tipo di sfruttamento, in particolare per media e bassa entalpia, si potrebbe avere anche nelle altre regioni”, ipotizza il responsabile.

La geotermia potrebbe quindi diventare una fonte interessante per l’Italia? “Le altre regioni appaiono recettive nello sfruttare dati geologici per individuare dove effettuare un dato sfruttamento, almeno a livello di media e bassa entalpia – conclude il geologo –. Previsioni in questo momento non se ne possono certo fare in termini di energia prodotta. Segnalo però che la Toscana con la geotermia copre il 15-20% del proprio fabbisogno energetico, grazie anche una politica di incentivi dal 2007 a oggi conta su 36mila impianti mentre le altre regioni sono ferme a 2-3000. Mi aspetto che negli anni a venire, garantendo una conoscenza del territorio più approfondita, si potranno comprendere meglio le potenzialità geologiche e vedere aumentare il numero di impianti geotermici”.

FONTE: Tekneco.it

PHOTO : Bill Ward

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