Italia del riciclo 2017: i numeri e le sfide di un settore in crescita

L’industria italiana del riciclo consolida la propria crescita con un 2016 nel quale è stato avviato a riciclo il 67% degli imballaggi e riuscendo a trattare quantitativi crescenti di rifiuti provenienti da raccolte differenziate. Tutto questo a 20 anni dalla emanazione dello storico D.Lgs. 22/1997 (meglio noto come “Decreto Ronchi”) e alle porte di una nuova svolta determinata dalle proposte di modifica delle principali direttive europee contenute nel Pacchetto sull’economia circolare, pubblicato recentemente dalla Commissione europea.

{tweetme} #italiadelriciclo “ctalia del riciclo 2017: i numeri e le sfide di un settore in crescita” {/tweetme}   

Nonostante un 2017 molto complesso l’industria nazionale del riciclo ha registrato una crescita in questi  ultimi 12 mesi,  consolidando l’Italia tra le eccellenze europee, come dimostrano sono i numeri dell nuovo Rapporto annuale “L’Italia del Riciclo 2017″, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE Unire (l’Associazione che riunisce le aziende impegnate nel recupero rifiuti)  presentato in questi giorni a Roma. Il report costituisce una puntuale analisi del l’evoluzione del settore, filiera per filiera, attraverso gli imballaggi, i rifiuti organici, i RAEE, i tessuti e gli oli esausti. Si tratta di una puntuale fotografia che  restituisce il profilo di un comparto con solide basi ma che, anche per questo, non ha ancora espresso a pieno tutte le sue potenzialità, visti gli ancora diversi importanti nodi da sciogliere e nuove sfide da affrontare.

Si tratta di nodi che riguardano direttamente le dinamiche del mercato, con le materie prime che spesso costano meno di quelle rigenerate, determinando che buttare risulta più conveniente del recuperare, visto che si tratta di un settore che non gode di forme di sostegno, che si trova a dover lottare ad armi impari contro il modello di economia lineare.

A questo sono da aggiungere alcune lacune normative non di poco conto, come il fatto che gli impianti di recupero possono trasformare i rifiuti in nuovi prodotti solo a condizione che esistano degli specifici criteri fissati da regolamenti comunitari o decreti ministeriali. Sono infatti ancora molti i prodotti, come ad esempio quelli assorbenti per la persona, per i quali tali criteri non esistono ancora, determinando così il blocco di qualsiasi attività di riciclaggio. Si tratta di una problematica che dovrebbe essere risolta da una nuova serie di provvedimenti ministeriali, denominati “End of Waste”, ancora in attesa di pubblicazione.

Al riguardo il Ministero dell’Ambiente ha già redatto quello sul fresato d’asfalto e quello sulla gomma derivante dai PFU (pneumatici fuori uso), oggi in attesa dell’approvazione della Commissione Europea. Vi sono poi alcune schede tecniche ancora all’esame dell’ISPRA, riguardanti il recupero di materia dai pannolini, dal piombo contenuto nelle batterie per auto, dai rifiuti da demolizione e costruzione e dalla vetroresina, con particolare riferimento alle imbarcazioni.

Un impulso importante per questo determinante comparto dell’economia circolare, sarà il nuovo pacchetto sull’Economia circolare predisposto dalla Commissione Europea, che determinerà nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere per il mondo riciclo e soprattutto la contestuale adozione di modalità uniformi per il calcolo del riciclato.

Venendo più propriamente ai dati dell’Italia del riciclo, contenuti nel nuovo Rapporto anche nel 2016, il nostro paese è uscito a testa alta nelle diverse filiere nazionali degli imballaggi, con il riciclo si è mantenuto su un buon livello, riuscendo a trattare il 67% dell’immesso al consumo. Nell’ambioto dei singoli comparti, ha registrare i risultati migliori le filiere di carta e acciaio, con un tasso di recupero rispettivamente pari all’80 e al 77,5%. Un crescita anche la filiera dell’organico, giunta al 41,2%, e quella dei rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici (RAEE) che ha raggiunto i 3,5 kg per abitante all’anno, l’85% dei quali destinato a recupero energetico o di materia. Relativamente al settore delle pile esauste, è stato raccolto il 39% dell’immesso al consumo di pile e accumulatori portatili. Un’altra eccellenza italiana è rappresentata dagli  oli minerali usati, con oltre il 99% degli oli gestiti avviati a rigenerazione ed una significativa crescita anche della raccolta degli oli vegetali esausti che  ha toccato le 65 mila tonnellate, facendo registrare un +5% rispetto al 2015.

Scarica il Rapporto “L’Italia del riciclo 2017” 

Scarica la sintesi del Rapporto “L’Italia del riciclo 2017” 

Sauro Secci

Articoli correlati