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I cambiamenti climatici non si fermano come i migranti: l’Australiano paga dazio

Proponiamo di seguito un interessante articolo di approfondimento de “Il Post“, sull’allarmante situazione dei numerosi incendi di dimensioni bibliche che stanno letteralmente devastando un paese immenso come l’Australia, con ripercussioni di dimensioni continentali anche sulle nevi perenni ed i ghiacciai della vicina Nuova Zelanda, anneriti dalle immense emissioni di particolati sospesi. (immagine di copertina Un canguro in mezzo a un incendio a Colo Heights, Australia – Fonte Brett Hemmings/Getty Images)

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Un’ondata di caldo seguita alla primavera più secca di sempre ha provocato uno dei più grandi disastri della storia recente del paese.

Il primo ministro dello stato australiano del New South Wales ha dichiarato una settimana di stato di emergenza, per fare fronte agli enormi incendi che da settimane stanno bruciando in diverse zone dello stato e dell’Australia orientale. I morti totali dall’inizio della stagione degli incendi sono stati 18, e soltanto questa settimana ci sono stati già 17 dispersi.

Oltre 1.000 case sono state distrutte, e gli ultimi ordini di evacuazione riguardano migliaia di persone, compresi molti turisti che dovranno lasciare i luoghi di vacanza delle coste del sud est del paese entro sabato. Diverse strade sono state bloccate dagli incendi, e altre dalle lunghissime code di turisti e residenti che lasciavano le loro case e i loro alberghi seguendo le istruzioni delle autorità.Per il weekend si prevede che continueranno lealte temperature e i forti venti, le due principali cause degli incendi insieme alla siccità. Nei giorni scorsi in tutti gli stati del paese le temperature hanno superato i 40°C, dopo che a metà dicembre era stato registrato il giorno più caldo della storia dell’Australia. Questa ondata di caldo è seguita alla primavera – che nell’emisfero australe corrisponde al nostro autunno – più secca di sempre nel paese, e che è arrivata dopo un periodo di minori piogge cominciato nel 2017 in stati come il New South Wales e il Queensland, tra i più colpiti dagli incendi.

Come ha spiegato il New York Times, i primi segnali di quella che sarebbe stata la stagione degli incendi erano arrivati già da settembre, quando era andato a fuoco il Binna Burra Lodge, uno stabilimento alberghiero in una zona delle montagne del Queensland solitamente fresca e umida, dove gli incendi sono molto rari. I roghi erano poi aumentati nelle settimane successive, diventando oltre settanta a novembre, quando c’erano già 1.500 vigili del fuoco impegnati a combatterli. L’11 novembre, lo stato del New South Wales aveva catalogato come “catastrofico” il rischio incendi, per la prima volta nei dieci anni in cui è usato l’attuale sistema di classificazione.

Finora sono bruciati oltre 40mila chilometri quadrati di boschi nel solo New South Wales, e attualmente sono in corso circa 90 incendi nello stato, che si sommano a quelli degli stati vicini. In tutto i chilometri quadrati bruciati sono quasi 50mila, un’area grande come Piemonte e Lombardia insieme, più di sei volte la superficie bruciata nel 2018 negli incendi in California che fecero un centinaio di morti.

A combattere gli incendi ci sono decine di migliaia di vigili del fuoco, per la maggior parte volontari, cosa che ha aperto un dibattito nel paese sulla dipendenza dai volontari nella gestione delle calamità naturali. Con una decisione alla quale il primo ministro Scott Morrison era inizialmente contrario, il governo australiano ha deciso di dare un premio di 4mila dollari ai volontari attualmente impegnati a spegnere gli incendi. L’Australia ha comunque dovuto chiedere aiuto a Canada e Stati Uniti perché inviassero i canadair.

In questi giorni l’aria a Sydney è tra le più inquinate del pianeta, e in ampie zone del sud est del paese il cielo è grigio e arancione a causa delle ceneri sollevate negli incendi. Il fumo e la cenere sono arrivati perfino in Nuova Zelanda, dove le nevi e i ghiacciai si sono tinti di marrone.

Secondo gli scienziati, pochi posti nel mondo sono esposti ai cambiamenti climatici come l’Australia, e da tempo gli esperti avvertono che gli incendi diventeranno sempre più frequenti con l’aumento delle temperature nel paese causate dal riscaldamento globale, che porta periodi di caldo più lunghi ed estremi, così come una maggiore siccità che rende il terreno e la vegetazione più secchi e adatti alla combustione.

L’Australia è un continente unico (perché è un continente, non un’isola), che comprende territori ai confini dei tropici al nord e altri con un clima più temperato al sud, con in mezzo il deserto e affiancato da due oceani diversi, che ne influenzano il clima con le proprie correnti. Per questo può essere difficile prevedere i cambiamenti climatici del continente di anno in anno. Ciononostante, i segnali che indicavano un’estate particolarmente adatta allo sviluppo degli incendi erano stati rilevati dai climatologi: le variazioni di temperatura tra la parte orientale e quella occidentale dell’oceano Indiano hanno portato meno pioggia, spingendo in altre direzioni i venti che portano normalmente l’umidità dall’oceano verso il continente. Allo stesso modo, le particolari condizioni dei venti antartici hanno favorito un clima secco in Australia, mentre il ritardo della stagione dei monsoni al nord ha permesso un aumento delle temperature nella parte centrale del paese.

Fonte: The Guardian

Il governo australiano, guidato dai conservatori dal 2013, sta ricevendo moltissime critiche per non aver saputo dare in questi anni una risposta chiara sul cambiamento climatico, anche a causa del tradizionale legame del paese con l’industria mineraria e del carbone. I leader conservatori nelle scorse settimane hanno riconosciuto l’emergenza, ma hanno ricordato che in Australia ci sono sempre stati incendi.

La stessa NSW Rural Fire Service, l’agenzia dei vigili del fuoco del New South Wales, dice che questi livelli di devastazione quasi non hanno precedenti nella storia. L’unica volta che la superficie bruciata raggiunse livelli paragonabili fu nel 1974, quando però gli incendi furono provocati da una crescita eccessiva della vegetazione dovuta alle forti piogge, e avvennero in zone remote dell’ovest del paese. Il Gospers Mountain fire, uno degli incendi che cominciò a metà ottobre con un fulmine a nord di Sydney e che da allora si è unito ad altri incendi, potrebbe essere stato il più grosso incendio forestale a medie latitudini ad essersi mai sviluppato a partire da una singola accensione.

Se gli incendi sono una parte fondamentale del clima e degli ecosistemi australiani, studi come il 2018 State of the Climate dicono che c’è stato un aumento della lunghezza della stagione degli incendi e della sua intensità dovuto al riscaldamento globale. È per questo che, se tracciare un collegamento diretto tra l’attività antropica e gli incendi australiani è complesso e sconsigliato dagli esperti, la comunità scientifica è concorde nel rilevare che l’emergenza climatica renderà più frequente la nascita e lo svilupparsi di grandi incendi come quelli in corso in queste settimane.

Link articolo originale “Il Post – Perché gli incendi australiani sono così grossi”

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