Fioramonti non dimetterti! Le tue idee e le tue proposte sono fondamentali per la scuola italiana

La recente nomina a Ministro di Lorenzo Fioramonti, da tempo amico e interlocutore di Ecofuturo Festival, ha acceso anche nella nostra redazione una grande speranza, sia per la competenza accademica sia come segno di un cambiamento profondo e non solo di facciata.

Fioramonti é un grande difensore della laicità nella scuola, è da sempre sostenitore della migrazione dal PIL al BES ovvero dalla misura del Prodotto Interno Lordo al Benessere Equo e Sostenibile (vd i libri Gross Domestic Problem: la politica dietro il numero più potente del mondo del 2013, Il modo in cui i numeri governano il mondo: l’uso e l’abuso delle statistiche nella politica globale del 2014 ed i volumi del 2017 Economia del benessere: successo in un mondo senza crescitaPresi per il PIL. Tutta la verità sul numero più potente del mondo e Il mondo dopo il PIL: economia, politica e relazioni internazionali nell’era post-crescita), ha annunciato l’introduzione in Italia, primo Paese al mondo, dello studio del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile come materia scolastica,si è coraggiosamente esposto nelle critiche alle scelte energetiche del colosso ENI, vuole curare lo spreco energetico dei plessi scolastici ed ha messo al centro il sostegno alla ricerca universitaria. 

Per questi e tanti altri motivi non possiamo che augurarci che le annunciate dimissioni del Ministro in dissenso per l’entità dei fondi dedicati all’Istruzione, l’Università e la Ricerca rientrino immediatamente. L’Italia ha bisogno di persone appassionate e competenti! 

Redazione Ecquologia e team di Ecofuturo Festival 

Nella foto l’intervento di Fioramonti ad Ecofuturo Festival edizione 2018

Di seguito riportiamo l’appello dei parlamentari Alessandro Fusacchia e Rossella Muroni.

Per settimane abbiamo sentito ripetere al Ministro Lorenzo Fioramonti la sua ferma intenzione di dimettersi e lasciare il MIUR nel caso in cui su scuola, università, ricerca non fossero arrivati 3 miliardi di nuove risorse. Dall’insendiamento del nuovo Governo abbiamo parlato spesso con Fioramonti, imparando da subito a prendere sul serio quello che diceva. Non c’è voluto troppo, infatti, per riconoscere questa sua inclinazione british, poco comprensibile in un’Italia assuefatta a politici che le dimissioni le minacciano ma poi non le danno, e che ha fatto sì che fino ad oggi la sua “minaccia” non venisse presa sufficientemente sul serio.

Da stamattina la voce che si dimetta davvero si è fatta più insistente: rimbalza sui media, serpeggia nei corridoi della Camera, se ne parla ormai apertamente. Se ne è appena discusso anche in apertura di lavori della Commissione Istruzione. Evidentemente Fioramonti lo avrà comunicato ad un po’ di persone e alle istituzioni a cui — in casi come questo — è corretto e opportuno far arrivare la notizia prima che la apprendano sui giornali o sui social.

Evidentemente è ormai chiaro a chiunque che i 3 miliardi non c’erano e non ci saranno, in questa legge di bilancio. Due giorni fa Repubblica ha fatto una ricognizione delle varie misure presenti nella legge, e ne è uscito un quadro semplice e chiaro: ci sono quasi 2 miliardi sulla scuola, ancorché messi sostanzialmente sul rinnovo del contratto collettivo dei docenti, e nulla per università e ricerca.

A questo punto possiamo fare due cose. Farci la domanda sbagliata: 2 miliardi non sono certo 3, ma sono davvero insufficienti per impedire al ministro Fioramonti di dimettersi senza perdere la faccia? Qualcuno dirà di sì, qualcuno di no. Tifoserie. Oppure possiamo farci la domanda giusta: abbiamo bisogno di queste dimissioni? Noi pensiamo di no.

Non ne hanno bisogno la maggioranza e il Governo, che possono contare su un ministro con visione sulla scuola e sulla necessità di mettere al centro del nuovo progetto formativo per le nuove generazioni lo sviluppo sostenibile e il contrasto alle disuguaglianze. Non ne hanno bisogno la scuola, l’università e la ricerca italiane che dal giorno dopo le dimissioni continueranno ad avere gli stessi problemi di prima, e anche un problema in più: trovare una nuova guida, costituire una nuova squadra attorno al nuovo ministro, evitare un altro pesante stop-and-go in settimane delicatissime per quello che riguarda tanti dossier spinosi che il MIUR sta affrontando.

Se Fioramonti se ne va, ricominciamo un’altra volta da capo. Siamo pronti a scommettere: torniamo indietro.

Sul Corriere di oggi Luca Solesin, del progetto Changemaker di Ashoka, scrive un bellissimo pezzo che parte dall’anno 2039, cioè dall’anno in cui a sostenere la maturità saranno i nati nel 2020, chiedendo che tipo di scuola ci serva costruire per preparare i prossimi nascituri ad un mondo così vicino e così impossibile da prevedere. Ecco, noi pensiamo che Fioramonti possa aiutare questa maggioranza a ragionare su questo futuro e a costruirlo. Perché i 3 miliardi tutti e subito sono importanti. Ma è più importante lavorare ad un nuovo modello educativo, di insegnamento, di formazione dei docenti, di organizzazione della scuola, di esperienza che facciamo fare alle nostre studentesse e ai nostri studenti ogni giorno in classe.

Con le sue dimissioni non avremo comunque il miliardo che manca e perderemo anche qualcuno che ha dimostrato di voler lavorare ad un nuovo paradigma, a misure che non siano “adattive” (per riprendere sempre l’espressione di Solesin sul Corriere di oggi), ma radicali, vale a dire capaci di trasformare in profondità la maniera in cui la scuola, ma anche l’università e la ricerca, funzionano nel nostro Paese. Invece di dimettersi e legittimamente rivendicare la propria coerenza, Fioramonti chieda più coraggio a questo Governo, così come molti di noi parlamentari stanno chiedendo più coraggio al Parlamento, e come in definitiva tutti insieme possiamo chiedere a coloro che, in questo momento, guidano le forze politiche di maggioranza. Chieda coraggio e metta sul tavolo richieste ambiziose. Crediamo troverebbe più di una sponda.

E magari qualcosa potrebbe succedere davvero.

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