Emissioni naturali di polveri fini dal Mar Caspio all’Italia: l’analisi di SNPA

In questi giorni di emergenza coronavirus, caratterizzati da un crollo delle emissioni da flussi di traffico si è verificato nei giorni scorsi un episodio in controtendenza, con le reti di monitoraggio della qualità dell’aria di molte agenzie ambientali regionali del SNPA (Sistema Nazionale Protezione Ambientale) hanno fatto registrare valori anomali e decisamente molto elevati, di concentrazione di PM10.

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Il fenomeno ha esordito nelle regioni settentrionali più orientali, Friuli Venezia Giulia e Veneto, nel giorno 27 marzo, andando poi ad interessare progressivamente altre regioni come Emilia-RomagnaMarcheLiguriaPiemonte, ecc., dove sono stati registrati valori di PM10 ben superiori al doppio del valore limite giornaliero. Tutto questo è avvenuto in un contesto apparentemente favorevole alla dispersione degli inquinanti in atmosfera, venendo nei giorni precedenti, da concentrazioni di PM10 molto più basse.

Tutto questo ha fatto mettere in moto da parte di tutte le agenzie regionali approfondite analisi, evidenziando come causa più plausibile di tali incremento di particolato l’arrivo di aria densa di polveri sottili di origine non antropica e quindi naturale, costituito da polveri desertiche, trasportate dalle correnti orientali.

Dalle simulazioni modellistiche a grande scala,  effettuate da Arpae nell’ambito della nuova piattaforma SNPA-ASI Copernicus, si evidenzia che si  tratta di polveri provenienti dai deserti asiatici e confinanti con il mar Caspio.

La probabile origine naturale del particolato è avvalorata dal fatto che in questi ultimi giorni si è verificato incremento molto significativo del PM10, a cui ha corrisposto invece un modesto incremento di polveri ultrafini PM2.5, un segno che le polveri di questi giorni sono grossolane, compatibili con una origine naturale  terrigena.

Anche l’esame visivo del materiale particolato depositato nei filtri campionati nei giorni 26 – 29 marzo 2020 dagli analizzatori automatici di PM10 installati, ad esempio in Toscana, evidenziano la presenza di materiale terrigeno di colore giallo-grigio, mentre i filtri ottenuti nei giorni di superamento del limite giornaliero di PM10 nelle aree urbane nel periodo invernale presentano una colorazione molto diversa e in genere completamente nera.

Queste polveri sono state rinvenute abbondanti anche nei campioni per le analisi dei pollini aerodispersi, nello specifico analizzati dai tecnici di Arpa FVG. L’Italia è investita ogni anno da decine di eventi di trasporto di sabbie Sahariane, riconoscibili, nei casi più macroscopici, anche a occhio nudo per il colore giallastro sui preparati per microscopia.

In quest’ultimo episodio, però, la polvere appare diversa. A occhio nudo si presenta infatti come una densa patina color avorio, mentre al microscopio è incolore, trasparente, omogenea per dimensioni e forma. Le dimensioni dei granuli vanno dai 2 ai 10 µm, con forma spigolosa tridimensionale. La visione in contrasto di fase con luce polarizzata conferma la natura cristallina dei granuli.

Per quanto riguarda la presenza di pollini, sui vetrini si nota una decisa riduzione della quantità rispetto alla media del periodo, e la composizione tipica di marzo: cipresso, carpino, betulla, acero, pioppo. Non possediamo dati pollinici attuali né delle regioni caucasiche né magrebine; tuttavia i dati del bollettino pollinico di Reggio Calabria indicano fioriture di ortica, parietaria, Mercurialis, ricino, graminacee e gelso. 

Da queste analisi si possono fare le seguenti considerazioni:

  • la granulometria omogenea del particolato, dovuta evidentemente a una selezione dei granuli in base alle dimensioni e peso, è indice di un trasporto a distanza;
  • il colore biancastro non è tipico delle sabbie sahariane abitualmente osservate;
  • le osservazioni sulla composizione pollinica depongono a sfavore di una provenienza da paesi caldi;
  • le specie polliniche presenti sono in linea col periodo e tipiche di ambienti temperato-freddi;
  • le fioriture del Mediterraneo settentrionale, molto diverse da quelle del Friuli Venezia Giulia, escludono un’origine africana dei pollini ritrovati;
  • le immagini microscopiche dei campioni osservati in Friuli Venezia Giulia e in Emilia Romagna sono sovrapponibili, ciò fa pensare a una natura comune delle polveri raccolte;
  • il vento prevalente nei giorni interessati dal fenomeno era la Bora (provenienza nord/nord-est).

Le osservazioni microscopiche fisiche e biologiche riportate depongono decisamente per la tesi della provenienza caucasica delle polveri e mostrano ancora una volta l’importanza del monitoraggio aerobiologico condotto dalla rete POLLnet del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

A seguire l’animazione su scala europea del trasporto di dust dal mar Caspio (28-30 marzo 2020)

Per approfondire link articolo originale sito SNPA 

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