Ecodragaggi, c’è tanto interesse ma le normative vanno aggiornate

Rilanciamo a seguire l’articolo de “La Gazzetta Marittima”, a firma di Cinzia Garofoli, con l’intervista a Davide Benedetti, presidente ed amministratore delegato di Decomar, sul recente convegno che si è tenuto a Palazzo Ducale di Massa, promosso dall’associazione ambientalista Italia Nostra per trovare soluzioni valide all’annoso problema dell’erosione del litorale apuano, che ha confermato la validità del sistema Limpidh2o di Decomar.

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Presidente Benedetti, cosa è emerso dall’incontro?

Il convegno ha dimostrato che quando soluzioni vere e ambiziose riescono a dare risorse e risposte congruenti diventa facile trovare sensibilità e disponibilità ad affrontare il tema ed addirittura a farsene portavoce. Italia Nostra ha detto “noi non sponsorizziamo aziende ma siamo molto interessati a capire se c’è un’evoluzione tecnologica in grado di dare anche una risposta ambientale” e in LimpidH2o, come in Decomar, c’è l’ambizione di coniugare e rendere simbiotici lo sviluppo portuale e lo sviluppo turistico: un’unione di intenti, fino ad oggi diametralmente opposti come finalità ma anche come obbiettivi, che l’innovazione LimpidH2o riesce a mettere in sinergia in un matrimonio straordinario, legandoli inoltre nel sodalizio – ancora più forte – della tutela dell’ambiente. Nel convegno è emerso che l’innovazione LimpidH2o riesce a dare nuovo impulso allo sviluppo industriale, a quello turistico e un nuovo livello di tutela ambientale. Ed è proprio la capacità di unire gli interessi dell’industria, del turismo e dell’ambiente la grande rivoluzione legata all’innovazione LimpidH2o.

La tecnologia LimpidH2o afferma da anni la valenza del proprio progetto; quali sono i risultati pratici ad oggi riscontrati nel pubblico e nel privato?

Per quanto riguarda i lavori legati all’ambiente abbiamo riscontrato, in tutto questo periodo, una notevole difficoltà a far recepire questa innovazione tecnologica. Infatti il contesto specifico in cui si inserisce, proprio perchè caratterizzato da estrema obsolescenza tecnologica, era fondato su procedure operative ormai radicate e difficili da variare che ne rappresentavano nel contempo la causa del così elevato ritardo nell’esecuzione delle opere.

Nel pubblico, dove prima eravamo quasi totalmente esclusi, ora, a macchia di leopardo, si stanno ravvisando aperture a questa innovazione che permette, tra l’altro, di risolvere i problemi burocratici – di autorizzazioni ad esempio -, di contenere i costi operativi fino al 30%, di dirimere le rivalità, spesso causa di blocco delle attività legate ai dragaggi, fra porto e turismo dato che è proprio il settore del turismo che, in questo modo, può chiedere di dragare e riutilizzare le stesse sabbie per il ripascimento del litorale. Con queste premesse oggi l’utilizzo di questa tecnologia diventa un imperativo e siamo impegnati per poter avviare questo nuovo e virtuoso modello operativo.

Abbiamo interessi in fase più avanzata da parte delle realtà private: stiamo infatti dialogando con il presidente dei balneari della Toscana Nord per realizzare, in questo periodo di pre-balneazione, degli interventi di ripascimento con la nostra tecnologia.

Riguardo al progetto di intervento sul porto di Carrara: parteciperete alla gara?

La gara non è stata ancora presentata ma se il progetto prevederà il consueto iter – cioè asportare sedimenti che non potranno mai essere riutilizzati ed accumularli sulla banchina Taliercio – noi non potremo proporci, per cui il nostro auspicio è che venga rivisto e che possa aprirsi alle nuove tecnologie. Tra l’altro, se gestiti con la solita metodologia, i sedimenti sarebbero causa di emissioni odorigene fastidiosissime, contro le quali anche il Comune di Carrara si è già espresso. Non chiediamo assolutamente di avere dei bandi scritti ad hoc, questo è contrario al nostro modello imprenditoriale, ma pretendere di poter partecipare ed esprimere i vantaggi che possiamo spendere sul campo, questo si.

Prospettive in Italia o all’estero?

Per quanto riguarda l’Italia siamo in attesa di partecipare a dei bandi di gara che sono aperti alle nostre tecnologie ed entro fine anno ne vedremo le applicazioni. Mentre per quanto riguarda l’estero dei risultati importanti li abbiamo già ottenuti. Come Decomar siamo stati infatti selezionati per il secondo anno consecutivo dal Ministero dell’Ambiente per partecipare, come unica tecnologia di ecodragaggio, agli eventi internazionali di Shanghai all’interno del Padiglione Italia.

Decomar ha già avuto l’attenzione di alcuni grandi gruppi internazionali che sono interessati ad un dialogo per costruire una strategia globale sull’ecodragaggio ed entro fine anno ci saranno delle importanti risposte. Per far fronte al nostro progetto di ampio respiro affiancheremo entro 5-6 mesi alla nostra econave, attualmente operativa, un’altra con tutte le dotazioni tecnologiche necessarie che avrà una dimensione non inferiore agli 80 metri e 2000 tonnellate di stazza.

A quale punto del suo percorso è oggi Decomar?

Quando un progetto è valido, ha una forza intrinseca che prima o poi annulla le difficoltà. Oggi abbiamo la certezza che il dragaggio si evolverà nell’ecodragaggio per innovarsi nel mondo: questo è già scritto nella storia. E l’ambiente ha già avuto la conquista tecnologica che Decomar ha messo sul piatto, anche questo è sicuro. Noi siamo gli inventori dell’ecodragaggio ed abbiamo recentemente avuto la soddisfazione di essere stati contattati da Wikipedia per dare il nostro assenso all’introduzione di questo neologismo sia nella forma italiana che in quella internazionale di ecodredging. Oggi l’ulteriore scommessa di Decomar è quella di trasformare questa innovazione tecnologica affermata in un business.

Cinzia Garofoli

Link articolo originale La Gazzetta Marittima

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