DEF 2017: finalmente considerato anche il BES (indicatore di benessere equo e sostenibile)

La lunga crisi che sta interessando oramai da anni le economie dei paesi sviluppati, che ha visto il progressivo dominare della finanza sul lavoro dell’uomo, ha evidenziati oramai da tempo la assoluta inconsistenza di un indicatore di benessere come il PIL, basato sulla crescita indefinita. Per questo da tempo si vanno definendo nuovi diversi indicatori in diversi paesi ed anche in Italia il nostro ISTAT ha predisposto sei anni fa un nuovo indicatore come il BES (Benessere Equo e Solidale), decisamente più attinente alla realtà che stiamo vivendo (vedi post Ippocampo “Benessere umano: non di solo PIL e Spread vive l’uomo“).

A prendere finalmente in considerazione questo nuovo indicatore anche uno strumento di pianificazione importante come il nuovo DEF 2017 (Documento di Economia e Finanza), riferito alle politiche economiche e finanziarie scelte dal Governo.
Al riguardo il Ministro dell’ambiente Galletti in una intervista a Rai Parlamento ripresa sul sito dello stesso ministero, sottolinea che “grazie agli interventi strutturali come gli ecoincentivi e le azioni messe in campo dal governo il valore della CO2 pro capite è stato rallentato. Il nostro Paese ha assunto impegni europei molto onerosi e dobbiamo andare avanti: con la strategia energetica nazionale, quelle per lo sviluppo sostenibile e per i cambiamenti climatici stiamo lavorando ad un piano strategico industriale del Paese da qui al 2030“.
L’elezione degli indicatori BES per la valutazione del benessere equo e sostenibile del paese da parte di uno strumento fondamentale di pianificazione delle scelte sociali, economiche e finanziarie, rappresenta indubbiamente un passaggio epocale, necessario per misurare la crescita del Paese non solo relativamente ai beni prodotti ma anche per l’impatto di questi ultimi in termini ambientali, riguardo a taluni indici come le emissioni di CO2 e sociali.

La nuova famiglia di indicatori BES, nasce nel 2011 con l’obiettivo di misurare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale attraverso l’analisi di dodici domini muldimensionali come salute, istruzione e formazione, relazioni sociali, patrimonio culturale, ambiente, ricerca, in un monitoraggio ad ampio raggio che consente di rendere misurabile la qualità della vita, valutando nel contempo l’effetto delle politiche pubbliche sulle principali dimensioni sociali.

Estratto Rapporto BES 2016 – ISTAT

L’elaborazione da parte dell’ISTAT, ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle parti sociali e della società civile per poterlo integrare al meglio intergrare al meglio con l’ramai lacunoso ed unidimensionale PIL. Per vedere il BES varcare la soglia degli strumenti nazionali di pianificazione si è dovuto aspettare la Legge di bilancio del 2016, per trovare una consacrazione più sostanziale nel DEF 2017 insieme al REI (Reddito di inclusione attiva). Nel nuovo DEF il nuovo indicatore potrà dare piena luce circa il reddito medio disponibile, sulla diseguaglianza dei redditi, sulla mancata partecipazione al mercato del lavoro, sulle emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti.

Un passaggio importante quello recepito nel DEF, che permetterà di indirizzare la programmazione delle riforme verso il disaccoppiamento tra crescita del Pil e produzione di CO2, tendenza già riscontrata nell’economia globale”. Una azione che dovrebbe però essere integrata da azioni più perentorie nell’ambito della de carbonizzazione dei sistemi, che hanno visto troppo spesso l’Italia in questi ultimi tempi, in atteggiamenti certamente ambigui.

Speriamo davvero si tratti di un segnale importante per una autentica e decisa virata verso le politiche della sostenibilità.

Sauro Secci

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