Cambiamenti climatici: una minaccia per agricoltura e zootecnia del Sud Europa

Molte colture agricole e pratiche zootecniche a rischio nell’Europa del Sud: a lanciare questo allarme la EEA (European Environment Agency). A causa del cambiamento climatico colture come grano, mais e barbabietola da zucchero diminuiranno del 50% entro il 2050 nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (foto testata: copertina nuovo rapporto EEA “Climate change threatens future of farming in Europe”).

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Queste le indicazioni principali che emergono dall’ultimo report di EEA (European Environment Agency), “Climate change threatens future of farming in Europe”, scaricabile in calce al post, nel quale si evidenza come l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, con l’incremento delle temperature, che ha portato nei mesi scorsi buona parte del distretto del centro e del sud d’Europa a registrare nuovi record, e con l’incremento di casi di siccità che potrebbero determinare un calo di produttività in colture come grano, mais e barbabietola da zucchero entro il 2050. Si tratterebbe di uno scenario che comporterebbe una perdita di valore, in termini sia commerciali che sociali per i terreni agricoli, con un loro progressivo abbandono entro il 2100 che avrebbe davvero conseguenze inimmaginabili, stante il ruolo fondamentale di una nuova agricoltura nella lotta ai cambiamenti climatici.   

Nel contempo settori come agricoltura ed in particolare zootecnia, sono tra i maggiori emettitori di gas serra, dal momento che, nonostante i livelli di emissioni climalteranti abbiano registrato una netta diminuzione rispetto ai primi anni ’90 (-22% di GHG nel periodo dal 1990 al 2016), con le emissioni dell’intero comparto agricolo a rappresentare, ad oggi, il 10% del totale dell’Unione europea, risultando il maggiore responsabile dell’emissione di gas serra diversi dal diossido di carbonio con quelle derivanti dalla fermentazione enterica, cioè il metano, prodotto e rilasciato dal bestiame durante la digestione, che costituiscono la quota prevalente di tutte le emissioni di gas a effetto serra del settore, superiori al 38%.

Nel report si spiega come l’aumento delle temperature medie globali e della concentrazione di CO2 nell’atmosfera potranno determinare un’allungamento della stagione di crescita delle piante nel Nord Europa, evidenziando però nel contempo gli effetti positivi del cambiamento climatico saranno trascurabili rispetto a quelli negativi, con particolare riferimento al Sud Europa, distretto geografico nel quale la perdita di valore delle terre determinerà una diminuzione dell’80% dei terreni coltivati entro la fine secolo, con un massiccio abbandono del comparto agricolo in regioni storicamente vocate proprio dall’agricoltura.

Lo scenario tracciato dal nuovo rapporto pur non compromettendo la sicurezza alimentare europea, determinerebbe un aumento dei costi di produzione e quindi al consumo, con l’enorme sproporzione che si determinerebbe tra domanda e offerta.

Nel report EEA inoltre si sottolinea l’importanza di perseguire strategie di adattamento già delineate in sede comunitaria e sviluppate nel contesto della Politica Agricola Comune (CAP). Il team di EEA evidenzia inoltre l’esigenza di adozione di significativi cambiamenti sia a livello di pratiche agricole, con una drastica limitazione dell’uso di fertilizzanti ed una ottimizzazione nella gestione degli animali, che a livello del consumatore, con un invito a modificare le diete alimentari riducendo il consumo di carne e gli sprechi, con una maggiore attenzione alla formazione e all’informazione dei singoli agricoltori di best practice e nuove tecniche.

Altro aspetto rilevato nel rapporto anche il fatto che le strategie di adattamento elaborate dall’Ue non vengono spesso capillarmente recepite per la mancanza di finanziamenti, del sostegno politico, della capacità istituzionale e dell’accesso al know-how dell’adattamento, sottolineando la necessità di ulteriori conoscenze, innovazione e sensibilizzazione per un miglioramento nell’uso efficace delle misure di adattamento già disponibili, come l’introduzione di colture adattate, tecniche di irrigazione migliorate, margini di campo e agroforesteria, diversificazione delle colture e agricoltura di precisione (precision farming).

Uno sforzo, quello di resilienza ai cambiamenti climatici nel vecchio continente, indicato da EEA, articolato su due fronti, quello di ampio respiro delle politiche comunitarie e quello delle singole aziende agricole, a difesa anche di milioni di posti di lavoro e preservando un comparto storicamente radicato proprio nel Sud Europa, imprescindibile ed assolutamente fondamentale per la vita dell’uomo sul pianeta.

Link nuovo rapporto EEA “Climate change threatens future of farming in Europe”

Sauro Secci

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