Area ECA anche nel Mediterraneo: un nuovo studio francese ne stima i potenziali benefici
La lotta ai gravissimi ritardi accumulati dal settore della navigazione nella mitigazione dell’inquinamento atmosferico e per accelerare l’istituzione anche nel Mediterraneo di un’area ECA (Emissions Control Area), consentirebbe di salvare migliaia di vite umane ogni anno in Europa, a fronte della sostanziale riduzione dei livelli di particolato, ossidi di zolfo e di azoto, con milioni di euro risparmiati per i minori costi sanitari e sociali legati all’inquinamento.
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Ad effettuare una stima dei potenziali benefici di un tale scenario finalmente evolutivo un nuovo studio francese, “ECAMED”, pubblicato nei giorni scorsi, redatto da Cerema, Citepa e Ineris, sostenuto dal Ministero dell’Ambiente francese, e scaricabile in calce al post.
Si tratta di un rapporto nel quale si è valutato il miglioramento della qualità dell’aria nell’intera area mediterranea con il passaggio a combustibili navali di migliore qualità e l’utilizzo di sistemi di abbattimento degli inquinanti. Con l’istituzione di un’area ECA nel Mediterraneo, le emissioni prodotte si ridurrebbero, rispetto al 2015, di ben il 95% per gli ossidi di zolfo, dell’80% per le polveri sottili, del 51% relativamente al black carbon e fino al 100% per gli ossidi di azoto, migliorando in maniera significativa la qualità dell’aria, con particolare riferimento alle tante città portuali del nostro mare. Secondo gli autori dello studio francese poi “i benefici per la salute derivanti dall’area ECA nel Mediterraneo sono almeno tre volte superiori al costo di messa in opera dell’area”.
Fonte: Studio ECAMED: a Technical Feasibility Study for the Implementation of an Emission Control Area (ECA) in the Mediterranean Sea
Significativo anche il bilancio in termini di 6000 vite umane salvate dall’area ECA nel Mediterraneo, con un risparmio da 8.1 a 14 miliardi di euro di costi sociali legati all’impatto dell’inquinamento sulla salute. Da notare inoltre come, anche se i benefici riguarderebbero tutti i Paesi affacciati sul Mediterraneo, sarebbe proprio l’Italia ad avere il maggior vantaggi, con quasi 500 vite salvate ogni anno e un risparmio, in termini di costi sociali, compreso tra i 1.200 e i 2.500 milioni di euro.
Secondo una delle organizzazioni italiane maggiormente impegnate su questo fronte, come “Cittadini per l’Aria Onlus”, con la sua Presidente Anna Gerometta, “È necessario che il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, faccia propria, sostenendola apertamente e con ogni mezzo a sua disposizione, l’istituzione dell’Area ECA Mediterranea. La Francia stima che si possa giungere all’attivazione entro il 2022, ma per ottenere questo risultato è essenziale un impegno attivo da parte dell’Italia. Un impegno mai manifestato, nonostante i nostri ripetuti appelli delle città portuali, dei cittadini e dei comitati di Genova, Savona, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Ancona, Venezia, Trieste e altri ancora. Con il sostegno di Francia e Spagna e alla luce dei dati di questo rapporto, può l’Italia indugiare ancora?“.
Entrando più dettagliatamente nei risultati del Rapporto, la previsione dell’entità della riduzione delle concentrazioni che l’istituzione dell’Area ECA nel Mediterraneo comporterebbe per i diversi inquinanti atmosferici, per ogni singola città, a Genova si conseguirebbe una riduzione della media annua del biossido di azoto (NO2) di ben 19 µg/m³, quasi 10 µg/m³ a Palermo e oltre 6 µg/m³ a Venezia. Molto significative le riduzioni delle concentrazioni di biossido di azoto e di PM2.5 anche a La Spezia e a Savona.
Si tratta di una serie di benefici sulle emissioni di NOX, PM10, PM2.5, NO2 e SO2, quelli derivanti dalla riduzione del tenore di zolfo nei combustibili marittimi allo 0,1%, con l’Organizzazione Marittima Internazionale che ha comunque stabilito un nuovo limite a 0,5% al 2020 a livello globale dall’1% attuale, di cui trarrebbero benefici, non solo tutte le aree costiere, ma anche aree flagellate dal’inquinamento atmosferico, con l’intera pianura padana, vista l’azione dei venti nei confronti delle emissioni navali, trasportate anche per centinaia di chilometri verso l’entroterra.
A livello di bilanci globali fatti nel rapporto, si stima che le emissioni marittime siano ogni anno la causa di 50.000 morti premature in Europa, con un costo di 60 miliardi di euro solo come costi sanitari e con l’inquinamento atmosferico navale che può arrivare a rappresentare fino al 40% degli inquinanti nelle città costiere nel Mediterraneo a causa dell’utilizzo di combustibili come l’olio combustibile denso BTZ (uno dei sottoprodotti più inquinanti del processo di raffinazione), oramai bandito da anni in altri ambiti come quello energetico.
Sauro Secci