Ancisi e Minichini (Lista per Ravenna): “Dragaggi zero, Porto alla deriva”

Si è ufficialmente insediato nei giorni scorsi il nuovo Comitato portuale di Ravenna presieduto dal commissario straordinario contrammiraglio Meli. Sull’argomento intervengono oggi Alvaro Ancisi e Pasquale Minichini affermando di averne “sollecitato l’attivazione quando sembrava che se ne volesse fare a meno” ma, soprattutto, sottolineando come niente sia ancora stato fatto o pianificato per l’escavo dei fondali.

“A due mesi di distanza dall’uscita di scena del presidente Di Marco, bisogna però rimarcare che non è ancora uscito dall’Autorità portuale neppure un indizio su come mettere mano ad alcun progetto di scavo del porto-canale, anche iniziale, anche sperimentale, volto all’obiettivo ragionevole di arrivare a -12,5 metri, dagli attuali -10,5 che ne bloccano irrimediabilmente la competitività e lo sviluppo – scrivono nella nota congiunta Ancisi e Minichini. – Gli atti deliberati dal Comitato, che in sostanza sono solo operazioni accessorie di manutenzione ordinaria e straordinaria e di pulizia, tutti predisposti da Di Marco, significano che il PD, perseguendo come sempre interessi di parte, vuole rinviare tutto a dopo le elezioni e per chissà quando, mantenendo il porto nella melma, non più solo metaforica, in cui lo ha invischiato”.

“In questa “città del silenzio”, che assiste quasi rassegnata alla sua deriva, alcune cose vanno però dette con chiarezza – sostengono i due esponenti di Lista per Ravenna – . Chi crede che non aver dragato il porto fino ad oggi sia solo un problema di mancati guadagni non ha capito bene. Ci sono leggi di mercato a cui (almeno a quelle), non è possibile sottrarsi. Più tardi draghiamo, oltre il limite massimo del sopportabile, superato da tempo, più siamo soggetti al rialzo, a strozzo, dei prezzi unitari di scavo. Più tardi draghiamo e più diventano ineluttabili le casse di colmata, con rialzo abnorme del costo dei pochi terreni disponibili e l’impossibilità dei cittadini di opporsi al dilemma devastante “lavoro o morte per asfissia”. Più tardi draghiamo, e più lo facciamo con modalità arcaiche, più inquiniamo. Più misceliamo lo sporco e il pulito dei materiali dragati, più ne rendiamo indispensabile un secondo lavaggio, con ulteriore rialzo dei costi. Così facendo ci sottoponiamo ad una crescita esponenziale dei costi, non già subendo solo mancati guadagni, perché c’è una oligarchia di imprese che, del tutto legalmente, ci lucrano sopra ad iosa a danno della spesa pubblica, così che i cittadini, oltreché cornuti, saranno pure mazziati. Sulla riva del canale, qualcuno si frega le mani, aspettando che passi il cadavere”.

“Eppure esistono – proseguono Ancisi e Minichini – non ci stancheremo di dirlo, dopo averlo dimostrato scientificamente in assemblea pubblica a Marina di Ravenna – le draghe ecologiche, fiore all’occhiello di imprese italiane, non oligarchie multinazionali. Non abbisognano di casse di colmata. Non inquinano 20 milioni di metri cubi di acqua marina per estrarne cinque di materiali inerti, che non possono neppure essere usati per rimpolpare le spiagge.

Rimaniamo pure in questo circolo vizioso. Ma chiunque, in difetto di verifiche accurate, continui ad agire, in buonafede o no, con tanta scelleratezza, avendo avuto tutto il tempo di sperimentare sistemi alternativi, draghe ecologiche comprese, un giorno o l’altro, ineluttabilmente. dovrà spiegarlo ai cittadini. Ai quali resta solo un modo per difendersi dai nuovi barbari: 1) andare a votare, non al mare; 2) votare per chi fa i loro giusti interessi”.

Fonte: Ravennanotizie.it

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