Vendola: “Un decreto che invece della speculazione annienta l’impresa e il lavoro”

Ieri, 09/03/11, si è tenuta a Roma, a Montecitorio, una conferenza stampa a cui hanno partecipato Nichi Vendola, Loredana De Petris, Grazia Francescato, Valerio Calzolaio e Fabio Roggiolani.

Queste le parole del leader di Sinistra Ecologia Libertà:


“Per anni abbiamo atteso le linee guida con conseguenze pesanti sul territorio a causa della difficoltà di governare alcuni grandi speculatori, ed ora che le regioni stanno normando si interviene spezzando le reni alle aziende, mandando a casa i lavoratori e lasciando a secco perfino le banche. Congratulazioni, peggio di così nemmeno a farlo apposta!

Per anni la Puglia ha dovuto subire i ricorsi del governo in Corte Costituzionale pur di avere norme certe per il settore ed ora ci troviamo di fronte a una legge che sradica le speranze di sviluppo di una rete elettrica rinnovabile diffusa che renda più libera l’energia e più autonomo il nostro paese dalle energie fossili.

La diffusione delle reti elettriche locali attive consente di ridurre le perdite della rete che valgono nel complesso quanto l’inutile e pericoloso programma nucleare italiano, ma possono funzionare soltanto con la generazione diffusa che soltanto il fotovoltaico può garantire capillarmente.

Il blocco al 31 maggio è un colpo basso assestato a imprese che si erano fidate di questo governo dato che il nuovo conto energia è recentissimo e varato da questa maggioranza.

Le banche rischiano di collassare a causa di 4 miliardi di Euro inesigibili da subito, e altri 40 miliardi in pericolo, ma la vera tragedia si va consumando tra imprese e lavoratori che di fronte alla perdita dei mutui e l’annullamento degli ordini stanno collassando finanziariamente.

Noi vogliamo solarizzare tutti i tetti e i parcheggi sia pubblici che privati, ma impedire il solare in agricoltura nei modi previsti dal decreto blocca lo sviluppo di una nuova rete elettrica che ha bisogno di milioni di piccoli impianti ma anche di migliaia di impianti di media dimensione.

Preservare la funzione alimentare dell’agricoltura è sacrosanto, ma anche far riposare i terreni stressati da decenni di chimica può essere utile come si può e si deve usare tutti quei terreni inquinati o improduttivi sostenendo lo sviluppo delle energie e integrando il reddito agricolo. Del resto, nella più ottimistica prospettiva di sviluppo del fotovoltaico, non si supereranno mai i 300 chilometri quadri di terreno agricolo occupato, che significa meno dello 0,1% del territorio nazionale, o meno dello 0,3% delle superfici coltivabili, le quali sia detto per inciso stanno perdendo per urbanizzazione, abbandono, salinizzazione e inquinamento non meno del 1% del proprio areale ogni anno, qualcosa come circa 1.000 chilometri quadri all’anno!!!”

Sono stati diffusi anche alcuni documenti:

DECRETO LEGISLATIVO 3 MARZO 2011

Premessa: approvazione del D.Lgs.

Il Decreto Legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2011, e firmato dal Presidente della Repubblica il 7 marzo 2011, di attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, rappresenta un vero e proprio colpo di mano che annulla la certezza del diritto, introduce un vulnus irreparabile alla fiducia degli investitori, produce un danno economico enorme e immediato agli operatori del settore fotovoltaico e a uno sterminato indotto.

I contenuti del D.Lgs. approvato il 3 marzo 2011, evidentemente contrari alla Delega ricevuta dal Parlamento con la legge 4 giugno 2010, n. 96 (c.d. “Legge Comunitaria 2009”), nonché del tutto divergente dai pareri delle Commissioni Parlamentari, della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti Locali e dalle ragionevoli aspettative delle imprese e delle relative associazioni, hanno sortito immediatamente l’effetto di bloccare decine di miliardi di Euro di investimenti già incardinati o concessi, riferiti non “soltanto” a impianti autorizzati e cantierabili ma perfino a impianti già in fase di realizzazione, non esistendo alcuna certezza della connessione entro il 31 maggio 2011, affidata a un soggetto terzo estraneo al controllo degli operatori (il gestore di rete), anzi la quasi assoluta certezza del contrario.

Criticità fondamentali del D.Lgs. per il settore fotovoltaico

Gli elementi di maggiore criticità per il settore dell’energia elettrica dalla fonte fotovoltaica, di cui di fatto il Decreto Legislativo approvato il 3 marzo 2011 stabilisce ex lege lo smantellamento, possono individuarsi nei seguenti:

  • 1. Data limite per l’applicazione delle disposizioni del D.M. 6 agosto 2011 (c.d. “Terzo Conto Energia”) agli impianti allacciati alla rete entro il 31 maggio 2011, motivata da cifre strumentalmente sovradimensionate di almeno un ordine di grandezza rispetto al reale “peso in bolletta” delle fonti rinnovabili, addotte dal Ministro Romani e rilanciate (o viceversa…) da Enel, nonché alla sovrastima di almeno il 40% della potenza fotovoltaica che sarà in esercizio entro la medesima data, strumentalmente e appositamente addotte da GSE (Gestore dei Servizi Energetici). La misura ha già avuto l’effetto di bloccare perfino centinaia di cantieri aperti, stante l’impossibilità di ottenere la connessione alla rete elettrica entro il 31.05.2011!
  • 2. Introduzione, per il successivo regime di incentivazione, stabilito mediante D.M. da adottare entro il 30 aprile 2011, di: un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti, che significa immettere nel settore un’incertezza strutturale che renderà semplicemente impossibili gli investimenti; una previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell’area di sedime, che significa immettere nel settore un’incertezza strutturale e del tutto inutile in quanto le “aree non idonee” per le installazioni su terreno, introdotte ai sensi delle Linee Guida Nazionali (D.M. 10 settembre 2010) sono già state definite dalle Regioni, o sono in corso di individuazione, e che comunque renderà molto più aleatori, e di fatto impossibili, gli investimenti.
  • 3. Introduzione di vincoli arbitrari, di difficile interpretazione e di complicata applicazione per gli impianti fotovoltaici collocati a terra in aree agricole (limite superiore di potenza 1 MW, distanza minima di 2 km per gli impianti su terreno del medesimo proprietario, destinazione alle installazioni di non più del 10% del terreno agricolo nella disponibilità del proponente), che di fatto significa rallentare enormemente le iniziative e di fatto circoscriverle ai grandi operatori privilegiati (per es. Enel) e ai grandi possidenti terrieri, mentre appare del tutto sufficiente, anche in considerazione della insignificante dimensione della superficie interessata dalle installazioni anche negli scenari di maggiore diffusione del fotovoltaico, l’individuazione delle “aree non idonee” per le installazioni su terreno, introdotte ai sensi delle Linee Guida Nazionali (D.M. 10 settembre 2010), già definite o in corso di definizione da parte delle Regioni.

Conseguenze industriali, sociali, economiche e finanziarie del D.Lgs.

Assunto che il D.Lgs. approvato il 3 marzo 2011 entri in vigore nella sua forma attuale, le conseguenze immediate sono di enorme portata, alcune delle quali – limitatamente al solo settore fotovoltaico – sinteticamente riassumibili come di seguito:

  • Blocco immediato di ordinativi e investimenti per oltre 40 miliardi di Euro;
  • Cassa Integrazione straordinaria o licenziamento immediati per un numero di occupati compresi tra 10.000 e 20.000;
  • Perdita progressiva di almeno 100.000 (Centomila) posti di lavoro, molti dei quali al Sud Italia;
  • Impossibilità di raggiungere gli obiettivi europei al 2020 (17% di energia rinnovabile sul fabbisogno energetico complessivo);
  • Danno erariale per mancate tasse sul lavoro, tasse sugli utili d’impresa, imposte di registro, per oltre 15 miliardi di Euro in 25 anni, di cui almeno 1 miliardo di Euro il primo anno;
  • Mancati introiti da parte dei Comuni quali “compensazioni ambientali” (ex D.M. 10 settembre 2010), pari almeno a 100 milioni di Euro all’anno.

Vizi di incostituzionalità principali del D.Lgs.

Assunto che il D.Lgs. approvato il 3 marzo 2011 entri in vigore nella sua forma attuale, lo stesso è viziato da importanti profili di incostituzionalità, i principali dei quali sono sinteticamente elencati di seguito:

  • In ordine agli artt. 3 e 41 della Costituzione sotto il profilo della ragionevole discriminazione tra iniziative economiche che si trovano in fasi differenti;
  • Violazione dell’art. 41 della Costituzione, stante che l’introduzione del limite del 31/5/2011 e del limite di realizzazione nelle zone agricole avranno l’effetto di stroncare tutte le ingenti iniziative economiche che non potranno adeguarsi ai predetti non congrui, originali e imprevedibili requisiti;
  • Contrasto con l’art. 76 della Costituzione, atteso che il Governo, delegato con legge Comunitaria 2009 (L. 4-6-2010 n. 96) all’attuazione delle direttive comunitarie in materia di PROMOZIONE DELL’USO DELLE ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI, invece di promuoverle ha decretato nella sostanza la FINE delle stesse, contraddicendo in maniera evidente la delega ricevuta;
  • Violazione dell’art. 117 della Costituzione: (i) in relazione al Protocollo di Kyoto, alla direttiva n.2009/28 del 23/4/2009 e non da ultima alla raccomandazione della Commissione Europea del 31 gennaio c.a.; (ii) in ordine all’art. 16 della Direttiva n. 2009/28 la quale impone che gli Stati membri assicurino che “siano adottate appropriate misure operative relative al mercato e alla rete affinché vi siano meno limitazioni possibili dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili”;
  • Violazione dell’art. 97 della Costituzione che fissa i principi di imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa.

Fotovoltaico: Un decreto da stato totalitario

Occorre che il governo blocchi l’emanazione del decreto sulle energie rinnovabili nella parte relativa al fotovoltaico perché sta distruggendo in pochi giorni l’intero settore.

L’imposizione repentina della data al 31 maggio per il riconoscimento degli attuali incentivi devasta il credito alle imprese (le banche stanno disdettando tutti i mutui agli impianti) annienta gli ordini (in poche ore la più grande azienda di inverter del mondo che ha sede in Italia ha avuto circa 100 mln di € di annullamento di ordini) e spinge al fallimento migliaia di imprese ed al licenziamento decine di migliaia di lavoratori per lo più giovani, molti dei quali avevano trovato, soprattutto al sud Italia, in questo settore l’unico sbocco occupazionale.

Se un intervento antispeculativo era sacrosanto e si era discusso di un testo nelle Conferenze Stato – Regioni e nelle aule parlamentari che poteva, con alcuni cambiamenti già chiariti, essere adottato, non si capisce come mai il governo abbia prima inserito un dissennato limite di 8000 MW quando i partner europei lavorano a soglie sopra i 50.000 MW e poi si è fatto di ogni erba un fascio bloccando per tutti gli incentivi e causando danni enormi già con il solo effetto annuncio.

Il governo si fermi, non si può per vincere il referendum sul nucleare distruggere le energie rinnovabili di cui il fotovoltaico è lo strumento più flessibile e più alla portata di famiglie ed imprese. Forse, il governo si è accorto che servono i prelievi dalle bollette degli utenti elettrici per finanziare il nucleare che altrimenti nessuna impresa o istituto privato rischierebbe di finanziare, e forse si è anche accorto, cosa perfino più grave, che entro quest’anno o al più tardi il prossimo l’energia elettrica prodotta per mezzo del fotovoltaico avrebbe superato quella che le quattro centrali nucleari tanto improvvidamente sbandierate potranno erogare tra dieci anni, se tutto va bene?

SEL ha già iniziato gli incontri con le organizzazioni degli imprenditori, li proseguirà nei prossimi giorni chiedendo anche ai sindacati dei lavoratori un ruolo attivo per scongiurare in tempo di crisi un atto irresponsabile e maldestro, così come invita tutte le proprie sedi come già fatto oggi a Firenze ad attivarsi di fronte alle Prefetture di tutta Italia.

SEL parteciperà anche giovedì prossimo alla manifestazione promossa da SOS Rinnovabili (www.sosrinnovabili.it) che ha raccolto decine di migliaia di adesioni in pochi giorni.

Le cifre di Romani sono false

Nel 2010 sono stati erogati per incentivi derivati dalla componente A3 della bolletta dell’energia elettrica 4,7 mld di €. Di questi, al settore del fotovoltaico e dell’eolico sono stati erogati solo 800 mln!!!

La cifra di 20mld di € è falsa sia se rapportata al 2010 sia se rapportata al conto energia dalla sua nascita, in quanto la somma che ha erogato da allora non supera 1,5 mld di Euro!

Il resto della somma prelevata dalla bolletta elettrica va a tutte le energie c.d. “assimilate” alle rinnovabili – soprattutto rifiuti non biodegradabili e scarti di raffineria – che abbiamo combattuto per anni.

O Romani è un dilettante allo sbaraglio e fa danni immensi senza rendersene conto oppure mente sapendo di mentire. Porti le sue cifre nelle commissioni parlamentari e le confronteremo con le nostre che abbiamo tratto da quelle già consegnate dal suo governo alle commissioni parlamentari stesse.

Fabio Roggiolani ha diffuso le cifre vere, dalle quali si comprende che invece che alle rinnovabili i soldi di cui blatera Romani vanno ai soliti noti che potete leggere cliccando su questo link e che provengono dal Libero (Leonardo), il pioniere delle fonti rinnovabili e non la velina nera.

https://www.ecquologia.com/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=10:la-dolorosa-istoria-delle-fonti-rinnovabili-italiane&catid=31:rassegna-stampa

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