Usa, la corte suprema rimanda il verdetto sul caso Monsanto

monsanto uccide la concorrenza dei piccoli agricoltori usa

Slitta a giugno la decisione della Corte Suprema sul caso Monsanto. Ieri sembrava probabile che i giudici si schierassero a fianco dell’azienda americana, la quale sostiene che un agricoltore dell’Indiana abbia violato i brevetti sui semi di soia che sono resistenti al proprio diserbante.


Ma, nello stesso tempo, nessuno dei togati si è dichiarato pronto ad avallare la tesi dell’agricoltore Vernon Hugh Bowman, secondo cui i semi a basso costo che ha comprato da un venditore all’ingrosso di grano non sono coperti dai brevetti della Monsanto, anche se la maggior parte di questi erano stati geneticamente modificati per resistere all’erbicida Roundup, fiore all’occhiello dell’azienda.

Il giudice John Roberts si è chiesto “perché mai qualcuno dovrebbe” investire tempo e denaro per i semi se fosse così facile eludere la protezione di un brevetto. Tra l’altro, per tutelare i propri investimenti, la Monsanto ha una politica che vieta agli agricoltori di tenere o riutilizzare i semi una volta che la coltura ha preso piede. Gli agricoltori devono comprare nuovi semi ogni anno.
Il caso, comunque, interessa da vicino i ricercatori e le imprese titolari di brevetti su molecole di DNA, sulle nanotecnologie e su altre tecnologie di auto-replicanti.

Il problema per la Corte Suprema è questo: Fino a che punto i brevetti in mano alla più grande azienda al mondo di semi può essere esteso? Oltre il 90 per cento dei produttori di soia americani usano “Roundup Ready” per semi della Monsanto, che la prima volta sul mercato nel 1996.

Il 75enne Bowman ha comprato i semi costosi per la sua coltivazione principale di soia, ma ha deciso di cercare qualcosa di più economico per una semina rischiosa, di fine stagione. L’agricoltore ha motivato la scelta dicendo che la maggior parte di questi semi sarebbero anche resistenti agli erbicidi. Aveva ragione, e ha ripetuto la pratica per più di otto anni. Nel 2007, la Monsanto lo ha citato in giudizio e ha vinto la causa, costringendolo a pagare 84.456 dollari, oltre 63 mila euro. Perché la legge dei brevetti vieta a Bowman di piantarli.

Ma il caso si è allargato: i gruppi di consumatori e produttori di alimenti biologici hanno dichiarato battaglia alla Monsanto, ma hanno perso una campagna in California lo scorso anno per chiedere di attaccare le etichette sulla maggior parte dei cibi e dei prodotti geneticamente modificati. Il marchio in questione (che ha anche l’appoggio dell’amministrazione Obama) e altre aziende alimentari e chimiche hanno speso più di 40 milioni di dollari per sconfiggere gli oppositor

FONTE | nelcuore

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