Terremoto nel Pollino, lo sciame aveva fatto litigare la Commissione Grandi Rischi e Franco Gabrielli

Lo sciame sismico in atto nell’area del Pollino da quasi 2 anni ha avuto poche ore fa il suo primo episodio di una certa rilevanza, una scossa di magnitudo 5.0. All’1.05 del 26 ottobre 2012 la terra ha tremato in provincia di Cosenza e Potenza, coinvolgendo i comuni di Mormanno, Rotonda, Laino Borgo e Laino Castello. Al momento non risultano vittime, anche se si sono diffuse voci allarmanti via Twitter, per ora tutte smentite, anche dalla Protezione Civile.


Lo sciame ha notevolmente intensificato la sua attività, oltre una decina di scosse intorno con una potenza intorno a 2.0 stanno continuando a colpire la zona (basta osservare il flusso dell’account Twitter dell’Ingv), ma questo tipo di fenomeni non è nuova per gli abitanti della zona. Anzi.

Da tempo le autorità locali lamentano la situazione e hanno chiesto alla Protezione Civile una maggiore attenzione. Meno di un mese fa la Commissione Grandi Rischi (presieduta da Luciano Maiani) si è riunita per valutare la situazione nel Pollino. Il documento prodotto, con tanto di replica di Franco Gabrielli e controreplica dei vertici della CGR è pubblicata sul sito del comune di Mormanno. Il sindaco Guglielmo Armentano ha fatto di tutto perché i riflettori (almeno quelli della Protezione Civile e degli scienziati) si accendessero sullo sciame sismico che tiene in ansia la popolazione da troppi mesi.

Il carteggio è molto interessante. Da una prima lettura i due organismi, la Commissione e il Dipartimento di Protezione Civile, sono apparsi (anche se con toni da burocratese puro) in evidente frizione. Se la recentissima sentenza di condanna per i fatti del Terremoto de L’Aquila ha visto uniti nella rabbia sia Maiani sia Gabrielli l’impressione è che fino a qualche giorno fa il capo della Protezione Civile fosse “infastidito” da un documento che non si limita a dire la consueta ovvietà (”Il terremoto non è prevedibile, datevi una calmata“), ma aggiunge alcuni elementi che andrebbero analizzati con attenzione.

La polemica è sui dati. La Commissione Grandi Rischi lamenta la mancata trasmissione all’INGV di parte dei dati di rilevazione GPS a disposizione dello stesso Dipartimento:

1. La CGR raccomanda di potenziare il sistema di monitoraggio per ottimizzare la precisione della localizzazione ipocentrale e per una migliore identificazione delle strutture sismogenetiche attivate.

.La mancanza di unificazione di tutti i dati disponibili nella fase di emergenza rimane un problema acuto che limita le attività di analisi in tempo reale. Il dipartimento di protezione civile si deve attivare con urgenza e con tutti i mezzi possibili per assicurare che tutti i dati rilevanti siano messi a disposizione senza ritardo alcuno.

.La riunificazione delle reti regionali (sismometriche, SM, GPS) all’interno del sistema nazionale di sorveglianza va perseguita prioritariamente e rapidamente con l’attenzione sia alla copertura geografica che alla qualità dei dati. Questi dati sono cruciali per la sicurezza sismica e non possono rimanere confinati in una dimensione regionale.

4. La mancata integrazione delle reti SM dell’INGV e del DPC […] è grave e non è uleriormente rimandabile. Le difficoltà tecniche devono essere superate quanto prima.

Un passaggio, in particolare, desta sorpresa: “L’andamento osservato degli sciami, con magnitudo crescente durante la fase iniziale dello sciame può consentirne l’utilizzo con finalità di allerta.” La Commissione Grandi Rischi sottolinea come: “Secondo le informazioni disponibili le regioni Basilicata e Calabria sono ancora classificate secondo la classificazione antecedente al 2003. Si auspica la riclassificazione del territorio con applicazione della recente cartografia sismica”

mappa terremoto monte pollino 2012 calabria protezione civile

D’altra parte è evidenziato che i modelli di previsione ETAS, ancora non precisi e non sufficienti a stabilire intensità e luogo in cui arriverà una scossa, qualcosa ci stanno dicendo:

Le analisi short-term hazard con metodi ETAS sono state effettuate con i seguenti risultati. Nel breve termine la sismicità dell’area del Mercure – Pollino ha avuto un chiaro aumento dalla fine del 2011. Per la sequenza dell’inverno 2011-2012. Le probabilità di un evento (M5.5.+) sono aumentate rispetto al background di circa 100 volte, nell’area le probabilità giornalieri di evento con M5.5+ è passata da valori di background di circa 1/200.000 (1 evento ogni 700 anni nell’area ristretta) a valori intorno a 1/2.000 per giorno o 1/300 nella settimana. Per la sequenza cominciata nel maggio 2012 queste probabilità sono state anche 200 volte superiori al background.

Insomma, la relazione non si limita a dire “non si possono prevedere“. Collega gli eventi dello sciame con un rischio accresciuto e invita la Protezione Civile ad attivarsi per quanto di sua competenza: la trasmissione dei dati all’INGV. Sul fatto che un attento monitoraggio delle strutture, almeno quelle strategiche (strade, scuole, prefetture, ospedali), sia stato effettuato e garantisca la possibilità di soccorsi efficaci in caso di evento superiore a M5.5 non si esprime. Lo diamo per scontato oppure prendiamo come esempio L’Aquila dove proprio molte di queste strutture chiave sono risultate (e sono tutt’ora) inutilizzabili dopo la scossa da 6.3? Chissà.

Ad ogni modo la risposta di Franco Gabrielli, in forma scritta, tradisce nervosismo. Come si permette la Commissione Grandi Rischi di affermare e raccomandare? Quasi come, malignando, fosse preoccupato che in caso di scossa dalle conseguenze catastrofiche qualcuno si potesse chiamare fuori dalla solita tiritera “non è prevedibile, non ci si poteva fare nulla“.

Nella sua mail di risposta si leggono frasi come:

Con riguardo alla mancata integrazione delle reti INGV e DPC […] si chiede in che termini de ve essere intesa la gravità descritta, posto che non la si rileva rispetto alle finalità operative di protezione civile.

o ancora:

Per quanto riguarda il tema dell’allerta, che in chiave di protezione civile assume una precisa connotazione operativa connessa ad eventi prevedibili nel breve termini, in ambiti di spazio ed intensità ben definiti e con elevata probabilità di accadimento, ci si chiede in che modi i dati satellitari, stanti i periodi di rivista delle costellazioni satellitari citati e i ratei di deformazione propri del territorio nazionale, possano essere rilevanti per le attività di “rapida allerta” ai fini di protezione civile.

Insomma, il messaggio che vuole inviare Gabrielli è chiaro: noi arriviamo dopo, o ci dite che il terremoto oltre magnitudo 6 avviene nel raggio di 20 km da un punto esatto e in un dato giorno poco possiamo fare. Alla faccia della “prevenzione” che dovrebbe essere compito fondamentale per la Protezione Civile, se non di più, almeno quanto quelli di gestire l’emergenza organizzando tendopoli per gli sfollati o peggio costruendo mostruose cittadelle immerse nel nulla (vedi il progetto C.A.S.E.) quando il danno è già fatto.

L’ex Prefetto chiede chiarimenti alla Commissione, proprio quel riferimento allo “stato d’allerta” non gli va giù. Non sia mai che qualcuno gli dica un domani: “non sei stato in allerta“. Inoltre, a proposito dell’andamento degli schemi, si sottolinea come sia necessaria una definizione in termini quantitativi di “andamento con magnitudo crescente” e una puntualizzazione sul significato dell’espressione “consentirne l’utilizzo con finalità di allerta”

Il finale della mail è più da flabe che da dialogo istituzionale fra due importanti organizzazioni che dovrebbero tutelare la nostra sicurezza: “Si prende atto che, in ogni caso, la probabilità giornaliera di un evento con magnitudo superiore o uguale a 5.5 nel corso della sequenza ha raggiunto valori al massimo nell’ordine dello 0.5 per mille.” Uno spettacolo davvero poco edificante a cui assistere in una notte in cui, a distanza di 20 giorni, l’evento di magnitudo 5.0 (ci siamo andati vicini) è avvenuto.

FONTE | polisblog

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