Pesticidi killer: Italia triste leader che continua ad investirci nell’anno di EXPO

Uno dei temi più attuali nelle complesse interazioni tra attività umane, ambiente e salute è indubbiamente quello della esigenza di revisione critica di un settore fondamentale per la nostra vita sul pianeta come l’agricoltura, proprio nell’anno che vede il nostro paese ospitare l’Esposizione universale EXPO 2015, guarda caso dedicato al cibo.


Ho dedicato approfondimenti sia relativamente a chi ha dedicato la sua vita a combattere le pericolose derive della chimica in agricoltura (vedi post “Gino Girolomoni: un uomo, una storia, un libro per il biologico italiano, con i “piedi per terra”), sia a nuove ed innovative tecniche agricole sostenibili emergenti che cercano di coniugare la drastica riduzione o eliminazione di trattamenti chimici ed uso di suolo (vedi post “Fattorie verticali: l’agricoltura sostenibile si apre all’urbe con le colture “aero”, “acqua” ed “idro” “poniche””). In un contesto nel quale finalmente si sta cominciando a capire gli enormi impatti ambientali di una agricoltura sempre più globalizzata ed in mano a poche multinazionali, che ha spazzato via una buona parte dell’immenso giacimento culturale, di conoscene e competenze della nostra civiltà contadina, fa un certo effetto constatare come il governo italiano continua ad investire sui pesticidi, con una agricoltura “convenzionale” in perdita dal 2013. Una amara constatazione al centro di un convegno di approfondimento organizzato in questi giorni dal CNR dal titolo “Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari” (link evento), nel quale hanno fatto sentire la loro voce le organizzazioni parte del Tavolo sui pesticidi, con la portavoce Dottoressa Maria Grazia Mammuccini, grande esperta del settore e per anni alla guida dell’ARSIA Toscana.. Si tratta di 16 associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, le quali, prendendo spunto dal nuovo rapporto INEA sullo stato dell’agricoltura presentato a fine 2014 e scaricabile in calce al post, puntano il dito contro il governo.

TavoloPesticidi

Le organizzazioni partendo da alcuni punti salienti del nuovo rapporto INEA rilevano come “l’agricoltura convenzionale ha perso il 4% di occupazione e di reddito aziendale dal 2013. Nello stesso periodo, sono aumentati drammaticamente i costi di produzione per l’uso di concimi (+8,8%) e pesticidi (+2,3%). La chimica non aiuta il reddito degli agricoltori, ma il governo italiano si limita a programmare un ‘uso sostenibile’ dei pesticidi invece che puntare sull’alternativa biologica”. Scusate l’inciso ma mi sembra di rivedere le stesse situazioni di altri scenari sia energetici, con la tiepida promozione delle rinnovabili e il deciso orientamento a trivellare il “Mare Nostrum”, per un pugno di taniche, o, nell’ambito dei rifiuti, promuovere la raccolta differenziata e nello stesso tempo dichiarare gli inceneritori come impianti strategici. Ritornando all’argomento, secondo la portavoce delle Associazioni, Maria Grazia Mammuccini, “il problema dell’attuale Piano di Azione Nazionale, consente ai Programmi di Sviluppo Rurale di considerare sullo stesso piano l’agricoltura biologica, quella integrata e altri metodi come quello conservativo, che fanno uso di prodotti chimici di sintesi. In sostanza si investono soldi pubblici per finanziare pratiche che fanno uso massiccio di pesticidi probabilmente cancerogeni per l’uomo, come il glifosato. Un’azione inammissibili” Proseguendo, la portavoce rileva come “rischiamo che non ci sia nessuna risorsa a disposizione per sostenere la conversione verso l’agricoltura biologica e biodinamica che non fanno uso di pesticidi, aumentano il reddito degli agricoltori e creano maggiore occupazione per i giovani”.
Un tema che avevo affrontato proprio qualche mese fa, in occasione dell’uscita del rapporto ISPRA del febbraio 2015 (vedi post “Acque italiane e pesticidi: preoccupante il nuovo rapporto ISPRA“), ed anch’esso scaricabile in calce al post, secondo il quale l’Italia è il principale consumatore di pesticidi per unità di superficie coltivata nell’Europa occidentale, con valori doppi rispetto a quelli della Francia e della Germania. Addirittura molte sostanze sono state rilevate anche nelle acque con 175 tipologie di pesticidi nel 2012 a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008 in un crescendo a dir poco inquitentante. A superare più frequentemente i limiti di legge, sono il glifosato e i suoi metaboliti, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina. Uno dei motivi che hanno portato l’ IARC, dopo un apposito studio ha portato a classificare come”probabilmente cancerogeno” proprio il glifosato e per il quale le associazioni tornano a chiedere al governo di porre il divieto inItalia. Ombre lunghe e spettrali quelle che gravano sui pesticidi con molti approfondimenti sul tema, come il recente convegno svoltosi nelle Marche, proprio vicino all’azienda fondata dal padre del biologico italiano Gino Girolomoni, con l’apporto di ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente) (vedi post “Agricoltura e salute: un convegno sul tema pesticidi e salute e sulle alternative con un appello per i sindaci“) e dal momento che un sempre maggiore numero di studi, stanno indicando effetti fino dalla fase prenatale della vita, rapportati a sindromi specifiche, in continuo ed inquietante aumento proprio in questi ultimi scellerati decenni. Indubbiamente un’altra grande occasione, al momento persa o inevasa, di “cambiare verso” veramente e non solo attraverso proclami ed annunci.

Sauro Secci

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