Minieolico: boom entro il 2020. Cina e USA i leader

Nel campo delle rinnovabili il settore del minieolico rimane abbastanza di nicchia. Il nostro Paese, così come anche la Germania (solitamente all’avanguardia per queste cose), non ha mai scommesso su questa tecnologia, non più di tanto almeno.


A prescindere dalle valutazioni tecnico-energetiche, i dati globali mostrano a ogni modo una crescita costante degli investimenti, che pur non avvicinandosi alle quote del fotovoltaico, per fare un esempio, iniziano ad avere volumi interessanti.

Dati e tendenze risultano da uno studio pubblicato il mese scorso dalla Global Data. Per capire le dimensioni del fenomeno, basterà fornire tre dati:

  • Nel 2008 il mercato del minieolico è stato di 156 milioni di dollari;
  • Nel 2012 il mercato era cresciuto a 609 mln di dollari;
  • Nel 2020 si prevede un mercato da 3 miliardi di dollari.

Una crescita quasi esponenziale, che se non trasforma certamente il settore in trainante, di certo segnala la possibilità di investimenti abbastanza sicuri. Il minieolico risponde, a ben vedere, a istanze particolari: date alcune situazioni geografiche o geopolitiche, questa tecnologia può risultare preziosa.

Non è un caso che il Paese leader nel campo, e a livello di installazioni, e a livello di produzione (ed esportazione) sia la Cina, dove abitazioni poste in vaste campagne pongono un problema di rete elettrica che i sistemi di produzione energetica centralizzati tradizionali non riescono a risolvere facilmente.

Non è strano che il secondo mercato mondiale del minieolico siano gli Stati Uniti. Il terzo mercato, quello che registra tassi di crescita più interessanti, è fornito dal Regno Unito che in questa nicchia fa da apripista in Europa.

In Italia, burocrazia e costi iniziali particolarmente alti sono i maggiori freni allo sviluppo di una tecnologia che, a ogni modo, gode al momento di discrete agevolazioni. La speranza è che le cose possano cambiare nel prossimo futuro.

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