Michael Moore.. che delusione! Ti candidiamo al premio di “Annientalista” 2020

Planet of the Humans è un film documentario del 2019 scritto, diretto e prodotto da Jeff Gibb e sostenuto e promosso dal famoso regista Michael Moore, che ne è anche il produttore esecutivo. Il film è stato poi pubblicato lo scorso 21 aprile, Giornata della Terra, su YouTube in visione gratuita.

In questo articolo, che è in parte una traduzione di un articolo molto approfondito pubblicato sul sito insideclimatenews.org, spieghiamo perché Michael Moore sarà candidato al premio di “Annientalista” 2020, nostro premio che spetta a tutti quei sedicenti ambientalisti che, in buona o cattiva fede, fanno danni mostruosi alla causa dell’ecologia.

Davvero Michael perché l’hai fatto? Sei rimbambito tutto insieme? Hai scoperto che ami Trump? Ti pagano le compagnie del petrolio?

È difficile comprendere le motivazioni di Michael Moore per incolpare l’energia pulita e i gruppi ambientalisti anziché le società di combustibili fossili o le utility elettriche. I suoi film precedenti – come Roger & Me, Sicko e Bowling per Columbine – erano incentrati sulla responsabilità delle grandi società capitaliste. Più recentemente, ha sostenuto il senatore Bernie Sanders la cui campagna era caratterizzata da un ambizioso obiettivo di energia rinnovabile al 100%. Oggi invece Moore afferma che soltanto il controllo demografico della popolazione, non l’energia pulita, sia la risposta. Una soluzione altamente discutibile, che ha più cose in comune con i gruppi di odio dell’ultra destra contro l’immigrazione che con il movimento progressista

Veniamo al punto: il nuovo documentario del regista Michael Moore vorrebbe smascherare ipocrisie e falsità dei movimenti a favore delle energie rinnovabili, ma il video alla fine è soltanto una sgradevole serie di narrazioni ingannevoli e obsolete con argomentazioni ridicole. Per la redazione di Ecquologia, che quotidianamente da anni segue e studia il mondo delle energie rinnovabili, guardare “Planet of the Humans” è stata una vera tortura. Gibbs e Moore hanno realizzato un prodotto clamorosamente datato, mentre lo vedi pensi di essere a inizio anni 2000, quando l’energia rinnovabile era più costosa e meno efficiente e sapevamo ancora molto poco su come affrontare seriamente la transizione energetica.

Le risposte alle fake news del film

I veicoli elettrici sono inquinanti come i veicoli a benzina?

L’effetto “macchina del tempo” del film è sottolineato da una scena girata nel Michigan, circa un decennio fa, che mostra un evento legato al lancio della Chevrolet Volt, un veicolo completamente elettrico che ha iniziato la produzione nel 2010. Il narratore sottolinea che il veicolo era alimentato da un’azienda elettrica locale che funzionava quasi completamente a carbone, come a dire che i benefici ambientali di un veicolo elettrico sono illusori. Il film ricicla un vecchio argomento: che l’uso di elettricità fossile significa che i veicoli elettrici hanno circa le stesse emissioni dei veicoli a benzina. Ma negli anni i ricercatori hanno esaminato attentamente questo argomento e dimostrato che vi è comunque un chiaro vantaggio in termini di emissioni derivante dall’uso di un veicolo elettrico. Per esempio l’Union of Concerned Scientists, autorevole organizzazione di difesa scientifica senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti, ha più volte spiegato come i veicoli elettrici hanno emissioni più basse – comprese le emissioni derivanti dalla generazione di elettricità – rispetto ai tipici modelli a benzina, anche nelle parti degli Stati Uniti che fanno ancora più affidamento sui combustibili fossili per l’energia elettrica. E ovviamente i benefici ambientali dei veicoli elettrici aumentano man mano che le utility continuano a ridurre le emissioni e le batterie utilizzate diventano più efficienti.

I pannelli solari durano solo 10 anni?

Planet of the Humans mostra un tizio sconosciuto a una fiera solare che dice: “Alcuni pannelli solari sono costruiti per durare solo 10 anni”. Possiamo solo immaginare che il commento sia di molti anni fa, quando i pannelli erano meno resistenti ed efficienti di quanto lo siano oggi. Oggi non esistono pannelli solari sul mercato con una durata così breve e la maggior parte dei sistemi solari viene fornita con garanzie di minimo 20 anni.

Quanto energia eolica e solare genera la Germania?

Il narratore del film afferma che gli investimenti della Germania per le energie rinnovabili non hanno avuto quasi alcun effetto. Sullo schermo appare un grafico che mostra che il consumo di energia solare della Germania è del’1,5 per cento e il consumo di energia eolica è del 3,1 per cento. Non si dice in che anno e come contano i dati. L’anno scorso, le fonti rinnovabili hanno generato oltre il 40 % dell’elettricità in Germania, più del doppio della quota negli Stati Uniti. L’energia eolica onshore è la principale fonte di energia rinnovabile del paese, con il 17% della generazione. Il solare vale l’8%. Le altre principali fonti rinnovabili sono la biomassa (7%), l’eolico offshore (4%) e l’idroelettrico (4%). Il successo della Germania nello sviluppo di energie rinnovabili e nel mantenimento di una rete affidabile è un convincente contrappunto a gran parte di ciò che il film sostiene.

I componenti per l’energia solare ed eolica hanno un’impronta di carbonio pesante quanto i combustibili fossili?

Questa domanda si incentra sulla questione del “life-cycle emissions”, che tiene conto delle emissioni di carbonio di ogni parte della vita di un impianto, compresi l’ottenimento e la produzione dei suoi componenti. Vi è un profondo corpus di ricerche che dimostrano che l’energia eolica e solare hanno emissioni complessive molto inferiori rispetto al gas e al carbone. Un esempio è un articolo del 2017 pubblicato sulla rivista Nature Energy che mostrava una carbon footprint molto ridotta per energia eolica e solare, mentre le centrali elettriche a carbone e gas avevano impronte di carbonio molto più grandi, anche se utilizzavano apparecchiature per immagazzinare le proprie emissioni . Un esempio più vecchio, ma ancora ampiamente citato, è un rapporto del 2013 del National Renewable Energy Laboratory che ha analizzato le ricerche precedenti sull’argomento fino ad oggi e le ha utilizzate per produrre una serie di risultati. Ha mostrato un ampio divario tra le emissioni del ciclo di vita delle centrali elettriche a combustibile fossile rispetto a quelle eoliche e solari. Ad esempio, il rapporto ha mostrato che la stima media delle emissioni del ciclo di vita per una centrale elettrica a carbone era circa 100 volte per unità di elettricità rispetto a quella di un parco eolico su larga scala.

Gli stabilimenti Tesla auto-generano il 100% della propria elettricità. Quindi perché sono collegati alla rete?

Il film mostra i funzionari di Tesla (azienda specializzata nella produzione di auto elettriche, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico) che si vantano di come le loro fabbriche ottengano il 100% dell’elettricità da fonti rinnovabili. Quindi la telecamera esegue la panoramica da uno stabilimento alle linee elettriche che la collegano alla rete. Ci sono molte ragioni per cui un edificio deve essere collegato alla rete anche se ha fonti autonome di elettricità. Innanzitutto, le linee elettriche possono essere utilizzate per esportare l’elettricità in eccesso. In secondo luogo, la griglia è disponibile come backup ogni volta che è necessario. Ciò non significa che l’affermazione di Tesla di energia rinnovabile al 100 percento sia errata. Il più delle volte, quando le aziende affermano questo, intendono che acquistano o generano abbastanza mega-wattora di energia rinnovabile per soddisfare i loro bisogni nel corso di un anno.

Le preoccupazioni ambientali per l’energia da biomasse

Sulla sostenibilità ambientale delle biomasse è stato detto tutto e il contrario di tutto, ma il film trascorre gran parte del tempo soltanto a “stroncare” i sistemi energetici che le utilizzano. Vi sono certamente alcune preoccupazioni sull’uso della biomassa in termini di utilizzo del suolo per la produzione di materie prime e delle emissioni legate alla combustione dei combustibili. Ma vogliamo ricordare che va invece tenuto conto che con il termine “biomassa” si indica qualsiasi sostanza derivante dalla fotosintesi. Quindi differenze enormi, per ambiente, specie (piante, pesci, animali terrestri, alghe ecc.), modalità di produzione (coltivazioni, allevamenti, incolti, foreste, ecc.), trasformazione, uso finale. Solo se sostenibili, le biomasse favoriranno lo sviluppo della bioeconomia, influendo su innovazione, biotecnologie, multifunzionalità, diversificazione, cambiamenti climatici, aumento di popolazione e migrazioni, salute, diversità culturale e ambientale, sviluppo, bioraffinerie integrate, ecc. E le biomasse saranno sostenibili se derivanti da colture in grado di intercettare grandi quantità di luce e di utilizzarla efficacemente, di richiedere modeste quantità di energia, acqua, elementi nutritivi, fitosanitari. È necessaria la combinazione giusta fra specie-genotipofitotecniche in funzione dell’ambiente e poi delle successive fasi di trasporto, trasformazione e uso.

In conclusione, con i cambiamenti climatici arrivati quasi al punto di non ritorno e l’esaurirsi del tempo per aumentare l’energia pulita, Planet of the Humans semina confusione in un momento in cui abbiamo bisogno di chiarezza sulla crisi climatica. L’unica speranza è che questo film venga “sepolto” e che pochi lo ricorderanno. Proprio come i combustibili fossili che sarebbe meglio lasciarli sottoterra.

Duccio Braccaloni, Redazione Ecquologia

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