L’Italia era quarta nel mondo nel settore delle rinnovabili…

Nel 2010 il nostro Paese ha fatto segnare un vero e proprio boom delle fonti energetiche “pulite”, balzando al quarto posto della classifica mondiale. Lo rivela il dossier elaborato da “Pew charitable trusts” e “Bloomberg New energy finance”, dal titolo “Who’s winning the clean energy race?”.

Tra i Paesi del G20, la Cina mantiene la posizione di leader degli investimenti nel settore, davanti a Germania (che guadagna una posizione) e Stati Uniti.


In generale, la ricerca indica una forte crescita globale di solare, eolico ed altre fonti rinnovabili, con la sola eccezione della Gran Bretagna, precipitata dal terzo al tredicesimo posto dopo il cambio al governo e la conseguente rivoluzione nelle politiche energetiche.

Per quanto riguarda gli investimenti privati, la crescita maggiore si è riscontrata in Messico ed Argentina, dove si è verificato un vero e proprio boom con rispettivamente, il 568% e il 273% in più di fondi stanziati per l’energia pulita. Significativo anche il dato sull’India, che per la prima volta entra nella top ten, con 4 miliardi di dollari di investimenti, pari a un aumento percentuale del 25%.

Il rapporto rivela, dunque, come il settore dell’energia rinnovabile stia «emergendo come uno dei più dinamici e competitivi nel mondo, avendo registrato una crescita del 630 % in finanziamenti e investimenti a partire dal 2004».

In questo contesto, non sfigurava l’Italia, fino a prima dei tagli agli incentivi imposti dal decreto Romani: con 13,9 miliardi di dollari tra finanziamenti e investimenti, il nostro Paese era balzato dall’ottavo al quarto posto della classifica internazionale, raggiungendo, secondo il dossier, la prossimità alla grid parity per il solare, ovvero la parità dei prezzi tra fotovoltaico e fonti tradizionali. In Italia, inoltre, è stato registrato l’incremento maggiore dei progetti per l’energia solare su scala ridotta e in campo residenziale. Risultati che, soprattutto per quanto riguarda il fotovoltaico, nel 2011 potrebbero essere fortemente a rischio, visto il taglio degli incentivi introdotto dal decreto Romani, approvato lo scorso 3 marzo e pubblicato in Gazzetta ufficiale qualche giorno fa.

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