Le 10 peggiori sostanze tossiche dell’industria dei combustibili fossili
L’industria dei combustibili fossili, cioè petrolio, gas e carbone, usa centinaia di prodotti chimici più o meno tossici. Eccone una sporca decina, i peggiori in assoluto.
Bruciare fonti fossili di energia per produrre calore o elettricità non fa solo male al clima. Anche se non credete affatto alla correlazione tra CO2 e clima, infatti, dovreste stare molto attenti alla filiera del petrolio, gas e carbone che, dall’estrazione alla combustione, utilizza centinaia, se non migliaia, di sostanze chimiche pericolose per l’uomo e per l’ambiente. E quando le sostanze tossiche non sono usate per estrarre o lavorare i combustibili, spesso e volentieri ne sono lo scarto o il sottoprodotto.
CleanTechnica, per questo, ha saggiamente stilato l’elenco delle dieci sostanze peggiori del glorioso mondo degli idrocarburi e del carbone. Impossibile stabilire un ordine di pericolosità o di inquinamento, sono tutte sostanze pericolose che non dovrebbero entrare in contatto con il vostro corpo o con l’ambiente.
1) Benzene
Viene usato come solvente per l’estrazione e la lavorazione del petrolio, del carbone e del metano e lo troviamo in moltissimi prodotti petrolchimici. E’ un noto cancerogeno, causa leucemie, tumori al seno e al sistema urogenitale. Rallenta la produzione di globuli bianchi e rossi ed è sospettato di causare malformazioni agli spermatozooi negli uomini.
Tra il 1950 e il 1980, giusto per fare un esempio, i militari americani della base di Camp Lejune in California hanno bevuto senza saperlo acqua contaminata dal benzene. A partire dagli anni 70 hanno cominciato a sviluppare tumori, a registrare malformazioni genetiche nei bambini o aborti spontanei.
2) e 3) Diossido di zolfo e ossidi di azoto (SO2 e NOx)
SO2 e NOx sono prodotti in abbondanza dalla combustione del carbone nelle centrali elettriche e dalla lavorazione del petrolio nelle raffinerie. Oltre a causare problemi alle vie respiratorie hanno il vizio di essere spesso associati a numerosi tumori, malattie cardiopolmonari, attacchi di cuore.
In particolare l’SO2 è pericolosissimo per i bambini, ai quali causa attacchi di asma. Gli NOx, invece, penetrano nel tessuto polmonare e lo danneggiano, causando danni irreversibili. L’inalazione è associata a bronchiti e enfisema.
L’American Journal of Public Health nel 2009 ha pubblicato un rapporto dal quale emerge che alti livelli di SO2, provenienti dalla raffinazione del petrolio, sono stati trovati nell’aria delle abitazioni di Richmond in California. Città non lontana da quattro grandi raffinerie. Il risultato sanitario è che gli abitanti di Richmond hanno spesso a che fare con varie malattie tra le quali l’ictus e l’asma.
4) Petroleum Coke (Pet coke)
Il pet coke, in buona sostanza, è lo scarto dello scarto dello scarto della lavorazione del petrolio e delle sabbie bituminose. E’ un polverino che assomiglia al carbone e contiene decine di sostanze chimiche tossiche, metalli pesanti come il cromo e il vanadio, lo zolfo e il selenio.
Sul pet coke, purtroppo, ci sono ancora pochi studi sanitari. Ma chiedete a chi abita vicino ai cementifici, dove viene bruciato perché costa pochissimo (è un rifiuto pericoloso, anche se lo chiamano “combustibile“), o chiedete agli abitanti di Gela, dove si usa il pet coke prodotto dalla raffineria Eni per alimentare la centrale elettrica da 250 MW della raffineria stessa.
Le risposte non saranno molto favorevoli all’uso del pet coke… Faccia male o no, non è un caso se Eni ha deciso recentemente di coprire parte del deposito di questo “combustibile” per evitare che il vento lo trasportasse fino in città. E un motivo ci sarà.
5) Formaldeide
La formaldeide è un noto cancerogeno, causa soprattutto leucemia e raramente anche tumori nasofaringei. Causa anche allergie ed è genotossico. Secondo gli studi causa l’aumento degli aborti spontanei, delle malformazioni, scarso peso dei nascituri, infertilità. Come se non bastasse: alterazioni del DNA. E’ normalmente utilizzata quando si fa fracking, cioè quando si frattura con acqua a pressione e sostanze chimiche la roccia e l’argilla nel sottosuolo per liberare il gas metano intrappolato nei pozzi. Non è strano che l’industria petrolifera neghi vigorosamente l’utilizzo della formaldeide in grandi quantità nelle operazioni di trivellazione dei pozzi di petrolio e gas.
6) Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA)
Gli IPA sono una intera classe di composti chimici dannosi, che hanno tutti più o meno gli stessi effetti sulla salute umana. Pessimi: sono cancerogeni, causano mutazioni genetiche, problemi prenatali. I nascituri le cui madri sono state esposte agli IPA soffrono spesso di asma, scarso peso alla nascita, malformazioni cardiache e danni genetici.
I ricercatori della Columbia University, in uno studio del 2012, hanno riscontrato una forte correlazione tra l’esposizione prenatale agli IPA e la successiva depressione infantile: alcuni neonati avevano alti livelli di idrocarburi policiclici aromatici nel cordone ombelicale e hanno poi sviluppato una propensione alla depressione superiore del 46% ai bambini non esposti.
Gli IPA fanno male anche agli animali, come dimostra la storia successiva al disastro della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Nell’acqua sono stati trovate concentrazioni altissime di IPA e i pescatori hanno iniziato ad avvistare nelle reti gamberetti deformi, con tumori alla testa, senza occhi. C’erano anche granchi senza stomaco…
7) Mercurio
Il mercurio si trova soprattutto nelle emissioni delle centrali a carbone. Fa malissimo al sistema nervoso: danneggia il cervello ed è particolarmente pericoloso per le donne in gravidanza e i bambini. Anche in piccole dosi può alterare lo sviluppo dei bambini, che camminano e parlano più tardi e soffrono di difetti dell’attenzione e di problemi di apprendimento una volta a scuola. L’esposizione prenatale ad alte dosi di mercurio è molto più grave: causa causa paralisi, sordità, cecità. Negli adulti diminuisce la fertilità, la capacità naturale di regolare la pressione sanguigna e può causare perdita di memoria, tremori, difetti alla vista e insensibilità alle dita delle mani e dei piedi.
8) Silice
La silice è comunemente utilizzata in gran quantità durante il fracking: i ricercatori del National Institutes of Occupational Safety and Health (NIOSH) hanno raccolto dati sull’esposizione dei lavoratori dove si fa fratturazione idraulica e hanno trovato concentrazioni molto elevate di questa sostanza. Respirare per lungo periodo la silice causa la silicosi e la successiva fibrosi polmonare. Moltissimi servizi sanitari nazionali nel mondo hanno delle linee guida sull’esposizione dei lavoratori alla silice, visto che non la si ritrova solo nell’industria degli idrocarburi ma anche nelle cave e nelle industrie siderurgiche, metallurgiche, meccaniche.
9) Radon
Il radon è un gas inodore, incolore, insapore. Ma è radioattivo e causa cancro ai polmoni: è la seconda causa di questa malattia negli USA dopo il fumo di sigarette. Ancora una volta, lo troviamo durante le operazioni di fracking dello shale gas, il gas di scisto intrappolato nel sottosuolo. Ha la pessima abitudine di intrufolarsi nei gasdotti una volta estratto dal pozzo.
Quindi, seppur in basse quantità, potrebbe finire nei fornelli dei cittadini se la rete del metano raccoglie anche il gas estratto con fratturazione idraulica. Cosa pericolosissima, visto che l’esposizione al radon avverrebbe dentro le mura domestiche dove il ricambio d’aria è limitato rispetto all’aperto. Allo stesso modo il radon finisce in centrale elettrica, dove viene bruciato insieme al metano per produrre elettricità. E potrebbe far male agli operai dell’impianto.
10) Acido fluoridrico (Fluoruro di idrogeno)
E’ uno degli acidi più pericolosi e potenti: può danneggiare (al contatto, immediatamente) i polmoni se respirato e causare malattie polmonari croniche. Fa malissimo anche se entra in contatto con la pelle: penetra nel tessuto profondo, dove altera la struttura delle cellule. Inalato può essere fatale.
L’acido fluoridrico è un ingrediente classico dei fanghi di trivellazione nei pozzi di petrolio e gas. E non solo quelli dove si fa fracking ma anche in quelli “normali“. Serve per “sciacquare” le pareti del pozzo, in modo da liberare i pori dai quali poi escono gli idrocarburi. Lo troviamo anche in raffineria, con vari compiti ma con gli stessi effetti deleteri sulla salute dei lavoratori e potrebbe averne anche su quella dei cittadini che abitano non distante dall’impianto.