La lotta per la continuità delle rinnovabili è in corso

Nella manovra del governo Monti peraltro molto deludente sono inserite anche misure positive come lo sfangamento dei bacini idroelettrici. L’incuria dei concessionari ha lasciato che i bacini idroelettrici divenissero dei grandi serbatoi di fanghi.


Il risultato è che la capacità di contenimento si è ridotta di centinaia di milioni di m3 e di conseguenza anche la capacità produttiva idroelettrica sia normale che post pompaggio.

L’art 43 della manovra e in particolare alcuni commi determinano la indicazione dei bacini di concerto con le regioni e finalmente l’indicazione che i concessionari dovranno farsi carico delle spese di risanamento.

Il tutto vale lavori per 1 miliardo di Euro ma porta un enorme beneficio economico per lo sviluppo delle rinnovabili e della loro capacita di coprire i fabbisogni anche di picco, consentirà il recupero di una immensità di sabbia da costruzione o da rinascimento degli arenili e per ultimo una migliore capacità di autodepurazione dei bacini.

L’esempio del Furlo 

Nel caso del Furlo, che è scandalosamente abbandonato da ENEL dopo essersi colmato interamente, si tratta poi di accumulare “oro blu”: nell’estate 2003 chiusero per mancanza di acqua potabile tutti gli alberghi da Senigallia a Gabicce, mentre l’acqua del Candigliano è quasi potabile così com’è, quando arriva nell’ex invaso del Furlo. Per non parlare dell’indotto turistico e agricolo che il pompaggio in cima al reticolo idrografico che confluisce nei due rami del Burano e del Candigliano potrebbe creare: piccole centrali ad acqua fluente nei bacini naturali potrebbero funzionare quasi tutto l’anno e centuplicare la produzione di carni ed insaccati di maiale cintarello (simile alla Cinta Senese, ma meno conosciuto), che per tradizione vive nelle vicinanze dei ruscelli del comprensorio. Ma anche a moltiplicare sensibilmente, specie nelle stagioni secche come quest’anno, la produzione del tartufo bianco di Acqualagna e, perché no la pesca regolata delle trote fario! Non è detto che serva di raggiungere il 90% di efficienza nell’accumulo, spostando da un invaso all’altro al minimo di distanza e al massimo del dislivello enormi quantità d’acqua. In tanti altri casi in cui l’invaso a monte non c’è e non si può fare, basta accontentarsi di meno efficienza e utilizzare piccoli salti a monte dell’unico invaso disponibile. Nel caso del Furlo, si tratterebbe di preservare l’acqua potabile, non facendo mai miscelare in estate l’acqua del Candigliano con quella del Metauro, che arriva alla confluenza vicino al Furlo già esausto di scarichi urbani e industriali, per poi infiltrarsi nella piana che finisce a Fano in una delle falde superficiali più inquinate in Italia, la cui acqua porta i nutrienti chimici dritti fino al mare.

Introduzione : Fabio Roggiolani

Focus su Furlo : Mario Carfagna – CEO Photonica srl

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