Il futuro vincente dell’efficienza energetica: l’”Energy Intelligence”

Anche quest’anno, puntuale come sempre nei diversi ambiti dei nuovi scenari energetici, è arrivata a dicembre, per la quarta volta, dell’Energy efficiency reportdell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, concentratosi in questa edizione su alcuni temi assolutamente cruciali per l’evoluzione verso un modello energetico distribuito basato su rinnovabili e il fondamentale ed insostituibile apporto dell’efficienza energetica.


Focus fondamentali dell’analisi del nuovo report elaborato dal team del Professor Vittorio Chiesa, sono stati, gli approcci alla gestione del rischio, le modalità di finanziamento, le caratteristiche delle diverse filiere produttive e la consapevolezza dei consumi energetici.

Come ha evidenziato lo stesso Professor Chiesa, in occasione della presentazione del report, l’Italia si colloca in una posizione arretrata rispetto al resto d’Europa, nonostante la distanza dal raggiungimento degli obiettivi al 2020. La strada da percorrere per il risparmio energetico è davvero ancora molto lunga per il nostro paese, ma le soluzioni si trovano spesso sotto gli occhi degli operatori. E’ proprio sulla diffusione dei sistemi di “energy intelligence” che l’elaborazione di quest’anno dell’Energy Strategy Group si è concentrata, vedendo nella attuazione di una serie di soluzioni ICT, una strada importante per facilitare ed automatizzare il processo di raccolta e rielaborazione delle informazioni sui consumi energetici e sulle caratteristiche del profilo dell’utenza.

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Un aspetto importante quello del monitoraggio e della supervisione, sui quali ho lavorato in anni pionieristici, nell’ambito del controllo dei processi industriali ed ambientali. Un settore che oggi diviene ancora di più cruciale, nel momento in cui, proprio le nuove tecnologie ICT (Information & Communication Technology), arrivate oramai ad una diffusione capillare ed a potenzialità assolute, creando un nuovo autentico settore come quello della domotica che si coniuga perfettamente alle nuove tecnologie di risparmio ed efficienza energetica sempre più applicabili fino agli ambiti residenziali e che richiedono un accurato monitoraggio dei flussi energetici, nel nuovo scenario di modello energetico distribuito.
Tornando all’analisi della quarta edizione dell’Energy efficiency report dell’Energy&Strategy group Politecnico di Milano, il rapporto classifica questo mercato in tre tipologie di soluzioni a complessità crescente:

  • i sistemi di monitoraggio veri e propri;
  • i sistemi di controllo, capaci di mettere attuare interventi correttivi automatici;
  • i sistemi di supervisione, capaci di assicurare una gestione più integrata dell’energia.

Queste tecnologie saranno sempre più determinanti, dal momento che la consapevolezza dei consumi, che può essere fornita con grande precisione dal monitoraggio, è il presupposto essenziale ed irrinunciabile per implementare una effettiva strategia di risparmio energetico. Una serie di benefici, quelli derivabili dall’”energy intelligence”, molto importanti è stimati dal team del Politecnico, in una riduzione della bolletta che andrebbe dal 2% del monitoraggio, per arrivare al 20% dei sistemi di supervisione. Molto interessanti anche i tempi di payback, estremamente ridotti specie in ambito industriale, vista ma matrice nativa proprio in questi processi. Molto elevato oggi il livello di diffusione dell’energy intelligence nell’ambito dei processi produttivi delle grandi impresemolto basso ancora, invece, nell’ambito delle PMI e nel residenziale, con tassi di penetrazione molto esigui quindi con grandi margini di penetrazione per gli operatori.

Nello studio si ritiene che nei prossimi cinque anni sia prevedibile un autentico boom del settore, capace di dare un contributo molto rilevante (fino al 35%) per il raggiungimento dei target di efficienza energetica al 2020.
Tra gli altri due temi oggetti di analisi dell’Energy Strategy Report, un tema meno noto ed importante per i progetti di efficienza energetica, come quello del “risk management”,vale a dire tutto ciò che attiene alla gestione dei diversi tipi di rischi, normativo, finanziario, etc. che si possono incontrare nella realizzazione di un progetto di efficientamento energetico. Lo studio evidenzia in particolare come la mancata valutazione di queste fonti di rischio può riuscire a compromettere il rendimento economico degli investimenti efficienza. Molto scarse e limitate, al riguardo, le strategie di mitigazione messe in atto dagli operatori, quando sarebbe invece auspicabile secondo l’Energy & Strategy group l’adozione di un approccio di tipo sistemico e strutturato allo specifico tema.

L’ultimo tema oggetto di approfondimento e dal quale sono emersi risultati su cui riflettere, è stato quello relativo alle modalità di finanziamento dei progetti di efficienza energetica. Dall’analisi della mappatura dei progetti realizzati tra il 2007 e il 2013, da parte del tema, si evidenzia come il prestito bancario rappresenti la modalità prevalente, dal momento che nei sette anni considerati, ci sono stati 585 milioni di euro di prestiti bancari, altri 74 milioni coperti dallo strumento del leasing e circa 49 milioni derivati da fondi pubblici.

Molto difficoltoso si è rivelato sino ad oggi, il ricorso a fondi statali, a fronte di procedure complesse e adatte soprattutto per progetti di grandi dimensioni. Sul fronte della concessione delle linee di credito si rileva come questa valutazione sia effettuata sempre tenendo conto del merito creditizio del richiedente, con la specificità tecnico-economica del singolo progetto, considerata dagli istituti di credito assolutamente in secondo piano. Per un maggior accesso al credito, si evidenzia come le Esco e le banche intervistate nell’ambito della ricerca ripongono le loro speranze nella creazione di un Fondo di garanzia pubblico, previsto ma non ancora varato dal decreto legge 102/2014 e che, secondo una simulazione dello studio, potrebbe dare un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla SEN.

La conclusione del report è poi dedicata all’analisi della composizione degli attori della filiera dell’efficienza energetica, per la quale è stimato un giro d’affari di circa 5,2 miliardi di euro all’anno. Uno degli aspetti più sorprendenti scaturiti, è rappresentato dal fatto che la maggior parte del volume d’affari corrente (circa 4,4 miliardi euro), riguarda interventi di piccola taglia, i quali a loro volta volta sono appannaggio di operatori non specializzati, vale a dire grossisti e installatori, mentre per il momento, paradossalmente sono le Esco che si devono accontentare di una fetta della torta decisamente molto più piccola e minoritaria. Un elemento quest’ultimo che denota, come questo settore, così importante e strategico, debba assumere un assetto più maturo di quello presente.

Sauro Secci

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