Geotermia: anche l’Africa cerca di conoscere e sfruttare il suo potenziale con GeTRI

Una delle fonti rinnovabili che si sta rifacendo davvero una immagine completamente rinnovata, anche grazie all’avvento di impianti sempre più rispettosi dell’ambiente e con assolute minimizzazioni degli impatti con gli ecosistemi di riferimento, a livello atmosferico, delle acque e del suolo, è indubbiamente la geotermia, che ha oggi oramai aperto, la stagione 2.0, con grandi potenzialità in gran parte ancora da esprimere in molte parti del mondo.


Interessante, in questo senso, intrapresa in questa direzione dal Kenya, che cerca di capire meglio questi potenziali con la creazione del Geothermal Research and Training Institute (GeTRI) (link presentazione Centro).Aspettative importanti, quelle riposte dall’Africa sulle fonti di energia rinnovabili, cherendono necessario far crescer, nel grande continente, il bisogno di professionisti specializzati oltre che mano d’opera qualificata locale.

GeTRI nasce proprio nell’ambito dell’Università della Scienza e della Tecnologia (Dekut) in Kenya, che si appresta ad inaugurare il primo centro di ricerca sulla geotermia del continente. Un passo avanti quasi obbligato per il Kenya, collocato nel pieno della cosiddetta Rift Valley, insieme ad altri paesi comeGibuti, Etiopia, Kenya, Uganda e Tanzania chedispongono di un potenziale combinato di oltre 15 GW geotermici, secondo l’US-East Africa Geothermal Partnership (EAGP) (link sito), corrispondente all’intera capacità elettrica installata in tutta l’Africa orientale, che registra una attrazione sempre più forte verso la geotermia, con lo stato interessato alla creazione di una solida forza lavoro. Importante anche lo sviluppo potenziale generabile, secondo le elaborazioni di uno dei principali finanziatori energetici del continente, come la Banca africana di sviluppo (AfDB), secondo la quale, gli investimenti attuali nel comparto si attestano oggi intorno a circa 100 milioni di dollari che potrebbero più che raddoppiare nei prossimi cinque anni. Nonostante i grandi sforzi degli ultimi anni, lo sfruttamento della risorsa geotermica, limitato fino ad oggi ad una carenza di formazione specialistica locale, ha costretto i pochi esperti del settore a frequentare università straniere, prevalentemente con il supporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) con sede a Nairobi.

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E’ proprio da questa grande esigenza che si colloca la nascita Geothermal Research and Training Institute (GeTRI), un centro specialistico creato con lo specifico obiettivo di fornire leadership scientifica e tecnica al settore geotermico. Secondo il Professor Ndirangu Kioni, del Dekut, “l’industria geotermica si basa su una vasta gamma di differenti professionisti con altrettanto differenti background tecnici e di esperienze” ed è per questo che l‘istituto potrà da oggi offrire una vasta gamma di programmi di formazione e di ricerca globale, elaborati in collaborazione con l’UNEP e il GD e creati con il coinvolgimento di esperti provenineti da tutto il mondo.

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Una iniziativa significativa, collocata in uno dei paesi cardine di quell’area geotermicamente significativa dell’Africa orientale che è la “Rift Valley”, una delle zone geologicamente più attive al mondo, con un potenziale geotermico, valutato, come dicevamo, in almeno 15.000 MW elettrici, tecnicamente ed economicamente installabili con le attuali tecnologie disponibili.

Un tassello fondamentale per questa parte di Africa, dove ancora una buona parte della popolazione non ha accesso all’elettricità, fondamentale per estendere la copertura della rete elettrica, riducendo nel contempo la dipendenza dall’energia idroelettrica, soggetta all’irregolarità stagionale delle piogge. Un area geografica che vede anche altri paesi impegnati per lo sviluppo della geotermia, come il Ruanda e l’Uganda, che ha un potenziale geotermico prudentemente stimato in 450 MW, che già da qualche anno ha cercato di puntare sullo sviluppo di impianti geotermici. Altri sono poi i paesi dell’area che hanno in programma lo sfruttamento della geotermia, come Etiopia, l’Eritrea e la Tanzania.

Sauro Secci

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