Estrazione CO2 in Toscana? Sì, ma solo da geotermia

Una risorsa molto importante quindi l’anidride carbonica da utilizzare con le dovute precauzioni, capace di determinare uno sviluppo economico e un incremento in termini occupazionali.


In questo contesto, molto importante un provvedimento di questi giorni, che arriva non certo casualmente dalla regione geotermica italiana per eccellenza, come la Toscana. Si tratta della concretizzazione di una azione impostata molti anni fa anche da un caro amico come Fabio Roggiolani, che quando era Consigliere regionale, individuò nei metodi estrattivi tradizionali della CO2 che prevedono l’utilizzo di trivelle per perforare il sottosuolo realizzando così autentici campi di coltivazione dell’anidride carbonica, gravi impatti ambientali, assolutamente evitabili.

Una problematica che determinò la nascita anche di alcuni comitati come al confine tra i comuni di Bucine (AR) e Castelnuovo Berardenga (SI), in occasione del rilascio di una nuova concessione su un affluente del fiume Ambra.

Oggi, a distanza di molti anni, è proprio il Presidente della regione Toscana, Enrico Rossi che prende finalmente una posizione chiara e netta in merito, proprio nella regione nota proprio per le perforazioni geotermiche per la produzione di energia elettrica, attive tra le provincie di Pisa, Siena e Grosseto, tra le Colline Metallifere, la Montagnola Senese e il Monte Amiata. Il Presidente Rossi spiega che “si tratta di una posizione di responsabilità nei confronti dell’ambiente, ma anche delle esigenze del sistema produttivo. E valorizzeremo anche così un primato della Toscana, l’unica regione in Italia dove viene svolta attività geotermoelettrica e dove esiste un accordo con Enel che permette di raccogliere la CO2 dai camini delle centrali gratuitamente. La direttiva che la giunta darà ai suoi uffici sarà quindi quella di non procedere al rilascio di ulteriori concessioni secondo i metodi tradizionali“.

Ecco quindi, nelle dichiarazioni di Rossi, l’essenza delle nuove direttive regionali, decidendo di non rilasciare più concessioni alle aziende che intendono coltivare l’anidride carbonica con metodologie tradizionali, ovvero con il processo estrattivo dal sottosuolo. Un provvedimento importante, dal momento che sono attive in Toscana ben 8 concessioni per l’estrazione della CO2 con metodi tradizionali in Toscana:

  • 2 nel comune di Montepulciano (SI);
  • 2 nel comune di Pergine Valdarno (AR);
  • 1 nel comune di Laterina (AR);
  • 1 nel comune di Rapolano Terme (SI);
  • 1 nel comune di Castelnuovo Berardenga (SI);
  • 1 nel comune di Caprese Michelangelo (Ar)).

Un provvedimento importante di limitazione dal momento che la coltivazione di questa risorsa solo dai contesti geotermici regionali, con il metodo dell’estrazione diretta dai camini delle centrali geotermoelettriche di Enel GreenPower, è sufficiente per rimpiazzare le quantità estratte. L’accordo tra ENEL Green Power e Regione Toscana prevede lo sviluppo di “progetti per il recupero ed il riutilizzo della CO2 emessa dalle centrali, impegnando la società a concedere gratuitamente la CO2 in uscita dagli impianti di abbattimento AMIS (abbattimento di Mercurio e Idrogeno Solforato), funzionanti praticamente in tutti gli impianti in esercizio di EGP, nonché mettendo a disposizione gli spazi nell’ambito delle centrali per la realizzazione degli impianti necessari.


Dal sito della Regione Toscana, si legge di una decisione che recepisce e fa seguito alle indicazioni contenute nel PAER (Piano Ambiente Energia Rifiuti), in fase di approvazione. Negli intenti del legislatore, si tratta di una vera e propria “bibbia” improntata alla sostenibilità in Toscana, nell’ambito della quale si ricorda come “in sede di valutazione di impatto ambientale sia considerata, in una logica di valutazione costi-benefici tra le alternative proposte, la possibilità di ricorrere a differenti tecniche di coltivazione della Co2 se meno impattanti di quelle estrattive”.

Non casuale nemmeno la collocazione di uno dei primi impianti per la estrazione della CO2 nella più grande centrale geotermica italiana, quella di Valle Secolo (120 MW), nei pressi di Larderello, culla mondiale della geotermia (vedi “Geotermia 2.0: da dove partire in Italia, se non dalla Toscana??“), è in progetto uno degli impianti di cui abbiamo parlato, che interessa la centrale di Valle Secolo, una delle più grandi al mondo in termini di potenza installata (120 MW), che, secondo stime attendibili, consentirebbe l’estrazione di 50.000 tonnellate/anno di CO2, secondo un accordo stipulato tra Enel GreenPower e Lampo GreenGas (link), una delle aziende leader nel settore della distribuzione e vendita della CO2.

Una iniziativa molto importante che mi fa tornare in mente, ancora una volta, i miei lunghi trascorsi nel monitoraggio ambientale intorno alle centrali anche geotermiche, nell’ambito delle quali, tra gli inquinanti e le sostanze monitorate, come acido solfidrico (H2S), e Radon, compariva in alcune postazioni anche il monitoraggio della CO2, che in verità un inquinante non è ma invece il gas climalterante più diffuso. Sicuramente un grande problema risolto attraverso la ulteriore ambientalizzazione di un processo come quella della produzione di energia elettrica di matrice geotermica, in un atto dal grandissimo valore ecologico.

Un tema quello della estrazione della CO2 dal sottosuolo trattato con un approccio molto originale anche dal Professor Ugo Bardi, in questo post apparso nell’area blog de “Il Fatto Quotidiano”:

Sauro Secci

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