“Energiewende” e transizione energetica in Germania: effetti benefici anche sul “famigerato” PIL

Per verificare meglio i positivi impatti sui sistemi economici di una tale transizione e quindi, ad oggi, su quel pur perverso indicatore solo quantitativo che è il PIL, ci voleva un paese già da tempo avviato su questa strada e dotato di un robusto sistema economico, facilmente individuabile nella Germania.


E’ proprio in Germania che già oggi si stanno verificando i benefici impatti del percorso di migrazione verso le energie pulite, intrapreso dal governo tedesco nel 2010, definito “Energiewende”, tradotto letteralmente “cambiamento energetico”. Benefici davvero rilevanti, quelli che si stanno registrando in Germania, dove il forte sviluppo delle energie rinnovabili, ha visto il settore passare dai 160mila addetti del 2004 agli oltre 380mila del 2012, producendo un aumento del Pil di oltre 2 punti percentuali rispetto ad uno scenario di base “business as usual”prevedendo che tale contributo potrà salire al 3% al 2020. Una tendenza confermata dall’uscita recente di uno studio del DIW, Istituto tedesco per la ricerca nell’ambito dei sistemi economici, sulla base di dati messi a disposizione del Ministero dell’Ambiente tedesco.

La già citata svolta tedesca Energiewende, decisa nel 2010 ed accelerata nel 2011, dal disastro nucleare di Fukushima, che determino lo spegnimento di ben 6 reattori nucleari, è finalizzata a raggiungere, nel 2020, il 18% sui consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili, rispetto alla quota dell’11% del 2010, ed il 35% sui consumi elettrici a fronte della quota del 23% del 2012. Ulteriore obiettivo della strategia governativa tedesca, il dimezzamento dei consumi di energia al 205 rispetto ai livelli del 2008, oltre ad un drastico taglio del fabbisogno energetico degli edifici, tagliandolo, rispetto ai livelli attuali, del 20% entro il 2020 e dell’80% entro il 2050.

Lo studio del DIW prova appunto a stimare l’ammontare degli investimenti necessari per raggiungere questi traguardi e gli impatti economici che si potranno avere sul sistema-paese. In totale serviranno investimenti tra i 31 e i 38 miliardi di euro l’anno da qui al 2020. Ancora ingenti, seppure inferiori rispetto a quelli degli ultimi anni, gli investimenti previsti, tra i 17 e i 19 miliardi di euro all’anno fino al 2020. Si tratta di una cifra comunque importante e ben evidenziata nel grafico seguente, nell’ambito della quale, va rilevata la riduzione degli investimenti soprattutto nel fotovoltaico, principalmente determinati dal deciso calo dei prezzi dei componenti.

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Un ambito parallelo ed irrinunciabile per l’attuazione della strategia, è quello degli investimenti nelle infrastrutture di rete, dove sono previsti 6 miliardi all’anno di investimenti, come evidenzia il grafico seguente, che riguarderanno sia reti elettriche di trasmissione che per quelle di distribuzione, tra 6 e 13 miliardi di euro saranno invece investiti nella riqualificazione energetica del patrimonio edilizio nazionale, oltre ad un altro miliardo all’anno che sarà destinato alla integrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico nazionale, effettuato sia attraverso la realizzazione di sistemi di accumulo, che definendo un nuovo ruolo delle fonti fossili (prevalentemente a gas), con una compensazione per la loro flessibilità aggiuntiva, oltre allo sviluppo di una rete di ricarica nazionale per le auto elettriche, come stanno già facendo altri paesi europei come i Paesi Bassi (vedi post “Rete di ricarica veloce mezzi elettrici: ecco la soluzione dei Paesi Bassi targata ABB”), la Spagna con i Paesi Baschi (vedi post “Reti integrate di ricarica elettrica: Il caso Spagnolo dei Paesi Baschi con la nuova rete di Ibil”), o ancor più recentemente la Norvegia, sviluppando punti di ricarica per le auto elettriche.

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Alla base della metodologia di elaborazione dello studio del DIW, l’implementazione di un modello di calcolo che ha messo a confronto uno scenario in cui vengano messi in campo gli interventi previsti dalla Energiewnde, con una “taratura della scala” che ha definito un ipotetico “scenario zero”, che ha assunto un valore pari a zero degli investimenti dal 2000, facendo così emergere, che la manovra è valsa alla Germania un incremento del Pil nel 2010 pari al 2,1% ed uno ipotizzato al 2020 che sarà del 2,8% rispetto al citato “scenario zero” del 2000.

Una performance del tutto simile riguarda poi l’indice relativo alla produttività pro capite, salito del 2% nel 2010 e destinato a salire al 3% nel 2020. A livello occupazione poi, si prevede un impatto più ridotto al 2020 rispetto a quello incassato nel 2010, nel pieno del boom della “rivoluzione rinnovabile”. Infatti le rinnovabili tedesche, dopo essere passate dai 160mila addetti del 2004 ai 380mila del 2012, come evidenzia il grafico seguente, danno al 2010 circa 43mila posti in più che divengono circa 14mila in più al 2020. Tra gli effettivi positivi “collaterali” contemplati nello studio tedesco anche un incremento delle esportazioni, esattamente l’1% al 2010 e dell’1,2% al 2020, con la riduzione dell’importazione di combustibili fossili.

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Effetti davvero di grande rilevanza quelli della strategia tedesca Energiewende sull’economia del paese, anche se ci si limitasse agli effetti degli investimenti esclusivamente sulle sole tecnologie rinnovabili, dal momento che lo studio, non approfondisce, la strategica questione dell’efficienza energetica degli edifici, che avrebbe impatti economici se parametrati ai numeri dell’edilizia tedesca, che ha registrato un fatturato di 166 miliardi di €, di cui 125 in interventi sull’esistente e 38 miliardi legati a interventi di efficientamento (con circa 7 miliardi direttamente imputabili alla riqualificazione energetica).nel 2011.

Al riguardo ed a precisazione della lacuna presente nello studio gli esperti del DIW affermano che “gli investimenti in efficienza in edilizia saranno compensati dal risparmio energetico e, quindi, dalla riduzione delle importazioni di fossili; i benefici riguardo all’export sono presumibilmente minori (rispetto alla voce rinnovabili, ndr), tuttavia gli effetti positivi globali sono maggiori grazie all’alta intensità occupazionale e all’impatto sul Pil domestico del settore”. Sicuramente indicazioni fondamentali che provengono dal paese guida nella transizione di modello, quello più avanti di tutti gli altri, sperando che anche i decisori politici del nostro paese, sappiano trovare quella visione sinottica e di lungo periodo, ad oggi completamente assente in Italia, e che potrebbe dare un contributo fondamentale ed irrinunciabile alla rinascita del nostro paese.

A seguire un video in lingua tedesca che illustra i punti cardine della strategia di transizione e di decarbonizzazione del modello energetico della Germania

Sauro Secci

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