Utilizzare il sole per irrigare i campi dei villaggi più poveri del mondo

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Una pompa dell’acqua capace di tirar su fino a 10 mila litri al giorno, da un pozzo profondo anche 10 metri, grazie all’energia prodotta dal sole. Un’invenzione che potrebbe fare la differenza nelle aree rurali dove non c’è elettricità, acqua o carburante. È questo in linee generali il principio di funzionamento di “Sunflower”, il dispositivo creato dalla Futurepump, una piccola azienda inglese.


La Futurepump è una piccola azienda inglese che ha ideato un particolare dispositivo di irrigazione che funziona attraverso l’energia prodotta dalla luce del sole. Un meccanismo pulito, ma soprattutto economico, creato con l’obiettivo di garantire l’accesso all’acqua e la possibilità di sviluppare colture, anche nei Paesi più poveri dell’Africa.

Il dispositivo, che prende il nome di Sunflower, è costituito da tre parti principali: il collettore, una sorta di parabola a specchi che ha il compito di riflettere e catturare la luce del sole per produrre vapore; il motore, progettato per convertire il vapore in pressione e movimento meccanico, e la pompa, costituita da un pistone per attingere l’acqua dal pozzo.

Sunflower è progettato per essere un dispositivo a basso costo, semplice da utilizzare e di facile manutenzione. Tutte caratteristiche importanti per consentire la sua diffusione nei territori più poveri.

Il suo funzionamento è abbastanza semplice. I raggi del sole vengono catturati da una parabola a specchi e servono per riscaldare l’acqua contenuta in un piccolo bollitore. L’acqua si trasforma in questo modo in vapore e viene convogliata in un tubo di gomma, collegato al motore posizionato nella parte inferiore del dispositivo.

Qui, inizia il processo meccanico vero e proprio: il vapore mette in funzione il motore che, attraverso un sistema di leve e ingranaggi, consente al pistone di pompare l’acqua dal pozzo, facendola risalire in superficie.

L’acqua pompata può arrivare, nelle migliori delle condizioni, anche a 10 mila litri al giorno da un pozzo di 10 metri di profondità. Non poco se si considera che per irrigare i campi serve decisamente molto meno acqua. Una buona notizia per tutti quei villaggi agricoli che incontrano difficoltà nel reperimento di acqua e vivono in condizioni disagiate.

Il costo dell’apparecchio è di 400 dollari. Il prezzo, rispetto alla funzione, è irrisorio e questo è dovuto essenzialmente a due ragioni: è un sistema destinato alle popolazioni più povere ed è un kit fai da te. Inoltre, sottolineano gli ideatori, non ci sono costi di carburante e l’investimento iniziale può essere recuperato in 1-2 anni rispetto ai costi di gestione di motori a diesel o a benzina.

La semplicità del funzionamento e della progettazione lascia pensare inoltre che possa essere un dispositivo duraturo nel tempo, anche senza una grossa manutenzione. Questo perché non ha componenti elettroniche, è complesso come una bicicletta e i ricambi sono sempre disponibili a basso costo.

E cosa succederebbe se dovesse capitare una giornata nuvolosa?

Sul blog dell’azienda, si legge una possibile alternativa:

Uno dei problemi che si possono avere con la pompa solare è, naturalmente, quello che succede quando non c’è il sole. È naturalmente possibile che le colture avranno sete anche in un giorno caldo, ma nuvoloso. Allora che si fa? Ebbene, in primo luogo, tutte le pompe di girasole hanno un’opzione ergonomica manuale, che significa che all’occorrenza l’acqua può essere pompata a mano. Un’altra possibilità è che l’agricoltore produca il vapore di cui il sunflower necessita, accendendo un fuoco. Bruciare legna non è un modo molto sostenibile per risolvere il problema, così da un ‘idea suggerita da Jay Buster di Bolder, lo sterco di vacca essiccato potrebbe essere utilizzato come fonte di combustibile. Questa idea è stata presentata come parte della Greenpeace Energy [R]evolution Challenge.

Una bella soluzione ecologica per aiutare le popolazioni che non hanno accesso all’energia.

FONTE | Future Pump

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Oggi la giustizia russa ha accusato di teppismo/vandalismo (o meglio di hooliganismo, nemmeno fossero ultras della Dinamo Mosca)  26 membri dell’equipaggio su 30 della nave di Greenpeace  Arctic Sunrise. Lo ha confermato a Ria Novosti Mikhail Kreindlin, l’avocato russo messo a disposizione dei suoi attivisti da Greenpeace.  Ieri anche all’attivista italiano Cristian D’Alessandro è stata formalizzata l’accusa di vandalismo.

«Le accuse sono state portate contro altre 9 persone , portando a 26 il numero dei membri dell’equipaggio incolpati di questo delitto», ha spiegato Kreindlin, sottolineando che l’accusa non ha ritirato ancora le accuse di pirateria che pesano  sui militanti ambientalisti, arrestati il 18 settembre dalla Guardia costiera di frontiera russa mentre tentavano di scalare una piattaforma petrolifera di Gazprom nel Mar della Pecora.

Secondo il Comitato d’inchiesta russo il comportamento dei militanti di Greenpeace ha messo in pericolo la vita di chi lavorava sulla piattaforma Gazprom. Vladimir Tchuprov, direttore del programma Artico di Greenpeace Russia, ha risposto che «Le azioni dei militanti di Greenpeace nel Mar di Pecora non possono costituire una minaccia per la vita delle persone che lavorano sulla piattaforma petrolifera Prirazlomnaia. Questa accusa che era stata formulata all’inizio. E’ evidente che le azioni dei militanti ecologisti non possono né perturbare il funzionamento della piattaforma, né costituire una minaccia per la vita del suo personale. Essendo Greenpeace un’organizzazione non violenta, i suoi militanti sono i soli a rischiare la loro salute e la loro vita durante azioni come quella. I militanti di Greenpeace seguono una formazione specializzata prima di prendere parte a manifestazioni di questo genere. Apprendono a comportarsi senza ricorrere alla violenza, ad escludere ogni minaccia ed ad evitare i rischi per gli altri. Questo è il primo principio applicato da Greenpeace durante le sue azioni. L’esperienza dimostra che I militanti ecologisti sono I soli ad esporsi al pericolo. Le operazioni di Greenpeace non hanno mai fatto una sola vittima nel mondo. Le forze dell’ordine non possono non saperlo».

Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, sottolinea che «Le autorità russe hanno formalizzato l’accusa di vandalismo, senza ancora far decadere quella di pirateria come annunciato, ma la sostanza non cambia: la detenzione dell’equipaggio di Greenpeace e dei giornalisti e il sequestro della nave è del tutto illegittimo. Se l’accusa di pirateria si è rivelata inconsistente, quella di vandalismo oltre ad essere ugualmente assurda, mai comunque avrebbe dato il diritto di abbordare la nave di Greenpeace in acque internazionali».

Intanto l’Olanda ha deciso di portare il caso Russia-Greenpeace davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare (Itlos), previsto dalla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (Unclos) e la prima udienza è fissata ad Amburgo per il 6 novembre. La Russia, pur avendo sottoscritto l’Unclos, ha detto che non parteciperà al processo e non accetterà le decisioni del Tribunale.

Greenpeace fa notare che «Se la Russia dovesse davvero rifiutare la decisione del Tribunale, il risultato sarebbe una crisi generale del Diritto Internazionale ben oltre i limiti della questione tra Russia e Olanda. Il principio della libera navigazione in acque internazionali, che è alla base del diritto marittimo, sarebbe seriamente compromesso. Dal giorno dopo, infatti, chiunque può inventarsi accuse di pirateria come hanno fatto le autorità russe, abbordare e sequestrare chi vuole e poi rifiutare il giudizio del Tribunale internazionale».- See more at: http://www.greenreport.it/news/comunicazione/russia-contro-greenpeace-hooliganismo/#sthash.NnWIIQBP.dpuf

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